Non solo terra blu: l’altitudine della capitale spagnola (650 metri sul livello del mare) rende Madrid un torneo “anomalo” in vista del Roland Garros. Che succederà dopo il ritiro di Nadal?
Dopo il ritiro di Nadal, il torneo di Madrid avrà la stessa forza di oggi?

Di Riccardo Bisti – 9 maggio 2012

 
La vicenda agonistica del Masters 1000 di Madrid sta lasciando spazio alle discussioni sulla terra blu. Sarà così fino alle fasi finali, a meno che non succedano sorprese clamorose come l’eliminazione prematura di qualcuno dei Big-3. Il blu ha indubbiamente migliorato la fruizione televisiva del torneo, ma i giocatori non la sopportano. Nessuno si è dichiarato entusiasta. Al massimo la tollerano. Altri sono indemoniati, a partire da un Novak Djokovic che ha lasciato un set al modesto Daniel Gimeno Traver. Qualcuno, scherzando ma non troppo, ha detto “Quanti Puffi sono stati ammazzati per costruire questo campo?”. Insomma, è possibile che l’esperimento possa anche essere bloccato. Volendo credere ad alcune dichiarazioni, l’ATP ha accettato il cambio senza consultarli. E i giocatori non amano che certe decisioni vengano prese senza il loro consenso. Comunque vada, è stato un trionfo per Ion Tiriac. Il demiurgo rumeno, dopo essersi inventato le raccattapalle modelle e aver fatto costruire dal nulla la “Caja Magica”, continua a regalare immensa popolarità al torneo. Quest’anno ci è riuscito alla grande. Tutto il mondo parla della terra blu e – per proprietà transitiva – del suo torneo. Se gli dovessero imporre di lasciar perdere il blu, non è da escludere che si inventi qualcos’altro per sfidare l’establishment. Intanto ha già detto di auspicare un torneo lungo due settimane.
 
Il chiacchiericcio sul torneo ha fatto passare in secondo piano l’aspetto più importante. Quanto conta Madrid in chiave Roland Garros? Impossibile non partire da Rafa Nadal. Domina sul rosso da otto anni, ed è normale che oltre a Barcellona ci sia un altro torneo importante nel suo paese. Gli spagnoli hanno passione, tradizione e cultura tennistica. Sfruttando l’onda, Tiriac ha preso il torneo di cui deteneva i diritti (Stoccarda indoor) e lo ha portato a Madrid. Tre anni fa, come detto, il torneo è diventato outdoor ed ha scippato il posto ad Amburgo, declassato a torneo 500 (secondo sgarbo ai tedeschi). In verità, il rapporto tra Nadal e Madrid non è idilliaco. A parte il tifo per il Real, lui ama alla follia Monte Carlo, Roma e Roland Garros. E anche Barcellona. Se fosse obbligato a saltare un torneo sulla terra battuta, sarebbe indubbiamente Madrid. Non ha nulla contro gli organizzatori, ma non gli piacciono le condizioni. In primis, l’altitudine. Madrid si trova a 650 metri sul livello del mare. Significa che la palla viaggia più veloce, obbligando ad adattamenti fini a se stessi, perché condizioni analoghe non si trovano in nessun altro torneo sulla terra. Non c’è dubbio che la terra di Madrid (blu o rossa) sia la più veloce del circuito. Volendo estremizzare, non è detto che sia più lenta del cemento di Indian Wells e (soprattutto) Miami, dove si è a lungo dibattuto sulla lentezza dei campi. Nadal ha vinto nel 2010 (anno in cui ha centrato lo “Slam Rosso”), ma ha subito due batoste contro Federer (2009) e Djokovic (2011). “Qursto non è un classico torneo su terra – ha detto Nadal – qui c’è sempre la possibilità di giocare male. Io parlo nell’interesse del tour e dei giocatori, in modo da avere un torneo su terra con meno problemi”.
 
Ovviamente Nadal non è d’accordo con il passaggio alla terra blu, ma l’altura è un fattore ancora più importante. Se il circuito ATP vuole creare un mini-tour in preparazione del Roland Garros (come avviene con la Us Open Series e, più recentemente, con la breve Australian Open Series), è fondamentale che ci sia uniformità di superfici e condizioni. L’anno scorso si era già presentato il problema delle palline, con i tornei di avvicinamento che si giocano con Dunlop e il Roland Garros passato a Babolat. Adesso si aggiunge la diversità della superficie e torna d’attualità la questione dell’altitudine. Perché si deve giocare a quasi 700 metri quando tutti gli altri tornei si giocano sul livello del mare? Il calendario ATP propone solo altri due tornei in condizioni simili: Gstaad e Kitzbuhel. Tuttavia si tratta di eventi post-Wimbledon, di medio-basso livello, terra di conquista per irriducibili terraioli. Madrid ha ambizioni molto diverse ma non ha la tradizione di Roma e Monte Carlo. E allora è sempre più lecita una domanda: quale sarà il futuro del torneo dopo il ritiro di Nadal? Ion Tiriac è uno che non guarda in faccia a nessuno. Ha portato via il torneo dalla Germania perché era finita l’epoca di Becker e Graf. Se la Spagna non troverà l’erede di Nadal, come si comporterà il vecchio Ion? Porterà un Masters 1000 in Bulgaria se dovesse esplodere Dimitrov? O in una Repubblica ex sovietica a caccia di pubblicità? Difficile fare un pronostico.