Qualsiasi albo d'oro del Roland Garros ignora quanto accaduto tra il 1940 e il 1945. Anni di guerra, poca voglia di ricordare, ancor meno di approfondire. Un po' come il Mondiale di Calcio del 1942, giocato in Patagonia, le cui tracce hanno addirittura ispirato un film. Basta scrostare la superficie e scopriremo la vicenda di un giocatore che pure ha il suo ruolo nella storia: Yvon Petra è stato l'ultimo francese a vincere Wimbledon, nel 1946. Ma ricordarlo così è banale, quasi crudele. Yvon Petra è stato un soldato nella Seconda Guerra Mondiale. Yvon Petra è stato prigioniero dei nazisti. Yvon Petra ha vinto il Roland Garros in tempo di guerra e deve ringraziare un chirurgo tedesco che lo ha operato al ginocchio mentre era imprigionato. Eppure i suoi 3 titoli al Roland Garros, in un torneo riservato ai francesi (ma aperto sia ai dilettanti che ai professionisti) sono stati dimenticati, spazzati via come se ci fosse da vergognarsi del passato. Nel giugno 1940, i tedeschi avevano occupato quasi metà del territorio francese ed avevano preso possesso di Parigi. Il Regime di Vichy prese il potere nel territorio non ancora controllato dai tedeschi, ma nell'armistizio c'era scritto che la democrazia parlamentare avrebbe lasciato spazio a un regime autoritario. Il tennis ebbe parecchio a che fare con quel periodo: l'impianto del Roland Garros fu requisito da regime e fu luogo di detenzione per gli ostaggi, mentre a Vichy il Primo Ministro Henri-Philippe Petain nominò nientemeno che Jacques Borotra come commissario generale per lo sport e l'educazione fisica.
IL GIGANTE DELL'INDOCINA
Appena nominato, l'ex Moschettiere della Francia tennistica mise a capo della della federtennis il suo ex compagno Renè Lacoste. Mentre stava gettando le basi per il mitico coccodrillo, Lacoste organizzò un torneo “Open” riservato ai tennisti francesi, ma aperto anche ai professionisti. Vinse Henri Cochet nonostante le oggettive difficoltà: mancavano le palline, poiché l'armistizio impediva l'importazione di caucciù. Nel 1941 e nel 1942 il torneo andò a Bernard Destremau, l'altro vincitore dimenticato. In tempo di guerra, il tennis era una delle poche distrazioni per la gente comune. E per le fasi finali l'impianto si riempiva, eccome se si riempiva. Destremau scappò via, prima in Spagna e poi in Africa. Dopo la Guerra sarebbe tornato, diventando un importante diplomatico. Da uomo politico, non ha mai reclamato i suoi due successi. Nei tre anni successivi, quello strano Roland Garros fu vinto da un gigante di 196 centimetri che si buttava a rete su ogni palla. “Io giocavo solo d'istinto. A tennis si gioca così, con l'allenamento si diventa buoni giocatori ma i campioni si vedono dall'istinto”. Nato nei pressi di Saigon, quando il Vietnam era una colonia francese, Yvon Petra divenne ben presto il più forte della zona. Quando aveva 18 anni il padre lo mandò a studiare a Parigi, dove vinse i Campionati Universitari. Mentre lo avevano chiamato “Gigante dell'Indocina” vinse il doppio a Parigi nel 1938, in coppia proprio con Destremau.
IL TENNIS PER DISTRARRE LA GENTE
Ma la Guerra era dietro l'angolo. Il ragazzone finì rapidamente al fronte. E altrettanto rapidamente la sua divisione finì nelle mani dei tedeschi. Lo colpirono al ginocchio. Già zoppo, arrivò a piedi presso il campo di prigionia. “Il ginocchio era in frantumi – avrebbe ricordato qualche anno dopo – il dolore era insopportabile. Visto che ero già nel campo di prigionia chiesi a un tedesco di aiutarmi. C'era un chirurgo e fui operato, ma il ginocchio rimase a lungo molto debole”. Mesi dopo fu liberato, ma certo non pensava al tennis. “Per riprendere una racchetta in mano fu decisivo l'aiuto di mia moglie”. Ormai era il 1943, forse l'anno più cruento della Guerra. Lui si era ripreso, giocò e vinse gli Open parigini anche se sono stati cancellati tutti i dati ufficiali. Nel 1944 ci fu lo sbarco in Normandia, ma il torneo continuò. Vinse ancora Petra. E anche l'anno dopo. In quegli anni i tedeschi cercavano di distrarre i parigini dagli orrori della guerra con spettacoli di vario genere. Il tennis si era inserito in un contesto di concerti, persino di attività culturali. A causa della loro funzione di intrattenimento, di distrazione, quegli strani Roland Garros non sono riconosciuti nella storia ufficiale del torneo. Questa, almeno, è la versione di Alan Riding nel libro in cui racconta la vita culturale di Parigi durante l'occupazione nazista. Per questo, Petra ha rischiato di restare sotto la polvere della memoria. Ma la fine della Guerra, unita al destino, gli diede l'ultima possibilità.
CAMPIONE DI WIMBLEDON, MAESTRO DEI KENNEDY
Wimbledon, 1946, tabellone pieno di stelle: Budge, Cochet, Tilden, Vines. Eppure in finale ci arrivò lui, il francese nato in Vietnam. Opposto all'australiano Goeff Brown giocò una partita eterna, prima dominata, poi sofferta e infine decisa da un break in avvio di quinto set. Ancora oggi, è l'ultimo uomo francese ad aver vinto a Londra. Dopo quel successo, Jack Kramer e Bobby Riggs gli proposero di entrare nel circuito dei professionisti. 25.000 dollari non bastarono a convincerlo. "E' stata la peggiore decisione della mia vita” avrebbe detto una trentina d'anni dopo. I francesi lo convinsero a restare con loro in cambio della promessa di una “buona posizione”. Ovviamente mentivano e lui fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti, dove iniziò a fare il maestro. Prima a Chicago, poi in Connecticut, infine a Palm Beach, dove fu occasionale maestro di tennis dei nipoti del senatore John Fitzgerald Kennedy. Morirà a Parigi, non ancora 70enne, nel 1984. Non è finito nel dimenticatoio grazie a Wimbledon e a quella finale giocata con i pantaloni lunghi (è stato l'ultimo a farlo), ma quei tre Roland Garros fanno parte di una storia che non deve essere dimenticata.