FED CUP – Roberta Vinci gioca una partita da delirio e ci porta sul 2-0. La Vinci trasforma la prosa tennistica in poesia, è un sogno che diventa realtà. Peccato che lei non se ne renda conto.
L’abbraccio tra Roberta Vinci e Corrado Barazzutti
(Foto Tullio Puglia / E’ di Puglia anche la foto in home page)
Dall’inviato a Palermo, Riccardo Bisti – 21 aprile 2013
Roberta Vinci non si rende conto di quello che riesce a trasmettere. Il suo sorriso-naif stride con un tennis magico, che l’umile cronista non trova più parole per descrivere. Roberta cerca parole razionali per descrivere qualcosa di illogico. Non esiste che una ragazza di 167 centimetri, dai lineamenti morbidi, sia numero 12 WTA e nasconda la palla a una campionissima come Petra Kvitova. Eppure è accaduto al Circolo Tennis Palermo, davanti a 3.800 appassionati che hanno risposto all’appello del Grande Tennis. Roberta è una favola, il cartone animato nell’epoca dell’alta definizione. Quella mezzoretta che ti fa sognare e – come per magia – dimenticare i problemi della quotidianità. La sua Head è un delicato fioretto in cui la prosa tennistica si tramuta in versi. E’ un peccato che Roberta non sappia esprimere a parole quello che dice con la racchetta. Ma va bene così, forse è il suo segreto. Lascia volare l’immaginazione, permettendoci di idealizzare un tennis onirico in via d’estinzione. Ti scappa quasi da ridere, quando descrive il 6-4 6-1 alla Kvitova con una semplicità disarmante: “C’era una tensione altissima, ci tenevo da matti. Sapevo che sarebbe stato diverso rispetto a Katowice. Nel primo set ci sono state tante occasioni perse, poi nel secondo mi sono sciolta, lei è calata e alla fine ho anche servito bene”. Un modo banale per descrivere una partita tutt’altro che banale, in cui una campionessa di Wimbledon (Wimbledon!) non ha tenuto un servizio in tutto il match. Probabilmente non era mai successo nella storia del tennis. Ok, la ceca ha commesso otto doppi falli ed è franata in un burrone mentale da cui sarà dura rialzarsi in tempo per il match contro la Errani. Ma Roberta l’ha sfiancata fin quasi a ridicolizzarla. Petra non trovava il modo per metterla in difficoltà. L’unica soluzione erano le bordate a occhi chiusi. Quando entravano faceva punto, ma il morbido slice e il dritto pungente della Vinci le hanno quasi sempre impedito di tirare da una buona posizione.
“Sono stata brava” è l’unica auto-concessione di Roberta. Ma non parlava del suo tennis, bensì della capacità di restare costante contro una giocatrice imprevedibile, capace di lasciarla ferma ma anche di commettere errori grossolani. “Ci sono tante giocatrici così. La capacità sta nel prendere la chance di tornare in partita, che inevitabilmente arriva”. Andiamo avanti con le banalità: “La superficie ha influito parecchio. Il campo era lento, molto più lento rispetto a Katowice”. Ogni colpo della Vinci è uno spettacolo, un piccolo gioiello. Il suo rovescio in slice sembrava un limite, invece è diventato un punto di forza. Con quel colpo costringe quasi tutte le giocatrici a colpire fuori posizione. Poi ha la miglior volèe del circuito. Se ne rendesse conto, sarebbe già entrata tra le prime 10. Della sua mistica, Roger Federer ha fatto una forza. Intimorisce ancor prima di scendere in campo. La Vinci non lo fa, ma dovrebbe imparare. Avrebbe evitato di perdere il servizio per quattro volte nel primo set, tenendo a galla una Kvitova palesemente a disagio. Ok la terra battuta, ok l’ambiente, ma l’80% delle sue difficoltà arrivavano da Roberta, capace di regalare un sorriso persino alla corrucciata Schiavone di questi giorni. Nel primo set ci sono stati nove break su dieci giochi, mentre nel secondo è diventato una dolce passerella. Non è un caso che la Kvitova sia crollata quando il campo centrale si è tramutato in una bolgia. “Ma si, c’erano pochi cechi ma facevano un gran baccano con tamburi e trombette. Mi sembrava che il pubblico italiano non facesse valere la sua superiorità, allora ho provato a incitarli. E mi hanno seguito alla grande. Il pubblico è importante: un bel tifo mette ancora più a disagio la giocatrice in trasferta”.
Italia-Repubblica Ceca va al giro di boa con le azzurre avanti 2-0 e con un piede e mezzo in finale. Per la Kvitova sarà difficile battere la Errani, ma se anche dovesse farcela, non si vede come la Vinci possa perdere contro la Safarova. Tutto è possibile, ma il vantaggio sembra rassicurante. E il pensiero già vola all’ennesima finale: sarebbe la quinta nelle ultime otto edizioni della Fed Cup, ma avrebbe un sapore diverso perché sarebbe interamente merito di due ragazze che sono rimaste nell’ombra nei precedenti trionfi. E sarebbe decisamente alla portata, visto che la Slovacchia è clamorosamente avanti 2-0 a Mosca. L’eventuale finale si giocherebbe nel weekend del 2-3 novembre. “Spero che si chiuda sul 3-0, la Errani ha tutte le qualità per farcela” dice Barazzutti. Neanche lo 0-4 nei precedenti sembra spaventarlo “Quando le ragazze giocano così bene, io cerco di stare più zitto e non rompere l’equilibrio”. Interessante la chiosa sulla differenza tra Italia e Repubblica Ceca: “Noi siamo competitivi su tutte le superfici. Preferiamo la terra, è chiaro, ma se sul rosso giochiamo al 200%, sul veloce possiamo rendere al 100%. Per loro, la differenza è più marcata. E lo scorso anno, a Ostrava, ci hanno accolto su una superficie davvero molto veloce”. Ma la scena era tutta per Roberta, dolce incoscienza del tennis italiano. L’unica punta di orgoglio è arrivata a fine conferenza stampa, quando Gaia Piccardi le ha chiesto se sta giocando il miglior tennis in carriera. Qualcuno ha risposto “si”, lei ha chiosato: “Speriamo di no. Io vorrei migliorare ancora”. “Non dobbiamo porci limiti” ha concluso Barazzutti. Sarebbe l’ora.
FED CUP 2013 – SEMIFINALI
ITALIA – REPUBBLICA CECA 2-0
Sara Errani b. Lucie Safarova 6-4 6-2
Roberta Vinci b. Petra Kvitova 6-4 6-1
Sara Errani vs. Petra Kvitova
Roberta Vinci vs. Lucie Safarova
Effetto Sinner
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