Prima dell’avvento del computer era complicato calcolare anche soltanto il numero di ace e doppi falli. E dobbiamo ringraziare John Packett, giornalista del Richmond Times-Dispatch, se il mitico scambio tra Vicky Nelson e Jean Hepner è passato alla storia. Tra l’altro, ha compiuto 32 anni proprio qualche giorno fa. Oggi è tutto diverso: grazie alla tecnologia possiamo sviscerare cosa è successo nell’arco di una partita, un torneo, una stagione. Percentuali di punti vinti al servizio, in risposta, con la prima e la seconda palla…da qualche anno, anche l’esatto punto in cui i giocatori colpiscono la palla, la direzione dei servizi, la loro velocità e mille altre situazioni. Insomma, non c’è dubbio che le statistiche siano sempre più importanti: giornalisti, commentatori, osservatori…ne fanno uso più o meno tutti. Ha dunque sorpreso un articolo a firma di Peter Bodo, cronista molto noto, in cui si mette a nudo la debolezza di tanti rilievi statistici. “Si dice che le statistiche non mentono – scrive Bodo – questo è certamente vero, ma sono anche abbastanza brave a mentire”. Viene in mente una delle tante frasi-cult di Rino Tommasi, quando disse che il computer è bravissimo a fare i conti “ma non capisce niente di tennis”. Secondo Bodo, le statistiche offrono chiavi di lettura “sconcertanti” che costringono a riflettere e a riesaminare una serie di preconcetti. Nel suo articolo offre una serie di esempi, alcuni persino provocatori.
STATISTICHE ATP – STATISTICHE WTA
Sarita mette in campo più prime palle di tutte. La sua percentuale si assesta sull’85,5%. L’obiezione è sin troppo ovvia: il servizio non è certo il colpo migliore di Sara. Troppo debole, spesso viene attaccato e l’ha obbligata a costruirsi una formidabile fase difensiva. Tuttavia, il divario tra Sara e le altre è impressionante. Al secondo posto c’è Cagla Buyukakcay, con ben 12 punti percentuali di differenza. Al terzo posto c’è Annika Beck, e via vita tutte le altre con dati statistici piuttosto “vicini”. Insomma, un divario così enorme merita di essere segnalato. Secondo Bodo, diverse giocatrici non avrebbero una percentuale così alta “nemmeno se servissero dal basso”. Ma se il servizio non era stato un punto forte nei momenti d’oro, oggi non è un punto debole. Semplicemente, è un pezzo del tennis di Sara. A cui facciamo un grosso in bocca al lupo, sperando di ritrovarla molto competitiva in gennaio.
Si dice spesso che il numero di punti vinti sulla seconda palla dell’avversario sia un dato fondamentale. Tra i giocatori che hanno vinto almeno 500 partite nel tour, tuttavia, soltanto uno ha vinto più di 10.000 punti rispondendo alla seconda palla: David Ferrer. Un giocatore incapace di vincere un torneo del Grande Slam, anche se non gli si possono dare colpe: ha trovato una concorrenza spaventosa. Vincendo il 55% dei punti in risposta alla seconda, il valenciano ha gli stessi numeri di Andre Agassi, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Andy Murray e Michael Chang. Numeri strepitosi, ma un solo titolo davvero importante: il Masters 1000 di Parigi Bercy. Qui l’equivoco è semplice da leggere: gli specialisti della terra battuta sono avvantaggiati perché, giocando più spesso sul rosso, trovano molte situazioni in cui il servizio non è un fattore determinante. Figurarsi la seconda palla…
Il 2016 è stata una stagione spettacolare per Svetlana Kuznetsova, brava a tornare tra le top-10 a 31 anni. Quest’anno ha vinto solo un torneo WTA, a Sydney, ma ha decisamente migliorato la sua percentuale di successi al terzo set. Ha giocato 22 partite al terzo, vincendone 16. Vincere al terzo set porta fortuna, visto che accanto a lei troviamo la vincitrice morale della stagione, Angelique Kerber. Al momento della stesura dell’articolo, il bilancio di Angie era 15-5. La vittoria su Kristina Mladenovic e la sconfitta contro Petra Kvitova l’hanno condotta in assoluta parità.
Esaminando le statistiche si cercano sempre i migliori, i leader piuttosto che i peggiori. Bodo ci domanda se ci siamo mai chiesti chi è a raccogliere meno punti sulla seconda palla altrui, o chi tira meno ace di tutti. Quando c’è da fronteggiare una palla break, Borna Coric se la cava nel 54% dei casi. Si trova in 74esima posizione, a venti punti percentuali di distanza dal leader Ivo Karlovic (chissà cosa ne pensa Zeljko Krajan, che avrà proprio Karlovic nella finale di Davis al posto dell’infortunato Coric). John Isner guida la classifica dei turni di servizio portati a casa, con un ottimo 94%. Nonostante un buon servizio, troviamo molto indietro il brasiliano Thomaz Bellucci, che porta a casa un 73% non così irresistibile. In campo femminile, qualcuno si sorprenderà nel vedere che Samantha Stosur è al secondo posto nella classifica dei doppi falli. Al primo posto c’è Jelena Ostapenko (235 contro i 218 dell’australiana). Camila Giorgi ha giocato meno partite dell’anno scorso (soltanto 30) e si trova al quarto posto in questa speciale classifica, con 205 doppi falli.
Esiste un numero 1 ATP che sia stato più forte di Rafa Nadal….quando Rafa era al meglio? Difficile a dirsi perché la nuova statistica, denominata “Under Pressure”, in cui vengono calcolate le percentuali di palle break trasformate e salvate, nonché la percentuale di tie-break vinti e di set decisivi portati a casa, è piuttosto recente. Il rating viene associato a ogni numero 1 ATP dal 1991 ad oggi, e il miglior dato è quello di Rafael Nadal, che nel 2013 colse un coefficiente di 281,5. Alle sue spalle, il 275,2 di Roger Federer nel 2006. Curiosamente, il 2011 di Novak Djokovic, stagione ritenuta straordinaria, ha ottenuto un coefficiente inferiore: 251,7. Molto distante Pete Sampras, che nel 1995 si assestò a 223.5.