Novak Djokovic è convinto che una buona programmazione sia fondamentale per mantenere la vetta del ranking ATP. “Dovrò sacrificare qualche torneo”. Ma è difficile che ne giochi meno di 15…
Novak Djokovic dopo la vittoria a Dubai nel 2011. La sua stagione dovrebbe ripartire proprio dagli Emirati
Di Riccardo Bisti – 1 febbraio 2012
Dopo la grande vittoria all’Australian Open, Novak Djokovic è andato a letto a fatica. E’ riuscito a prendere sonno alle 8 del mattino, poi qualche ora dopo era di nuovo a disposizione di media e fotografi per gli scatti di rito con il Norman Brookes Trophy. Uno sforzo extra, piacevole quanto vogliamo, ma pur sempre un impegno. Con l’obiettivo di rendere sempre al top, il numero 1 del mondo ha deciso di ridurre il numero di tornei cui prenderà parte nel 2012. Il grande obiettivo è già nel mirino: Djokovic vuole vincere il Roland Garros, l’unico torneo che gli manca per completare il Career Slam, ma che soprattutto gli consegnerebbe il “Nole Slam”, ovvero il successo in quattro prove consecutive del Grande Slam, anche se in anni differenti. Non è la stessa cosa del “vero” Grande Slam, però sarebbe il primo a riuscirci dai tempi di Rod Laver, che nel 1969 li vinse tutti e quattro nella stessa stagione. Tra le donne c’è riuscita Serena Williams a cavallo tra il 2002 e il 2003, mentre in campo maschile ha sfiorato l’impresa Roger Federer nel 2007. Dopo aver vinto Wimbledon 2006 (in finale su Nadal), Us Open (contro Roddick) e Australian Open 2007 (+Gonzalez), è giunto in finale al Roland Garros, quando venne stoppato dal “solito” Rafael Nadal. Djokovic tiene particolarmente a questa impresa: nei libri dei record è ancora sensibilmente in ritardo rispetto a Federer e Nadal, e non è detto che li raggiungerà. Per questo, riuscire in un’impresa fallita da entrambi alimenterebbe il suo ego e – soprattutto – accrescerebbe il suo peso nella storia.
“Un vero Grande Slam è il top che si può chiedere a se stessi – ha detto il serbo – ma penso che bisogna sempre provare a crederci. Negli ultimi 18 mesi ho avuto delle esperienze incredibili e ho acquisito una fiducia incredibile. Sono al culmine della mia carriera, sto giocando come non mai, e questo mi fa pensare che nel 2012 io possa raggiungere grandi obiettivi. Ci sto pensando, non è un segreto”. Per riuscire nell’obiettivo, tuttavia, deve esserci qualche rinuncia. Ad esempio, non parteciperà al primo turno di Coppa Davis che la sua Serbia giocherà contro la Svezia a Nis. L’obiettivo è creare una programmazione che gli consenta di arrivare al top negli appuntamenti importanti. E poi quest'anno ci sono anche le Olimpiadi. Lo scorso anno, in effetti, è arrivato all’ultima parte di stagione con la lingua di fuori. Ha vinto lo Us Open per miracolo (ricordate i due matchpoint cancellati a Federer?), poi si è infortunato in Coppa Davis e non ha lasciato il segno né a Parigi né al Masters. Allora sta pianificando quella che lui chiama “wave strategy”. “L’anno scorso ho preso buone decisioni a livello di programmazione, partendo forte in Australia prima di prendermi un po’ di riposo in vista di Indian Wells, Miami e la stagione sul rosso. Ho bisogno di fare un piano simile anche nel 2012” ha detto “Nole”, dimenticandosi che lo scorso febbraio aveva giocato il torneo ATP di Dubai, vinto in finale su Federer.
In verità, la programmazione non è ancora pianificata. “Sarà molto difficile decidere i tornei che sacrificherò. Ma dovrò farlo, perché non posso giocare dappertutto. Comunque adesso salterò il primo turno di Coppa Davis. Mi siederò ad un tavolo assieme al mio team e vedremo cosa sarà il meglio per me. Dopo Miami ci sarà una settimana in più di pausa, quindi avrò più tempo per prepararmi alla terra battuta (significa che non ha intenzione di giocare l’eventuali quarto di finale di Davis? Ndr.). Monte Carlo è il mio torneo su terra preferito, abito lì, ci andrò di sicuro. L’anno scorso è stato molto triste non andarci.” Per ora, il programma di Nole sembra il solito. Risulta iscritto a Dubai (al via il 27 febbraio), poi difenderà il titolo sia a Indian Wells che a Miami. L’incognita, insomma, riguarda la stagione sul rosso. Se andrà a Monte Carlo, dovrà rinunciare ad (almeno?) un torneo tra Belgrado, Madrid e Roma, tutti vinti nel 2011. E sarà dura dover sacrificare il torneo di casa o uno dei due Masters 1000. Dopo Parigi, la stagione su erba dovrebbe limitarsi al solo Wimbledon più le Olimpiadi londinesi, mentre il resto dell’anno potrebbe anche essere analogo al 2011: Toronto, Cincinnati, Us Open, la trasferta asiatica (saltata l’anno scorso, con Pechino magari al posto di Basilea), Bercy e il Masters. Al netto della Coppa Davis, dovrebbero essere una quindicina di tornei. Gli stessi giocati nel 2011. Meno di così, francamente, sembra difficile.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...