AUSTRALIAN OPEN – Ricardas Berankis ha giocato infortunato per mesi a causa di una diagnosi sbagliata. Ma ha saputo ripartire. E anche se è un piccoletto, guarda con un sorriso al match contro Murray.
Ricardas Berankis sfiderà Andy Murray sulla Rod Laver Arena
Di Riccardo Bisti – 19 gennaio 2013
Se Ricardas Berankis non è ancora esploso, può prendersela con una diagnosi sbagliata. Può succedere anche questo, nel professionismo. Un infortunio all’inguine era stato scambiato per una frattura ossea. I medici gli avevano detto di fermarsi per 3-4 mesi. E lui ha eseguito. All’epoca era numero 73 ATP, giovane in ascesa al pari dei vari Raonic, Dimitrov e Tomic. Al rientro, ha giocato per sei mesi ma continuava a sentire dolore. “Allora chiesi nuovamente cosa dovevo fare. Mi risposero che non c’era problema, che i muscoli erano deboli e che andando avanti il dolore sarebbe scomparso”. Niente da fare. Lo scorso mese di febbraio, Ricardas non riusciva neanche a camminare. Un medico americano gli disse che probabilmente si trattava di un’ernia, poi hanno scoperto lo strappo di tre muscoli. “Adesso mi hanno rimesso a posto, sto già al top da qualche mese”. La scorsa estate ha raggiunto la finale a Los Angeles, e sta giocando bene anche a Melbourne. E’ al terzo turno, dove stanotte se la vedrà con Andy Murray dopo aver superato Sergiy Stakhovsky e Florian Mayer. Può giocare a mente libera, senza nulla da perdere. Il bello di questo ragazzo, lituano come Laurynas Grigelis (che vive e si allena in Italia) è l’incapacità di provare rancore. Un giornalista gli ha chiesto se il medico della diagnosi sbagliata fosse ancora vivo. Lui ha mostrato un sorriso a 32 denti e ha chiosato: “Per ora si!”. Gli infortuni rendono più forti, e spesso producono commoventi storie di rinascita. Ne abbiamo viste e raccontate diverse: l’ultima è quella di Brian Baker, vittima di una rovinosa ricaduta proprio all’Australian Open.
Berankis è numero 110 ATP e ha dovuto giocare le qualificazioni. Non è stata una passeggiata, anche perché al secondo turno ha dovuto rimontare un set di svantaggio e 1-4 nel secondo contro Bradley Klahn. “Ho continuato a combattere. Credo che in questo tipo di partite sia la chiave. Bisogna continuare a bussare alla porta, sperando che prima o poi si apra”. La partita contro Murray sarà l’esordio nel campo centrale di uno Slam. “Comunque vada, sarà bello”. Il lituano aveva annusato la popolarità nel 2007, quando chiuse l’anno al numero 1 junior ed ebbe l’opportunità di allenarsi con Roger Federer. Ma tra i professionisti è un’altra cosa. Il suo miglior risultato in uno Slam risale proprio all’Australian Open: un paio d’anni fa battè David Nalbandian (distrutto dopo la maratona contro Hewitt) prima di perdere netto contro Ferrer. “Fu una partita veloce. Non è facile trovarsi contro un top player”. Contro Murray sarà durissima, anche se ha avuto l’opportunità di allenarcisi un paio di settimane fa a Brisbane. “Parto sfavorito, ma almeno sono abituato a vedere certi giocatori dall’altra parte della rete”. In Lituania vanno forte l’hockey e il basket, e la tradizione tennistica lascia a desiderare. Lui è il miglior prodotto, ma ha avuto bisogno di formarsi negli States, nel campionificio di Nick Bollettieri. Berankis ha lo svantaggio dell’altezza: è alto appena 175 centimetri, il che rende tutto più complicato. Ma ha la mentalità giusta, la stessa che gli ha permesso di ripartire nonostante colpe non sue. Dopo l’Australian Open sarà tra i primi 100, ma c’è ancora Murray da affrontare. “Se continui a lavorare duro e a fare le cose giuste, prima o poi ce la fai – dice con convinzione – anche se sono basso credo di avere un buon servizio. Se fai bene una cosa per una volta, la puoi fare per due. E se la fai per due, la puoi fare per dieci. Tutto dipende da te”. Complimenti. E in bocca al lupo. Magari stando più attento alla scelta dei medici…
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