La vita nei circuiti minori è dura. Una lotta per la sopravvivenza. Pochi ne escono arricchiti, però c’è la possibilità di accumulare esperienze che consentono di crescere sul piano umano. Un episodio con protagonista il cileno Hans Podlipnik Castillo lo testimonia. Dopo averlo letto, non sorprende un suo articolo che racconta – per davvero – quello che vivono i tennisti di secondo piano.A volte capita che il circuito internazionale faccia tappa in piccoli centri. Talmente piccoli che diventa difficile sistemare la carovana di giocatori, accompagnatori e ufficiali di gara. A maggior ragione se la località non ha una grande attrattiva turistica. E’ certamente il caso di Manerbio, cittadina di 13.000 abitanti nella bassa bresciana, che in questi giorni sta ospitando un bel torneo challenger da 42.500 euro di montepremi. Manerbio non ha una ricettività così ampia, dunque devono arrangiarsi. E lo fanno con passione e volontà. Tra coloro che danno una mano c’è una coppia di signori, Luigi e Angiolina, che mettono a disposizione la loro bella casa per ospitare qualche vagabondo della racchetta. L’anno scorso ospitarono il cileno Hans Podlipnik Castillo, accompagnato nel suo tour europeo dalla splendida fidanzata Barbara Kvelstein, ex giocatrice estone (best ranking al numero 1102 WTA). Luigi e Angiolina, super-abituati ad avere ospiti, li hanno accolti come figli. A fine settimana, commosso dal trattamento ricevuto, Podlipnik chiese se poteva fare un regalo per ringraziare dell’ospitalità. E così, oggi, il piatto d’argento del vincitore del torneo di doppio al Challenger di Cordenons (giocato la settimana prima) è incorniciato su una parete dei coniugi bresciani. La signora Angiolina, che quest’anno ospita Akira Santillan, Ilija Vucic e Mark Vervoort, è rimasta male nell’apprendere che Podlipnik è andato a Cordenons ma non ha proseguito su Manerbio come l’anno scorso.
DA PODLIPNIK A VERVOORT
Il suo nuovo ranking di doppio gli consente di giocare il main draw dello Us Open e quindi assicurarsi un montepremi migliore. Il giusto premio a una carriera vissuta nelle retrovie, ma sempre a testa alta e con un obiettivo più nobile che il vil denaro: crescere come persona, provare a diventare un uomo con la U maiuscola. Per questo non sorprende leggere un suo articolo, sentito e ben scritto, per la versione cilena del quotidiano sportivo “As”. Si parla spesso della vita nel circuito minore, dove i soldi sono inversamente proporzionali al sudore, alla fatica e persino alla sofferenza. E’ tutto vero, Podlipnik non lo nega e anzi racconta un esempio brutale. Chi di noi vorrebbe dormire due notti di fila nel parcheggio di un aeroporto perché mancano i soldi per cambiare una prenotazione? Nessuno. Però questa vita offre grandi opportunità di crescita umana. Podlipnik lo sa e i suoi consigli sono saggi e attenti. Da non perdere. La signora Angiolina, nel frattempo, si è commossa per la storia di Mark Vervoort, doppista olandese con la madre spagnola. Fidanzato con una bella ragazza russa, l’ha lasciata qualche mese fa per concentrarsi sul tennis e provare a sfondare, anche se soltanto in doppio. Lei non si è rassegnata, lo chiama ancora e il cuore di Mark batte ogni volta all’impazzata. Ma ha scelto la vita più difficile. Vuole provarci col tennis. Deve resistere anche alle tentazioni del cuore.
Di HANS PODLIPNIK CASTILLO
Sebbene il tennis sia uno sport pieno di difficoltà, e la grande maggioranza di quelli che ci provano non arriveranno mai ad avere un buon ranking ATP o WTA, è un’attività che può aprire molte porte e fornire strumenti per crescere come essere umano. Sono tante le difficoltà e gli ostacoli che questo sport ti impone, dal viaggiare da solo in giro per il mondo con risorse limitate e dover badare a se stessi, fino al dover imparare sin da piccolo a organizzare i viaggi e a gestire il budget in modo da poter giocare più tornei possibili. A tutto questo si aggiunge la necessità costante di vincere per sopravvivere dal punto di vista economico, nonché quella di restare sempre in forma per competere nel miglior modo possibile.
Il tennis non ti prepara soltanto a competere: ti prepara per la vita. Ti fornisce una responsabilità particolare che tanti giovani non si trovano ad affrontare. Provi la vertigine di trovarti da solo in un altro paese, spesso dove si parla una lingua che non conosci, e devi trovare il modo per farti capire sin da giovane. Io ho cominciato a viaggiare quando avevo 15 anni, con l’obbligo di risolvere i problemi da solo, ed è qualcosa che oggi apprezzo molto. Ma ha dato un senso d’indipendenza sin dalla più tenera età. Molti giocatori hanno vissuto esperienze più forti della mia. Ho conosciuto alcuni che si sono dovuto trasformare da tennisti a mendicanti per poter tornare a casa. Un mio caro amico ha dovuto dormire due notti di fila nel parcheggio di un aeroporto perché non aveva i soldi per cambiare la prenotazione del suo volo. Dopo il secondo giorno, la polizia lo ha trovato e lo ha lasciato dormire su una sedia prima che si potesse imbarcare. Per me, queste storie sono il pane quotidiano. Ho conosciuto pochi giocatori così appassionati come lui, che peraltro ha vissuto parecchie situazioni di questo genere.
Ma nel tennis non è soltanto sofferenza. Molti giocano perché lo amano davvero e, anche se da piccoli molti di noi sognavano di vincere uno Slam, quando entri tra i professionisti il sistema ti fa capire che se vuoi raggiungere qualcosa di grande devi essere più che eccezionale. Se i genitori dei tennisti sapessero come è veramente il circuito, dubito che ci sarebbero così tanti giocatori. Ma forse sono proprio i sogni di gloria a renderlo così interessante. Non puoi dedicarti al tennis pensando di diventare milionario, perché solo un gruppo estremamente selezionato arriverà davvero a vivere bene grazie al tennis. Il resto deve imparare ad arrangiarsi con quello che ha e fare del proprio meglio. Il tennis non è uno sport affascinante come prova a vendere la TV. E se state pensando di provarci, e avete le qualità sportive ma non i mezzi economici, purtroppo dovrete prepararvi a soffrire, e molto, oppure sperare di trovare uno sponsor. Personalmente, da bambino sognavo di viaggiare per il mondo e il tennis è stato lo strumento principale per raggiungere il mio obiettivo. Mi diverto ancora a conoscere nuovi paesi e nuove culture. Il tennis mi ha aperto molte porte per conoscere grandi persone in tutto il mondo. E’ come avere uno zaino in spalla, ma senza fermarsi mai.
Ho avuto l’opportunità di lavorare a diversi progetti per bambini bisognosi, ed è stato uno dei lavori più belli della mia vita. Mi ha riempito di orgoglio vedere come lo sport che ami sia in grado di togliere i bambini dalla strada e migliorare intere comunità, e persino le relazioni familiari. Sento la necessità di condividere quello che ho imparato e vissuto per contribuire a migliorare la nostra società. Ai genitori dei bambini che stanno iniziando a giocare a tennis più seriamente, con la speranza di diventare i prossimi campioni mondiali, raccomando di restare calmi. Non devono mettere pressione ai figli con i propri sogni e non pensino che l’unica cosa importante che i figli possano fare con il tennis sia diventare campioni del mondo. Io non ho iniziato a giocare con la speranza di diventare milionario, ma solo con la speranza di diventare il miglior sportivo possibile. Ci sono molte cose che il tennis ti può offrire e che ti resteranno per tutta la vita: ad esempio affrontare lo stress della competizione, imparare a cavarsela da soli, disporre di strumenti per una crescita personale, imparare a pensare positivo nonostante le difficoltà, imparare a essere responsabile, a migliorare sul piano cognitivo, imparare il significato del lavoro e dell’impegno per arrivare a ottenere risultati.
Per quelli che cercano cose più tangibili, il tennis può aiutare a ottenere borse di studio, pagate al 100% da molte delle migliori università del mondo, non solo negli Stati Uniti ma anche in Cile e in Europa. Inoltre ti regala un’enorme rete di contatti che può aiutare ad avere offerte di lavoro in tutto il mondo. In generale è un’ambiente frequentato da gente sana, che ti rafforza come essere umano. E se arrivi ad essere un grande giocatore, ti permette di conoscere molti paesi e culture differenti. Questo ti apre la mente e ti permette di uscire dalla bolla in cui, generalmente, ognuno di noi è cresciuto.
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