LA CURIOSITA’ – Da dirigente del TC Cagliari, Angelo Binaghi seguiva la crescita del talento Stefano Mocci, non convocato al Centro Tecnico di allora. 18 anni dopo, è cambiato tutto. 
Una recente formazione della Serie B del Tennis Club Cagliari. Il terzo in piedi da destra è Stefano Mocci, ex grande promessa del tennis italiano
(La foto in home page è di Costantini – FIT)


Di Riccardo Bisti – 6 agosto 2013

 
Storie che si incrociano, nomi che ritornano. "Vogliamo chiedere alla FIT un sostegno economico per far disputare a Stefano un certo numero di tornei nazionali e internazionali, un programma agonistico degno del campione italiano under 14, perchè i mezzi finanziari di un club non possono essere utilizzati per un solo ragazzo, che consideriamo comunque un patrimonio del tennis nazionale". A pronunciare queste parole fu Angelo Binaghi nel 1995, quando era un dirigente del Tennis Club Cagliari e non immaginava che da lì a poco sarebbe diventato tra i presidenti più longevi nella storia della FIT. Il ricordo riemerge sfogliando una vecchia rivista, strappata a centimetri di polvere. E trovi una storia curiosa: col senno di poi, quasi incredibile. Estremizziamo: all’epoca, Angelo Binaghi era “contro” la FIT. L’oggetto del contendere era l’allora 14enne Stefano Mocci, talentuoso ragazzo di Oristano “adottato” dal TC Cagliari di cui Binaghi era un giovane dirigente, nonchè co-allenatore di Mocci. All’epoca, Mocci era considerato il più promettente tra i ragazzi del 1981, tanto da vincere i Campionati Nazionali disputati sui campi del Tennis Club Parioli (e si sarebbe ripetuto tra gli under 16). Tuttavia, non fu convocato per il Centro Tecnico di Cesenatico, allora diretto da Gianluca Rinaldini, della cui storia ci siamo occupati diffusamente lo scorso autunno. Mocci era un ribelle, il classico genio e sregolatezza. E allora nacque il “caso”. Perchè non lo convocarono a Cesenatico? Una punizione per i suoi atteggiamenti non sempre impeccabili? O forse perchè non credevano in lui? O c’erano motivazioni politiche? All’epoca, gli fu preferito il campano Potito Starace. Quell’anno si erano affrontati due volte e vinse sempre Mocci, senza problemi. Potito raccolse cinque game in quattro set. Ma Mocci rimase a Cagliari. Interpellato sull’argomento, Rinaldini disse: “Mocci è un talento interessantissimo. E' sicuramente ai vertici della sua categoria d'età. Non c'è dubbio sul fatto che, al momento, lui avrebbe la precedenza su Starace. La decisione di non farlo venire a Cesenatico è stata presa assiema al maestro che lo segue a Cagliari". Si decise di non strapparlo al suo ambiente, anche perchè si era già spostato da Oristano a Cagliari. E con il suo carattere difficile si preferì lasciarlo maturare nella regione natale.
 
I fatti hanno dato ragione al Settore Tecnico di allora. Starace è diventato un top-30, nonchè uno dei migliori 15-20 azzurri di sempre. L’unico vincitore della Coppa Lambertenghi ad avere un buona carriera internazionale negli ultimi 30 anni. Ma all’epoca, “quello forte” era Stefano Mocci. A Cagliari credevano talmente tanto in lui da aver creato un mini-centro tecnico presso l’impianto di Monte Urpinu. Gli avevano messo a disposizione un coach a tempo pieno (l’ex prima categoria Fabio Moscino), un preparatore atletico, un istruttore di fitness e un consulente di psicologia. Ma anche Angelo Binaghi faceva parte del progetto, dividendosi tra l’attività dirigenziale e le ore sul campo da tennis. La giornata-tipo di Mocci era descritta così: “Due ore al giorno, con Fabio Moscino che lo martella per sciogliere i movimenti, soprattutto nei colpi al volo. E poi la cura di Angelo Binaghi, un’altra ora di soli smash, o di soli palleggi da fondocampo”. All’epoca, Binaghi era stato definito così: “Ex prima categoria e campione italiano assoluto di doppio misto, oggi dirigente del club sardo”. La crescita di Mocci è stata piuttosto lineare fino ai 18 anni, tanto che il suo palmares conta due vittorie contro Jurgen Melzer e sfide con Nalbandian, Safin e Ferrer. Ancora prima, c’era stata addirittura una vittoria su un Roger Federer bambino o poco più. Poi il meccanismo si è inceppato. La carriera da professionista non è mai decollata, con un best ranking fissato al numero 569 ATP. Un po’ meglio in doppio, ma troppo poco per evitare di ritirarsi a 24 anni. L’ultimo torneo l’ha giocato nel 2005 salvo poi dedicarsi all’attività nazionale e a seguire da coach l’altra promessa sarda Elisa Salis. A conferma del talento, Mocci ha giocato il future di Porto Torres due anni fa e ha raggiunto i quarti, battendo Maiga e Falgheri prima di cedere a Capone. Da 30enne, senza alcuna preparazione specifica. Mocci non ha più abbandonato il Tennis Club Cagliari, tanto che lo rappresenta ancora oggi in vari campionati a squadre. Un paio di mesi fa, ha contribuito alla permanenza in Serie B vincendo il doppio di spareggio nella sfida contro l’SSD 98 Vicenza. 18 anni fa, dichiarava: “Grazie al TC Cagliari e al tecnico azzurro Graziano Risi (poi diventato Consigliere Federale in rappresentanza dei tecnici nell’attuale Consiglio, ndr) mi sono calmato, ho capito tante cose”. Evidentemente, non ne aveva capite a sufficienza per diventare un campione. Di sicuro è rimasto fedele al circolo che lo aveva adottato.
 

La vicenda sportiva si chiude qui, con l’ennesimo talento azzurro che non è riuscito a sfondare. Quella politica, invece, ha visto l’inarrestabile escalation dell’ingegnere sardo. Dopo quel primo approccio col mondo della politica federale, decise di occuparsene un paio d’anni dopo, a seguito della “famosa” telefonata di Paolo Galgani al TC Cagliari, cui rispose lui per caso. E decise di appoggiare la cordata Ricci Bitti, di cui divenne consigliere nel 1998, nelle elezioni post-dimissioni dell’avvocato fiorentino. Il resto è noto: dopo il passaggio di Ricci Bitti alla presidenza ITF, Adriano Panatta spinse per un gruppo dirigenziale capitanato da Binaghi, poi diventato presidente nel dicembre 2000. Un paio d’anni dopo ci fu la rottura con l’ex campione romano e l’escalation giunta fino ad oggi. Curiosamente, rispetto a quel 1995 di Mocci e Cesenatico, i ruoli si sono totalmente ribaltati. Allora c’era un giocatore nell’orbita di Binaghi a non essere convocato, mentre un paio d’anni fa lo stesso presidente fu addirittura ascoltato dalla Procura della Repubblica di Cagliari per un presunto caso di mobbing sportivo ai danni di due ragazzi sardi, nettamente i più forti (risultati alla mano) della Sardegna. Alcune mancate convocazioni (e altri episodi “sospetti”) spinsero il PM Giangiacomo Pilia ad occuparsi della vicenda ed effettuare diversi interrogatori, senza però trovare nessuna ragione per chiedere una sanzione al presidente FIT e al presidente del CR Sardegna Antonello Montaldo. Fu lo stesso Pilia a chiedere l’archiviazione del caso, puntualmente avvenuta. Detto che Binaghi non aveva nessuna colpa, come stabilito dalle indagini, ancora oggi ci si domanda cosa fosse effettivamente successo e perchè la Sardegna fece a meno dei suoi migliori ragazzi, raccogliendo sonore sconfitte in Coppa Belardinelli. Uno dei due fratelli ha addirittura lasciato l’Italia ed è andato ad allenarsi in Spagna. Chissà se almeno uno dei due migliorerà il best ranking di Stefano Mocci. L’altra curiosità riguarda Gianluca Rinaldini, l’ex giocatore degli anni 80 rimasto paralizzato in un incidente stradale e Responsabile del Centro di Cesenatico negli anni 90. Lo scorso anno sono usciti alcuni articoli che raccontavano del suo allontanamento dal mondo federale, associandolo al suo appoggio a Luigi Tronchetti Provera alle elezioni FIT del 2004. TennisBest andò a fondo alla questione, scoprendo che non c’era alcun rapporto di causa-effetto tra i due episodi, ed anzi che Rinaldini ha percepito somme tutt'altro che trascurabili (prima direttamente, poi indirettamente) fino al 2008. E’ altrettanto vero che da allora non percepisce più alcuna sovvenzione dalla FIT. In 18 anni, è proprio cambiato tutto.