COPPA DAVIS – Gli svizzeri ci considerano talmente poco da aver già messo in vendita alcuni pacchetti viaggio per la finale. Nella sonnolenta Ginevra, fortino della Swiss Davis, gli azzurri troveranno la rabbia e l'orgoglio necessari?

Dall'inviato a Ginevra, Riccardo Bisti – 12 settembre 2014

 

Renè Stammbach è un tipo simpatico. Molto simpatico. Presidente di Swiss Tennis, la federtennis svizzera, fa anche parte del Comitato di Fed Cup dell'ITF. Alla vigilia di Svizzera-Italia, nell'immenso Palexpo di Ginevra, struttura fieristica con sette padiglioni incollata all'aeroporto, sta facendo gli onori di casa con cortesia e signorilità. Ma non sappiamo se sia anche scaramantico. Magari certe coincidenze sono casualità, o magari no. 22 anni fa, quando la Svizzera vinse l'unica semifinale della sua storia, scelsero proprio il Palexpo per maciullare il Brasile che ci aveva disfatto a Maceiò. Nonostante Federer, quella del 1992 resta l'unica finale nella storia rossocrociata. E forse non è un caso che per accogliere l'Italia abbiamo scelto nuovamente il Padiglione 3, laddove il fischio degli aerei si sente forte e chiaro. Forse non è un caso che il sorteggio sia stato effettuato da Marc Rosset, miglior svizzero di sempre prima che comparisse King Roger. Ginevrino doc, figlio di un banchiere, in Italia lo avevamo soprannominato “Pippo” (“L'amico spilungone di Topolino, giusto?” diceva lui). Un tipo simpatico, Campione Olimpico, numero 9 ATP e scampato per miracolo a un disastro aereo: nel 1998, eliminato dallo Us Open, avrebbe dovuto prendere un volo Swissair da New York per la sua Ginevra. All'ultimo momento decise di ritardare la partenza. Quel volo, il 2 settembre 1998, si sarebbe inabissato nelle acque canadesi un'ora dopo il decollo. E così il buon Marc ha potuto presenziare al sorteggio di questo match, tenutosi presso la Victoria Hall di Ginevra. Un teatro piccolo ma elegante, colmo di storia e dall'aria un po' cupa e un po' sacrale. Persino Fabio Fognini, di solito mattatore e giocherellone in queste circostanze, è stato abbastanza tranquillo. Anzi, è stato l'unico a stringere la mano a tutti i presenti al tavolo delle autorità quando è stato chiamato dal presentatore. Ultimate le formalità, hanno chiamato Rosset a sorteggiare il nome del primo a scendere in campo. Camicia nera, jeans, andatura dinoccolata, la sua manona ha estratto il nome di Roger Federer. Sarà dunque il numero 3 ATP ad aprire la serie, opposto al numero 76 Simone Bolelli. Numero 3 contro numero 76. A seguire, Stan Wawrinka contro Fabio Fognini: numero 4 contro numero 17. Apparentemente, una sfida senza storia.


IL CLIMA OVATTATO DEL DIGIUNO

Talmente senza storia che alcune agenzie di viaggio svizzere hanno pensato di mettere in vendita alcuni pacchetti viaggio per la finale del Team Swiss, indipendentemente da chi vincerà tra Francia e Repubblica Ceca. Una scelta che dovrebbe pungere nell'orgoglio gli azzurri e la loro voglia di rivalsa. Nell'apprendere una cosa del genere, la schiena dovrebbe vibrare e la rabbia salire dal cuore alla testa, magari arrivando al braccio (racchetta). Per questo, durante la conferenza stampa post-sorteggio, abbiamo informato gli azzurri della cosa. La reazione, almeno in apparenza, non è stata così rabbiosa. Fognini l'ha messa sul ridere: “Io per quel periodo ho già prenotato un viaggio alle Maldive!”, mentre capitan Barazzutti, dopo un pizzico di imbarazzo, ha replicato. “Speriamo di rompere le uova nel paniere. E speriamo di far perdere i biglietti a chi li ha già acquistati”. Magari non se l'aspettavano, magari sono stati colti in contropiede. Speriamo che la notte ginevrina serva a metabolizzare quella che i più patriottici definirebbero (sbagliando) una mancanza di rispetto, ma è certamente segno di scarsa considerazione per l'ItalDavis. Il team azzurro si è attenuto al clima ovattato di Ginevra, che in questo strano 11 settembre ha rispettato la sua tradizione: il “Jeune genevois” (digiuno ginevrino), in cui il giovedì successivo alla prima domenica di settembre si commemora il massacro di San Bartolomeo, strage commessa nel 16esimo secolo dai cattolici nei confronti degli Ugonotti. La tradizione viene rispettata in misura quasi maniacale: la stragrande maggioranza di bar, ristoranti e uffici sono rimasti chiusi, dando alla città un aspetto quasi spettrale per un giovedì mattina. Il passante occasionale si sarà certamente domandato il perchè di tanto silenzio.


NIENTE RIMPIANTI NEL PADIGLIONE

Il clima sarà certamente diverso dentro il Padiglione 3 del Palexpo, dove sono attesi 18.400 spettatori. I biglietti sono stati polverizzati mesi fa, e il silenzio della città diventerà un baccano infernale tra campanacci e bastoni di gomma, accompagnati dalle divise rosse del team svizzero, strategicamente messe in vendita all'entrata del pubblico. Facile immaginare che le venderanno tutte. Girando per Ginevra, con la sua perfetta efficienza, il suo silenzio, i pochi turisti in giro e un trasporto pubblico che sembra quasi un servizio taxi, verrebbe quasi da pensare che gli svizzeri hanno scelto questa città per intorpidire l'Italia e colpirci a tradimento. Con due fenomeni come Roger Federer e Stan Wawrinka, non hanno certo bisogno di questi mezzi. E' stato un caso: per accogliere più pubblico (e quindi incassare di più), il Palexpo è la struttura ideale. Stammbach lo aveva riconosciuto mesi fa, dicendo che gli è dispiaciuto non optare per altre città del paese. Le telecamere mostreranno una muraglia umana, senza farci vedere che sarà appoggiata su enormi tribune tubulari, fatte di tubi innocenti. Le hanno messe in piedi con precisione svizzera, ma sono pur sempre tubi innocenti, e per questo provvisori. Ecco, magari sarà opportuno appigliarsi al concetto di provvisorietà. Così come le tribune saranno smantellate lunedì, nemmeno la superiorità di Federer e Wawrinka è inscalfibile. E' reale, ci mancherebbe. Ma la storia, per fortuna, racconta di imprese memorabili, illogiche e clamorose. Magari sarà possibile, magari no, ma bisogna scendere in campo con lo spirito giusto e lottare fino all'ultima palla. Sarà imperativo uscire dal campo senza rimpianti. Se poi bisognerà spostare un viaggio alle Maldive…beh, tanto meglio.