IL CASO – L'inchiesta BBC-Buzz Feed ha sconquassato il mondo del tennis, ma anche quello dell'informazione. Nei giorni seguenti sono uscite notizie parziali, inesatte e mal interpretate. Da Djokovic e Bracciali, proviamo a fare chiarezza. E a dare informazioni corrette.  

Sta lentamente sfumando l'impressionante eco prodotta dalla maxi-inchiesta realizzata da BBC e Buzz Feed sul sottobosco del “match-fixing”. La storia ha avuto un'enorme risonanza sui media di tutto il mondo, anche generalisti. In un'epoca di giornalismo sempre meno rigoroso, una torbida storia di tennisti “ladri” è piaciuta molto ed è finita su tutte le prime pagine. Ma chi segue il tennis con regolarità non si è sorpreso, se non per l'impegno che un colosso giornalistico ha dedicato alla faccenda. Che il tennis fosse uno sport a rischio, l'ideale per chi vuole barare (non lo diciamo noi, ma l'ex membro ATP Richard Ings), era noto. Così come erano noti i vari casi di squalifiche, minacce ai giocatori, approcci di ogni genere, l'atteggiamento da “servizi segreti” della TIU e l'estrema difficoltà nel provare una combine. La pistola fumante, forse, non si troverà mai. A meno che tu non sia un ingenuo come David Savic. Sono ottimi indizi i conti correnti bancari, le telefonate, i messaggi e le intercettazioni. Meglio ancora un mix tra le tre cose, visto che il processo sportivo a carico di Daniele Bracciali e Potito Starace ha evidenziato che certe intercettazioni (che da sole non costituiscono prova di reato) non sono attribuibili con certezza a determinate persone. Nel frattempo si è scatenata una gara a dire la propria, a fare i sapientoni, a chi “ce l'ha più lungo” (per dirla con Andrea Scanzi, grande appassionato di tennis). Ma pochi hanno ricordato un punto cruciale: un andamento anomalo delle quote-scommesse non è affatto prova di combine. Semmai è un indizio (chiaro e preciso, ci mancherebbe) che il mercato ipotizza (o magari sa già) come andrà a finire un incontro. Ma possono esserci mille motivi per cui un favorito perde: magari si è fatto male, magari gli è morto una parente la sera prima, oppure è stato visto in un locale notturno poche ore prima di giocare…In altre parole, non esiste proprietà transitiva tra un andamento anomalo e l'avvenuta combine. Anche per questo, crediamo, BBC e Buzz Feed non hanno fatto i nomi dei 16 tennisti che sarebbero stati protagonisti di partite sospette. Tuttavia, l'inchiesta ha lasciato più di un indizio sull'identità di certi giocatori. Da quando è stata pubblicata, non è soltanto oggetto di chiacchiere e baggianate fini a se stesse, ma anche di analisi molto accurate. Come quelle di due gemelli olandesi, Chris e Adriaan Bol. Il primo lavora da 15 anni in un'agenzia di stampa (Infostrada Sports) ed è una figura assolutamente credibile. Scaricando i dati di Buzz Feed, hanno realizzato un database con i nomi dei giocatori protagonisti di match sospetti. Lista e metodologie sono state pubblicate: le riportiamo senza problemi perché non implicano in nessun modo il fenomeno del match-fixing. Tra l'altro, la blogosfera si è scatenata: almeno altre due persone si sono avventurate in queste analisi, ottenendo gli stessi risultati dei gemelli Bol.

 

LA LISTA DEI GEMELLI BOL (tra parentesi, il numero dei match sospetti per giocatore)

Igor Andreev (15)

Alex Bogomolov Jr. (18)

Juan Ignacio Chela (15)

Ivan Dodig (12)

Matthew Ebden (14)

Teymuraz Gabashvili (11)

Daniel Gimeno Traver (11)

Andrey Golubev (14)

Jan Hajek (13)

Lleyton Hewitt (13)

Denis Istomin (11)

Lukas Lacko (15)

Albert Montanes (15)

Michael Russell (13)

Janko Tipsarevic (13)

 

Questi dati, in sé, non significano niente. Lleyton Hewitt, giustamente, si è chiamato fuori con vigore (e alcune analisi gli danno ragione). Ma sono un'ottima base per realizzare un'indagine seria. Capire se ci sono stati movimenti bancari strani, contatti telefonici, messaggi o quant'altro. E' quello che gli investigatori hanno fatto per il match tra Martin Vassallo Arguello e Nikolay Davydenko a Sopot 2007, la madre delle presunte combine. Diciamo “presunte” perché le 27 pagine del rapporto ATP lo dicono chiaramente: non sono state trovate prove a sufficienza per incolpare i due, che infatti ne sono usciti puliti sul piano formale, un po' meno su quello dell'immagine. E' quello che hanno fatto la Procura di Cremona e la Procura FIT con Bracciali e Starace: hanno provato a incrociare i dati, le intercettazioni e tutto il materiale a disposizione. Risultato? Nemmeno chi li aveva radiati (il Tribunale Federale di primo grado) aveva raggiunto l'assoluta certezza dell'avvenuta combine, peraltro su un solo match, mentre gli altri erano finiti fuori dall'inchiesta. Ricapitolando: partendo da un documento di 8 anni fa (interessante, con tanti dettagli che non conoscevamo, ma senza rivelazioni sconvolgenti), BBC e Buzz Feed hanno semplicemente detto: “Attenzione, il tennis è pieno di partite con andamenti anomali nelle quote scommesse. Siamo preoccupati dal fatto che gli organi competenti non le abbiano analizzate a dovere”. La notizia, probabilmente nata dalla frustrazione di qualche ex investigatore, è questa. Fin qui ci siamo. E' giusto che ogni match sospetto sia controllato a dovere (anche se la Tennis Integrity Unit, con il suo personale ultra-ridotto e un budget di appena 2 milioni di dollari, non ha certo risorse infinite…), ma “sospetto” non vuol dire “truccato”. Il caso di Vassallo-Davydenko insegna. Il russo fu sottoposto a una pressione infinita. Hanno rivoltato la sua vita privata come un calzino: conti correnti, traffico telefonico, interrogatori a moglie, manager, allenatore…ma non hanno trovato nulla. Non stiamo dicendo che non ci fosse combine (le scommesse “sicure” dalla Russia arrivarono eccome…), ma non esistono prove. 


VI SPIEGHIAMO LA "BOMBA" DI TUTTOSPORT

Nei giorni scorsi, il titolo e un articolo di un giornale italiano sono rimbalzati fino a Melbourne. Dopo la vittoria al secondo turno dell'Australian Open contro Quentin Halys, Novak Djokovic è stato informato di quanto apparso sul quotidiano sportivo torinese Tuttosport, accompagnato da un titolo-bomba: “Djokovic voleva perdere con Santoro”. Un titolo del genere, in questo momento, ha avuto risonanza mondiale e se ne è parlato ancora prima che fosse pubblicato. C'era anche un richiamo in prima pagina, perfetto per far pensare che il numero 1 ATP abbia perso di proposito un incontro. Nell'articolo (che non è firmato), invece, si dice altro. Djokovic occupa poche righe in una generica ricostruzione dell'inchiesta della Procura di Cremona, sfociata nel tennis e nel famoso processo Bracciali-Starace. Si scrivono cose già dette e già pubblicate, poi si allude al match di Parigi Bercy 2007, perso 6-3 6-2 da Djokovic contro Fabrice Santoro. “E' proprio Nydahl (ex tennista svedese che avrebbe fatto parte dell'organizzazione, peraltro chiamato ripetutamente “Thomas” mentre il nome corretto è “Tomas”, ndr) a parlare dell'”intenzione” di Djokovic di perdere con Santoro, secondo quando gli avrebbe riferito l'allenatore di un altro tennista, Mario Ancic”. Tale frase ha scatenato i media di tutto il mondo ed è arrivata alle orecchie di Djokovic, a 16.000 chilometri di distanza. Peccato che sia una notizia vecchia di oltre un anno e che riporti la vicenda in modo impreciso. Quella che sembra una “novità” è in realtà emersa dalle prime intercettazioni pubblicate dai giornali il 15 ottobre 2014, quelle dei famosi dialoghi tra Daniele Bracciali (“Braccio78”) e Manlio Bruni. L'opinione pubblica si concentrò sui nomi dei vari azzurri, ma c'era anche la postilla su Djokovic, che non sfuggì al nostro pezzo del 16 ottobre 2014 e a una ricostruzione che riteniamo valida ancora oggi. Durante il torneo di Parigi Bercy, Fredrik Rosengren (all'epoca coach di Mario Ancic) chiese a Jelena Ristic (all'epoca fidanzata di Djokovic, oggi moglie) se i due gruppi sarebbero andati insieme a cena. Ebbe risposta negativa perché il serbo, secondo il presunto racconto di Rosengren a Nydahl (entrambi svedesi), aveva già prenotato il volo per recarsi a Shanghai, dove dopo 10 giorni si sarebbe giocato il Masters. Da qui, la convinzione che avrebbe potuto perdere quella partita, come in effetti accadde. La stampa francese, tra l'altro, dice che in quei giorni Nole aveva problemi con un dente del giudizio. Detto che gli aerei si prenotano ma si possono cancellare (quante volte capita ai tennisti che vanno più avanti del previsto? Praticamente ogni settimana!) non si configura nessun reato, nessuna partita venduta, ma una semplice “fuga di notizie”. Un'informazione tutt'altro che sicura, gestibile a suo rischio e pericolo da qualsiasi scommettitore. Djokovic era dato a 1.09, dunque giocandogli contro la vincita sarebbe stata molto importante. Per questo, il clan dei bolognesi si rammaricò per la mancata “crema” (gergo per intendere una giocata sicura). Ecco spiegata la “bomba” sganciata da Tuttosport. Nell'articolo è citata anche una partita tra Volandri e Murray ad Amburgo, in cui il livornese avrebbe dovuto perdere ma il ritiro di Murray avrebbe impedito la maxi-vincita. Qui le intercettazioni di Bruni rasentano l'inverosimile, come ha anche detto Daniele Bracciali nelle sue dichiarazioni spontanee durante il processo d'appello. Quale guadagno avrebbe potuto generare una sconfitta di Volandri contro Murray? In quel momento, lo scozzese era numero 9 ATP mentre Filippo era reduce dalla grande semifinale a Roma, con tanto di vittoria su Roger Federer. Ma non aveva la classifica sufficiente per entrare in tabellone, tanto che fu ammesso in tabellone grazie a uno special exempt. Fatte le loro valutazioni, i bookmakers li avevano quotati più o meno alla pari. Non esattamente la partita adatta per “fare soldi”, anche se effettivamente Murray stava dominando e si ritirò sul 5-1 in suo favore.


INESATTEZZE SPARSE

L'articolo di Tuttosport contiene altre inesattezze. Intanto ipotizza (dice che “non è chiaro se è così") che l'inchiesta BBC – Buzz Feed sia partita dalle carte della Procura di Cremona. L'ipotesi è rafforzata anche dal PM Roberto Di Martino in un'intervista apparsa sulla Gazzetta dello Sport di martedì. A noi non sembra proprio. L'inchiesta nasce da alcuni documenti piuttosto datati (su tutti quello sull'indagine Vassallo-Davydenko) “sfuggiti di mano" ad alcuni investigatori. Inoltre, a un certo punto si dice che tra le varie intecettazioni “gli inquirenti hanno trovato decine di chat tra l'uomo (Manlio Bruni, ndr) e alcuni tennisti italiani nelle quali si faceva riferimento alle creme”. Alcuni giocatori italiani??? L'unico nome riconducibile a un tennista era “Braccio78”, che era effettivamente Daniele Bracciali (come lui stesso ha riconosciuto: proprio per l'esistenza di queste conversazioni, e non per illeciti, la Corte Federale di Appello lo aveva squalificato per 12 mesi: il processo si rifarà). Non ce ne sono altri, nemmeno Potito Starace, il cui nome è stato messo in mezzo da terze persone in alcune chat. Il fatto che Bruni abbia chattato con altri giocatori viene smentito dallo stesso articolo, peraltro con un altro errore. “Bracciali tenta anche di reclutare altri colleghi italiani: Bolelli, Volandri, Seppi, Santangelo, ma non ci riesce” scrive Tuttosport, citando una frase di Di Martino nella sua relazione: “Risultato non conseguito, in quanto o il contatto non si è verificato o comunque la proposta non è stata accettata”. Intanto “se il contatto non si è verificato” significa che Bracciali non ci avrebbe “provato” con i colleghi, o almeno non con tutti. L'articolo, tuttavia, non ricorda che i giocatori in questione sono stati ascoltati dalla Procura Federale FIT e hanno tutti smentito di essere stati contattati da Bracciali. A chi dobbiamo credere? Al di là di questo, mentre BBC e Buzz News hanno pubblicato un'inchiesta approfondita, circostanziata, forse non troppo coraggiosa ma di certo non smentibile, non si può dire altrettanto per l'articolo di Tuttosport.


BRACCIALI SMENTISCE L'ESISTENZA DI UN IBAN

Immaginando il suo stato d'animo, abbiamo preso contatto con Daniele Bracciali, in attesa di novità dopo che il CONI ha disposto la ripetizione del Processo presso la Corte Federale di Appello. “Non sappiamo ancora quando inizierà il processo – ci ha detto – tra l'altro siamo ancora in attesa di conoscere le motivazioni del Collegio di Garanzia CONI. E non ho ancora ricevuto nessuna richiesta di rinvio a giudizio”. L'aretino, che ha compiuto 38 anni un paio di settimane fa, non era tanto deluso per l'articolo di Tuttosport, quanto piuttosto per un altro che non ha avuto la stessa risonanza. E' apparso il giorno stesso su Repubblica, a firma di Giuliano Foschini e Marco Mensurati, intitolato: “Bracciali-Starace: schede e bonifici nelle accuse al doppio italiano”. E' il seguito di un articolo del giorno prima, in cui si informava che un paio di ispettori della Tennis Integrity Unit si erano presentati a Cremona chiedendo le carte a disposizione della Procura. Accontentati. Lo stesso articolo dice che tra i match incriminati c'era Melzer-Odesnik a Wimbledon 2009. Detto che vinse il giocatore più forte e favorito (era quotato 1.31: per "fare soldi" con quella partita bisognava investire una montagna di quattrini), non stupisce il nome di Odesnik: squalificato per possesso di materiale dopante, era stato riammesso per “assistenza sostanziale” (qualcuno ipotizza proprio sulle scommesse) e poi squalificato di nuovo per una positività. Ad ogni modo, la tesi della Procura, riportata da Repubblica è che Tomas Nydahl (anche qui chiamato ogni tanto “Thomas”) raccoglieva informazioni sul tour (informazioni, non combine!) e le girava al clan dei bolognesi in cambio di denaro o “dritte” sulle partite di calcio. Il passaggio che ha fatto arrabbiare Bracciali è quello in cui si dice che i giocatori avevano “Iban e schede telefoniche dedicate per far circolare il denaro”. L'aretino smentisce con forza l'esistenza l'esistenza di un Iban. Noi possiamo assicurare che alle udienze del Processo d'Appello FIT (almeno, a quelle a cui abbiamo assistito) non è mai stata fatta menzione di Iban e di circolazione di denaro (alcuni articoli dicono che Starace avrebbe intascato 15.000 euro a Lugano 2009 come “premio” per la sconfitta con Brands a Monaco di Baviera). Se tali prove fossero state in mano all'accusa, non c'è dubbio che le avrebbero tirate fuori. E' certo possibile che qualcosa di nuovo sia emerso in seguito. L'articolo di Repubblica offre qualche dettaglio in più e sembra avere un tono colpevolista. Si cita un passaggio dell'avviso di chiusura delle indagini in cui Di Martino scrive che Bracciali avrebbe chiesto a Bruni quanto fosse disposto a dargli per il match con Pashanski, mentre qualche settimana dopo gli domandano di aggiustare la partita con Bolelli (che però non sapeva niente della presunta combine). Tali episodi risalgono al 2008…ma l'articolo dimentica di dire che si trattava di match con Starace in campo (peraltro li vinse entrambi, a Buenos Aires e Valencia). Qui siamo dunque nella tesi, molto gettonata dall'accusa, secondo cui Bracciali avrebbe fatto da tramite tra scommettitori e tennisti. La verità è che l'unico match in cui l'impianto accusatorio è rimasto in piedi, almeno per la Giustizia Sportiva, è quello di Barcellona 2011 (Starace-Gimeno Traver) dove effettivamente ci furono contatti il giorno prima e il giorno stesso (la famigerata utenza “Braccio2”, sulla cui paternità c'è stato un infinito dibattito: non è questa la sede per parlarne) e quote anomale durante il match.

 

Noi affrontiamo la vicenda con la massima attenzione e con grande rigore. Non siamo né innocentisti né colpevolisti: il nostro unico obiettivo è dare un'informazione più completa e corretta possibile. Purtroppo, in questi giorni, sulla base di un'inchiesta documentata e di alto livello (che però è solo un assist per gli investigatori: la pubblicazione dei nomi sarebbe stata un boomerang per chi l'ha realizzata, con evidenti conseguenze legali), sono uscite informazioni incomplete e non sempre corrette. Chiarire e precisare ci è sembrato doveroso.