“Caro Roger, mi dispiace ma per ora sei terzo”. Ha trovato la forza di scherzare, John Isner, dopo l'ennesima maratona. Le più famose gli avevano regalato una vittoria (contro Mahut, nel famoso match del 2010) e una sconfitta (la recente semifinale di Wimbledon contro Kevin Anderson). Il match contro il gigante cileno Nicolas Jarry è stato quasi breve, per le abitudini dell'American Guy che tra qualche settimana diventerà papà. Per la prima volta dopo tanti anni, si è presentato allo Us Open fresco, con il serbatoio finalmente pieno. In passato ci era spesso arrivato con tante vittorie sulle gambe. Troppe, perché era stanco, sfibrato da un'estate colma di tennis. Stavolta Wimbledon gli ha tolto energie e – di fatto – ha avuto bisogno tutto il mese di agosto per riprendersi. Per questo, non sorprende la maratona vincente con cui ha vinto un bel match, di quelli che piacciono gli americani, specie quando il “buono” (ovvero, il loro connazionale) vince. Isner si è imposto 6-7 6-4 3-6 7-6 6-4 e negli ultimi tre set, davvero, non c'era verso di brekkare il cileno. Ce l'ha fatta nel nono game del quinto set, poi ha tenuto a zero l'ultimo turno di servizio e ha chiuso con un gran dritto vincente. E via con i festeggiamenti, prima con il suo clan (avrà dato il “cinque” a una decina di persone) e poi con il pubblico del campo Grandstand. Perché questo match – sia pure interessante e con un bel rilievo statistico – merita un articolo perché si è giocato in un ambiente straordinario, su un Grandstand che sarà pure il terzo in ordine gerarchico, ma è forse il più “popolare".
IL SORPASSO SU FEDERER
Si respira la passione del pubblico, è accessibile a tutti, anche ai possessori del biglietto “Ground”, e spesso è un incrocio di razze davvero affascinante. E poi, quando si accendono le luci, è ancora più affascinante. Non è stato raggiunto il picco emotivo di Del Potro-Thiem dello scorso anno, ma si è creata una bella atmosfera perché giocava un cileno: Jarry non diventerà un nuovo Marcelo Rios o Fernando Gonzalez, ed è improbabile che raggiunga la popolarità di Nicolas Massu, però in questo momento rappresenta il tennis in un paese fiero e orgoglioso. E allora nessuno si è stupito quando è partito, forte e chiaro, il coro “Chi-chi-chi-le-le-le Viva Chile!”, una specie di grido di battaglia, dedicato agli sportivi cileni di ogni disciplina. Il nipote di Alvaro Fillol ha fatto il possibile, giocando un match “a specchio” con Isner, tirando 21 ace e mantenendo un saldo decisamente positivo tra colpi vincenti ed errori. Ma è meno esperto e meno forte di Isner, peraltro sostenuto dalla maggioranza del pubblico. Gli americani rispondevano ai cileni con il classico “iu-es-ei!!! Iu-es-ei!!!”. Alla fine John li ha ringraziati tutti. Per un attimo, si è sentito come i campioni del wrestling, sport che tanto ama. Da ragazzino, faceva le collette con i suoi amici per assistere agli eventi in pay-per-view. “3 ore e 38 minuti? Dai, è stato un match breve” ha scherzato nell'intervista sul campo. Adesso sfiderà Dusan Lajovic in vista di un ottavo contro il vincente di Raonic-Wawrinka. Intanto, gli hanno ricordato che ha superato Roger Federer nella classifica degli aceman di tutti i tempi, alle spalle di Ivo Karlovic. “Però adesso lui gioca domani e può superarmi di nuovo, quindi sarà un testa a testa per tutto il torneo. Però, adesso, Roger sei terzo”.
BYE BYE LORENZI E SONEGO
Non ci sono più italiani nella parte alta del tabellone. Sia Paolo Lorenzi che Lorenzo Sonego erano scesi in campo con qualche speranza contro Guido Pella e Karen Khachanov, ma erano comunque sfavoriti. Il senese ha ritrovato una discreta forma nell'ultimo mese, ma in questo momento Pella sta meglio di lui. L'azzurro lotta nel primo set, va avanti di un break, ma poi non riesce a tenere il ritmo dell'argentino: con questo 7-5 6-0 6-2, Pella raggiunge per la prima volta il terzo turno allo Us Open. C'è qualche rimpianto perché Paolo era avanti 2-1 negli scontri diretti e in altri tempi ce l'avrebbe fatta. Aveva bisogno di un'impresa Sonego: nel primo set era lui ad avere una palla break, ma il break all'undicesimo game lo condannava. Nel secondo e nel terzo, Khachanov ha fatto valore la sua superiorità, dettata da una palla ben più pesante.