IL CASO – Il regolamento ATP potrebbe colpire duramente Yen Hsun Lu, che “rischia” di giocare gli Asian Games nella settimana di un ATP 500. Semplicemente non si può, e rischia una sanzione durissima. 

Di Riccardo Bisti – 25 settembre 2014

 

Yen Hsun Lu tiene molto a vincere la medaglia d'oro agli Asian Games, in corso di svolgimento a Incheon, Corea del Sud. Come ci ha rivelato tempo fa il suo coach Roberto Antonini, sente molto il senso di appartenenza al suo Taiwan, piccolo stato che rischia di essere inghiottito dalla grande Cina. Non gioca in Davis da qualche anno (diverbi con la sua federazione), quindi le Olimpiadi Asiatiche restano l'ultima possibilità per onorare il suo paese. Dovesse vincere il torneo, sarebbe il primo oro tennistico per Taiwan. Yen-Hsun, reduce da un'ottima stagione, succederebbe a Somdev Devvarman, che quattro anni fa battè Denis Istomin nella finale dell'edizione giocata a Guangzhou. Era contento, davvero contento di giocare. Fino a quando si è abbattuta su di lui una violenta Spada di Damocle. L'ATP, infatti, gli ha lanciato un ultimatum: se preferirà gli Asian Games all'ATP di Pechino, rischia una squalifica di 3 anni e 100.000 dollari di multa. Per un giocatore che ha superato i 30 anni sarebbe una condanna. La comunità tennistica è rimasta a bocca aperta, giacchè una squalifica del genere sarebbe addirittura superiore al massimo previsto per un caso di doping. I fatti: il torneo di tennis degli Asian Games è appena iniziato e terminerà martedì prossimo. Ma allora sarà già in corso il maxi-torneo di Pechino, un combined con in campo anche le donne. E la WTA è stata decisamente più morbida, consentendo alle giocatrici impegnate a Incheon di arrivare in ritardo a Pechino, o addirittura di dare forfait. Non è dello stesso avviso l'ATP. Eppure Lu aveva pianificato tutto: in caso di raggiungimento della finale a Incheon si sarebbe ritirato da Pechino o avrebbe chiesto di giocare il primo turno mercoledì 1 ottobre. In teoria sarebbe possibile, poiché il tabellone è a 32 giocatori e alcuni primi turni possono essere rimandati fino al mercoledì. Non è così inusuale.


GLI ALTRI CEDONO, LU NO

Invece l'ATP ha scelto la linea dura, inviando un comunicato al giocatore. Se il 29 settembre non sarà regolarmente a Pechino, rischia una sanzione esemplare: 3 anni di squalifica e una multa di 100.000 dollari. Non è stato l'unico a ricevere l'avviso: avvertiti anche gli uzbeki Denis Istomin (argento in carica) e Farrukh Dustov, oltre ai kazaki Andrey Golubev e Aleksandr Nedovyesov. Loro hanno ceduto: si sono cancellati dai giochi asiatici e non figurano in tabellone a Incheon. Lu non si è piegato e ha già giocato un match, battendo il pakistano Akeel Khan (noto per giocare il dritto a due mani e il rovescio a una mano) in appena 41 minuti, con un netto 6-0 6-1. Tornerà in campo venerdì, sul remoto Campo 8, per affrontare il thailandese Pruchya Isarow. Dando un'occhiata al tabellone, Lu sembra il più forte e non dovrebbe avere grossi problemi ad arrivare in finale. In fondo stiamo parlando del numero 43 ATP, che quest'anno si è tolto lo sfizio di battere Tomas Berdych.


I REGOLAMENTI ATP

Parlando con il tabloid taiwanese Apple Daily, Lu ha espresso il suo disappunto. “Posso capire la multa, non ci sarebbero problemi. Ma non posso accettare la squalifica. Quando abbiamo ricevuto la notifica siamo rimasti scioccati. Tra l'altro, è arrivata appena un'ora prima del check-in agli Asian Games. Adesso continuerò a giocare fino a quando non potrò più farlo”. Ma perchè Lu rischia una sanzione così pesante? Per capirlo, è opportuno dare un'occhiata al Rulebook dell'ATP, un malloppo di oltre 300 pagine in cui ci sono tutte le normative del circuito. A pagina 15, si spiega che i giocatori possono partecipare a esibizioni ed “eventi speciali” con particolari restrizioni. Sono considerati “eventi speciali” tutti gli eventi diversi da Slam, ATP, Challenger e Futures. Gli Asian Games, dunque, rientrano a pieno titolo nella categoria. I giocatori NON possono giocarli nelle settimane in cui ci sono i Masters 1000, gli ATP 500 (come Pechino) e le ATP World Tour Finals. Di più: non possono giocare eventi del genere nei 30 giorni precedenti o successivi al torneo in questione se questi si giocano nel raggio di 100 miglia o comunque nello stesso mercato di riferimento. Quest'ultimo punto è stabilito dal presidente ATP. Si può discutere se gli Asian Games in Corea del Sud possano essere considerati nello stesso “mercato di riferimento" di Pechino, ma tant'è. Sanzioni di questo tipo, viene spiegato, sono punite nella sezione “Major Offense Conduct”. Sfogliando il malloppo, dunque, bisogna andare a pagina 168, dove il comma 2 dell'articolo 8.04 elenca le condotte “contrarie” all'integrità del gioco. Sono elencati una serie di colpe in cui non è specificata l'assenza a un torneo ufficiale per giocarne un altro, ma sono genericamente citate violazioni a giurisdizioni e regolamenti. Finalmente si trova la sanzione, nella postilla “E”. “Le violazioni a questa sezione possono causare una multa fino a 100.000 dollari e/o una sospensione dai tornei ATP e dai Challenger per un periodo fino a 3 anni. Le violazioni di questa sezione possono portare come massima sanzione la revoca permanente degli accrediti e il divieto di accesso a tutti i tornei ATP e Challenger”. Si può discutere all'infinito sulla durezza delle sanzioni (comunque è stato prospettato il massimo della pena, quindi possono esserci squalifiche più leggere), ma i regolamenti c'erano. E, fino a prova contraria, i giocatori sono tenuti a conoscerli. Detto questo, un po' di buon senso non farebbe male a nessuno. Proprio a nessuno.