CASO MELDONIUM – Maria ha depositato il ricorso presso il CAS di Losanna e intasca subito due buone notizie: la WADA non ha chiesto un aumento della sospensione, e la sentenza arriverà ben prima delle Olimpiade. Quindi, in caso di maxi-riduzione, potrebbe essere a Rio. Ma realisticamente, a quale sconto può ambire?

. Non sappiamo fino a che punto, ma c’è la sensazione che il vento sia cambiato. A una settimana dalla sentenza che l’ha condannata a una sospensione di due anni per il celeberrimo utilizzo del meldonium, principio attivo di un prodotto denominato Mildronate, la russa si è rapidamente mossa e ha presentato il suo ricorso presso il CAS di Losanna (acronimo di “Court of Arbitration for Sport”, mentre in francese è definito “TAS”, Tribunal Arbitral du Sport). Insieme alla deposizione del ricorso, Maria ha subito incassato due buone notizie. La prima arriva dalla WADA: l’agenzia mondiale antidoping non chiederà un aumento della pena. Significa che hanno ritenuto congrua la punizione di primo grado. E significa che la squalifica non supererà i due anni (che in teoria avrebbero potuto diventare quattro). La seconda è ancora più importante e riaccende la speranza di Maria in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, certamente le ultime della sua carriera. Entrambe le parti, infatti, hanno convenuto per una procedura accelerata. Significa che la sentenza arriverà al più tardi il 18 luglio. In caso di assoluzione o di pena fino a un massimo di sei mesi, Masha potrebbe essere arruolabile per Rio de Janeiro. Per lei, sarebbe un trionfo. La sentenza di primo grado ha stabilito che non voleva barare, ma la responsabilità dell’errore è unicamente suo. Secondo il Tribunale nominato dall’ITF, “diversi elementi portano all’inevitabile conclusione che ha preso il meldonium allo scopo di migliorare la sua performance”. Da parte sua, l’avvocato di Maria (John Haggerty) ha detto che la sua assistita non vede l’ora di giocare di nuovo. “Il Tribunale ha concluso che non voleva fare nulla di male, dunque ritiene che due anni di stop siano una sanzione eccessiva”.

Se il CAS ha scelto di adottare una procedura d’urgenza, è possibile che possa esserci una maxi-riduzione. La notizia non farebbe contento Andy Murray, che si aggiunge a Federer nella lista degli “intolleranti”. Dopo la vittoria su Mahut al Queen’s, lo scozzese ha detto: “Se stai barando e hai tratto vantaggio sugli avversari devi pagare. L’ignoranza delle regole non è una giustificazione valida: quello che entra nel tuo corpo è unicamente tua responsabilità. Può esserci il caso estremo di un dottore che ti dà qualcosa e ti dice che è vitamina, ma se prendi farmaci non esistono ragioni per non sapere cosa stai assumendo e se lo puoi fare”. Al di là delle sensazioni dello scozzese (che comunque non si è pronunciato sulla lunghezza della sanzione), cosa dobbiamo attenderci dal tribunale di Losanna? Secondo alcune indiscrezioni, l’obiettivo degli avvocati di Masha è dimezzare la sanzione e portarla a a 12 mesi. Niente Olimpiadi, dunque, ma 2017 quasi interamente salvo. Il New York Times ha chiesto un parere a Paul Greene, l’avvocato che nel 2012 ha assistito il giocatore bulgaro Dimitar Kutrovsky in una vicenda simile: l’oggetto del contendere era la “gravità della colpa” dell’imputato. Kutrovsky ricevette uno sconto da 24 a 15 mesi. Secondo Greene, è quasi impossibile che Masha otterrà uno sconto del 50% perché “Ha ammesso di avere una parte di colpa. Molto dipenderà dal fatto se il CAS osserverà alcuni fattori legati alla sua positività ed eventualmente stabilire che la sua colpa non fosse al massimo, e tenere conto della sua ammissione. Si potrebbe stare in un range tra i 15 e i 20 mesi”. Se le indicazioni di Greene fossero veritiere, addio Olimpiadi. La difesa batterà sulla buona fede di Masha, soprattutto in merito alla mancata informazione su quello che prendeva. Oltre al Meldonium, non aveva comunicato altri due medicinali che sono perfettamente legali. Greene ha studiato la sentenza di primo grado e secondo lui ci sono alcuni appigli per la difesa: paradossalmente, le centinaia di positività al meldonium nel 2016, il fatto che lo abbia preso così a lungo, e la sua condotta spesso esemplare con la WTA. Inoltre, secondo Greene, la strategia di comunicazione dell’ITF per informare sulle sostanze proibite, a suo dire un po’ lacunosa. “A parte i fogli informativi e le informazioni sui siti web, che nessuno legge, non hanno mai organizzato un corso di formazione per comunicare chiaramente la lista”. Insomma, le speranze ci sono, il vento è favorevole…ma sembra una brezza piuttosto che un vortice.