ROLAND GARROS – Impressionante Ernests Gulbis. Il lèttone sfonda Berdych e acciuffa la prima semifinale Slam in carriera. Se alle dichiarazioni-show accompagna anche il tennis, il mix può essere esplosivo.
Di Cosimo Mongelli – 4 giugno 2014
L'importanza di chiamarsi Ernests Gulbis. Forse lo ha finalmente capito, il lèttone. E quando a fine partita, dopo aver disposto con facilità irrisoria di Tomas Berdych, il sorriso ha dipinto il suo volto s'è capito anche molto altro. "Today was best match of the tournament. Tomas got a little bit upset that I was hitting all the lines. I'm sorry" le sue parole a fine partita, tra l'ilarità generale. Già, le sue parole. Le più ricercate, le più aspettate, le più sottolineate. Le sue parole e le sue storie: storie di notti brave ed eccessi, troppi eccessi. Le sue parole e i suoi interessi, più unici che rari, tra libri di Dostoevsky e opere di Giuseppe Verdi. Ma in questo sport non conta essere solo interessanti. Serve anche altro. In questo sport non basta avere talento, colpi vincenti che altri nemmeno si sognano. Serve anche condirli con allenamenti, fatica, sudore. Ma ora c'è anche altro. Ora sembrano esserci quei piccoli particolari che possono aiutarti ad essere un vincente. E se con Federer s'era visto un barlume, oggi s'è vista la luce. La luce di un giocatore, un campione, che finalmente ci crede. Che finalmente entra in campo con gli occhi della tigre. Che finalmente si rende conto che può far sua la partita con ogni avversario. Lo diceva spesso, ma raramente lo dimostrava. Sul Campo Lenglen c’erano in palio tante cose, quasi tutto. Su tutte, la prima semifinale in uno Slam e l'ingresso certo nei primi dieci al mondo (solo una fantascientifica vittoria del torneo di Monfils potrebbe scalzarlo…).
LA FREDDEZZA CHE NON TI ASPETTI
Lo aspettano al varco, Gulbis. Certo, il suo avversario non s'è mai reso famoso per essere un vincente. Ma nessuno fa pieno affidamento sulla testa del lettone e si scrivono già i dèjà vu. Ma è quasi un miracolo quello a cui si assiste. No, non i colpi devastanti, le soluzioni, la fase difensiva a livelli altissimi. Sempre stati nelle sue corde. Ma la testa: Non un eccesso, non una parola fuori posto, non una protesta, non una racchetta guardata male nemmeno per sbaglio. Quasi impassibile, imperturbabile, glaciale nell'ora e mezza in cui non ha concesso nulla a Tomas Berdych. Non s'è vista l'ombra di un emozione né sui set point né sul match point più importante della sua carriera. Cinico come un mietitore di Slam qualsiasi. Il ceco s'è limitato a guardare e ammirare l'avversario giocare un tennis perfetto. Chi ama e tifa Ernests esulta e si commuove dopo il punto finale. E si rincuora quando, dopo aver salutato avversario e giudice, lo vede esplodere in un quel sorriso che fa trapelare tutta l'unicità del suo animo. Fino a ieri un ostacolo, una palla al piede per la scalata all'olimpo. Oggi, forse, solo il bellissimo corollario per un giocatore più unico che raro. Un giocatore, un personaggio, che serve come il pane a questo tennis. Foss'anche per pochi anni, ma serve. E farà divertire.
ROLAND GARROS MASCHILE – QUARTI DI FINALE
Rafael Nadal (SPA) vs. David Ferrer (SPA)
Andy Murray (GBR) vs. Gael Monfils (FRA)
Ernests Gulbis (LET) b. Tomas Berdych (CZE) 6-3 6-2 6-4
Novak Djokovic (SRB) b. Milos Raonic (CAN) 7-5 7-6 6-4
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