CINCINNATI – Le sconfitte di Novak Djokovic ed Andy Murray scompigliano le carte in vista dello Us Open. Potrebbe essere lo Slam più equilibrato e incerto degli ultimi 10 anni. 
Novak Djokovic non riesce a vincere il torneo di Cincinnati

Di Riccardo Bisti – 17 agosto 2013

 
Quanto conta Cincinnati in chiave Us Open? Se lo domandano Novak Djokovic ed Andy Murray dopo le batoste rimediate in Ohio. Quelle contro John Isner e Tomas Berdych sono state due partite diverse, ma dall’esito simile. Dopo Cincinnati, davvero i numeri 1 e 2 del mondo, finalisti dell’ultima edizione, saranno i favoriti a New York? Vien quasi da sperare che il tennis maschile stia vivendo una fase di rimescolamento. Se è vero che i migliori hanno portato il gioco a intensità mai viste, è altrettanto vero che da Wimbledon 2004 soltanto uno Slam è finito nelle mani di un giocatore diverso dai Fab Four. E’ capitato allo Us Open 2009, quando Juan Martin Del Potro superò in successione Nadal e Federer, proponendosi come Quinto Beatle. Per vari motivi, la storia non gli ha dato ragione. Almeno fino ad ora. Perchè Del Potro è tra i più seri candidati per lo Slam al via il 26 agosto. A Wimbledon ha perso in semifinale, a Washington ha vinto il torneo e a Montreal è stato fermato solo dal servizio-bomba di Raonic. L’argentino è in semifinale a Cincinnati dopo aver superato in tre set il redivivo Dmitry Tursunov, e in semifinale se la vedrà con John Isner, autore della grande impresa di giornata, dell’American Dream tennistico. Nella settimana in cui non hanno più giocatori tra i top 20, gli statunitensi si consolano con questo lungagnone che ha superato Novak Djokovic per la seconda volta in un anno e mezzo, in un match-fotocopia rispetto a quello di Indian Wells 2012, che segnò la fine del dominio di Novak Djokovic. Chissà, magari questa sconfitta può segnare la fine del suo status di numero 1. La leadership non è a rischio nel breve termine, ma è fortemente in bilico per fine anno ed è già stata persa nella Race. Rafael Nadal ha la grande occasione di scippargli altri punti e allungare le distanze. E’ finita 7-6 3-6 7-5 per l’americano, sempre spettacolare al servizio ma ottimo anche nello scambio da fondocampo. Consapevole dei suoi limiti, ha fatto un capolavoro di umiltà, rincorrendo più palle possibili e utilizzando spesso la soluzione in slice. Da par suo, Djokovic è sembrato un po’ sfasato, soprattutto nel finale.
 
Strano, perchè Cincinnati rappresentava un grande obiettivo per lui. Vincendo il torneo (dove vanta già quattro finali) sarebbe diventato il primo giocatore a vincere almeno una volta tutti i nove Masters 1000. Ha sfatato il tabù Monte Carlo, ma non riesce a vincere dove sulla carta più semplice. Difficile capire cosa passa per la testa di un campione quando perde una partita del genere. Giocare contro Isner è dura: batterlo non dà grande soddisfazione, mentre perderci rappresenta un grande fastidio. Ha annullato il primo matchpoint con un ace, poi è stato disastroso negli ultimi tre punti. Doppio fallo, poi due brutti rovesci in rete, segno di resa. Difficile considerarlo il favorito numero 1 per lo Us Open. Ancora più complicato farlo per Andy Murray, che dopo la sbornia post-Wimbledon non ne ha imbroccata una. A Montreal ha perso negli ottavi da Gulbis, mentre a Cincy non è mai stato in partita contro un ottimo Tomas Berdych. Contro il ceco era sotto negli scontri diretti, ma si pensava che il nuovo Murray fosse andato oltre. E poi, lo scorso anno, lo aveva battuto piuttosto agevolmente a New York. Invece sono bastati un paio di break, uno alla fine del primo set e uno in avvio di secondo, per cacciarlo via da Cincinnati. Lo scozzese ha abbandonato il campo di fretta, lanciando soltanto il cappellino verso i fans. Chissà se era furioso o se voleva scappare subito a New York. Non c’è dubbio che il Murray di oggi abbia ben poco a vedere con quello di due mesi fa.
 
E così, con Tsonga KO e Ferrer messo peggio di tutti, i nomi di Del Potro e Berdych diventano molto interessanti in chiave Us Open. Così come quello di Isner, che dopo la finale di Washington aveva ipotizzato l’argentino come uno dei primi tre favoriti, sentendosi rispondere: “Ha detto così? Penso che sia lo stesso anche per lui”. E poi ci sono Roger Federer e Rafael Nadal, i mostri sacri del tennis mondiale. Lo scontro diretto di stanotte, oltre al fascino indiscusso della loro rivalità, chiarirà le idee sulla griglia di partenza newyorkese. Dovesse vincere Nadal, lo spagnolo sarebbe in pole-position anche per lo Us Open. In caso di successo di Federer, l’ultimo Slam dell’anno potrebbe essere il più equilibrato e incerto degli ultimi anni. Non solo ci sarebbero 6-7 favoriti, ma nessuno sarebbe nettamente davanti agli altri. Uno scenario che non si vede da quasi 10 anni. Sarebbe anche l’ora.

MASTERS 1000 CINCINNATI
Quarti di finale

Juan Martin Del Potro b. Dmitry Tursunov 6-4 3-6 6-1
John Isner b. Novak Djokovic 7-6 3-6 7-5
Tomas Berdych b. Andy Murray 6-3 6-4
Rafael Nadal vs. Roger Federer