L’Argentina vince e i giocatori sanciscono la spaccatura con Del Potro. Ironie e cori contro di lui. Il capitano: “Gli chiederò se vuole giocare con la Francia”
Juan Martin Del Potro nel giorno della sua ultima presenza in Davis, quando rinuncio a giocare contro Berdych a causa di un infortunio
Di Riccardo Bisti – 3 febbraio 2013
Jorge Viale è un ottimo giornalista. Ha lavorato oltre 10 anni per “Olè”, il più importante quotidiano sportivo argentino, e vanta innumerevoli collaborazioni con testate ed enti importanti (ESPN, la stessa ITF). Ama i dettagli e li sa raccontare come pochi. Adesso si è lanciato in una nuova avventura: seguirà la comunicazione di Juan Martin Del Potro e ne gestirà i rapporti con la stampa. Con grande professionalità, ha deciso di non scrivere più per il suo blog “Fue Buena”, creatura talmente interessante da travalicare i confini argentini. Avrà subito una gatta da pelare: la netta presa di posizione del team argentino di Coppa Davis. Del Potro ha scelto di non giocare in Davis nel 2013 per dare priorità alla carriera individuale, indebolendo una squadra che ha superato la Germania e ad aprile ospiterà la Francia in un match delicatissimo. Lo scorso 28 dicembre, dopo qualche giorno di febbrili trattative, Del Potro ha annunciato il forfait. Eppure, a modo suo, era presente anche nel weekend di Parque Roca. Era una fantasma che aleggiava. Le ferite sono ancora aperte. Il mondo del tennis argentino è spaccato: a Parque Roca, uno spettatore ha pensato bene di insultarlo. A suo volta, è stato insultato. I suoi (ex?) compagni di squadra non offendono nessuno, ma la presa di posizione sembra netta. Durante tutta la settimana, il team è sembrato unito più che mai. Tutti insieme per l’obiettivo. A 31 anni, Nalbandian ha abbandonato ogni pretesa di leadership e ha lasciato il posto in singolare a Berlocq senza battere ciglio. L’ambiente era disteso, al contrario di quanto accaduto nella semifinale contro la Repubblica Ceca. I giocatori lo ricordavano a ogni piè sospinto, come a voler sottolineare la differenza. “E’ bello vincere in questo modo – ha detto capitan Jaite – siamo stati insieme per 9 giorni e abbiamo creato un bel gruppo. Ma ne fa parte anche Del Potro: per lui le porte sono sempre aperte”.
Il capitano deve esprimersi così. I giocatori stanno zitti in pubblico, ma le urla dello spogliatoio si sentono anche fuori. E allora tutto il paese ha appreso di quel “Donde està? Y Delpo donde esta?” che i giocatori hanno cantato tra loro. Inoltre hanno dedicato il successo proprio a lui “che se la guarda in TV”. Durante la conferenza stampa, hanno chiesto a Jaite se Del Potro si era fatto sentire. “Per adesso, non ho ricevuto nulla”. Nalbandian si è messo a ridere, mentre Zeballos ha perso il microfono e ha detto: “Chi?”. I complimenti sono arrivati in forma pubblica, tramite il suo accounto Twitter, e in forma extra-privata con un sms al vicecapitano Mariano Zabaleta, suo conterraneo e padre putativo. In questi giorni, Palito era in Argentina. Si è allenato a Buenos Aires, poi ha trascorso un weekend di relax tra Bolivar e Tandil. Tornerà a giocare a Rotterdam, a partire dall’11 febbraio. Insomma, questa Davis avrebbe potuto giocarla. La verità è che non ha un buon rapporto con buona parte della squadra. Nel migliore dei casi, è inesistente. Martin Jaite insiste nel dire che lo vorrebbe di nuovo in squadra. Tuttavia non ci sono indicazioni che possa cambiare qualcosa, almeno a breve termine. Quando gli avranno riferito (magari lo stesso Viale) delle ironie nei suoi confronti, non l’avrà presa bene. Ma c’è un problema: questa Argentina (Monaco, Nalbandian, Berlocq e Zeballos) può battere l’armata francese? Tre anni fa, con un team pressochè uguale (c’era Schwank al posto di Berlocq, il capitano era Tito Vazquez) persero nettamente, anche se si giocava sul sintetico di Lione.
“E’ dura, con Del Potro abbiamo un potenziale maggiore. Se vincessimo sarebbe una sorpresa, ma pensiamo di poter creare una sorpresa”. Jaite proverà a chiamarlo, ma l’ultima parola spetta al giocatore. “La Davis è un evento seducente, ti stimola. Per me era così. Juan Martin ha detto che non avrebbe giocato per tutto il 2013, ma può cambiare idea. Io gli chiederò se ha voglia di giocare”. Tutto quello che sta succedendo è una splendida spiegazione del perché l’Argentina non ha ancora vinto l’Insalatiera, squadra più forte a non esserci mai riuscita. Con Del Potro al top della forma e Nalbandian ancora in efficienza, hanno ancora qualche chance: tra qualche anno sarà più dura, perché la “Legiòn” si è definitivamente estinta e i ricambi sono dignitosi ma non sembrano all’altezza. Contenti loro…
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