Amir Weintraub, n. 185 ATP, è stufo di frequentare i tornei minori e rimetterci soldi. Ha intenzione di focalizzarsi sulle gare a squadre. “E guadagnare come ogni essere umano”.
Amir Weintraub vorrebbe dedicarsi con più assiduità alle gare a squadre e meno ai tornei ATP
Di Riccardo Bisti – 8 maggio 2012
La vita del tennista è dura, si sa. O raggiungi un certo livello, e magari puoi lamentarti del colore dei campi di Madrid, oppure sei condannato. L’attività costa 40-50.000 euro l’anno, ma i guadagni sono quelli che sono. Puoi passare anni a giocare nei tornei minori, prosciugando il conto corrente della tua famiglia, e domandarti perché hai scelto di giocare a tennis e non a calcio. Dare quattro calci ad un pallone ti garantisce uno stipendio a prescindere dai risultati e azzera le spese. Per il tennista non è così. E allora i tennisti di seconda fascia si arrangiano come possono. Lasciando perdere il circuito ATP, la principale fonte di guadagno sono le gare a squadre. Germania, Francia, Belgio, ma anche Austria e Olanda offrono campionati di buon livello dove i tennisti possono guadagnare cifre a tre o quattro zeri. Garantite. Anche in Italia si può strappare qualche contratto, anche se il livello della nostra Serie A1 è stato duramente abbassato dalle regole imposte dalla federtennis, che hanno ridotto a soli quattro giocatori (di cui tre schierabili nella singola partita) le rose delle squadre, che dunque devono ricorrere ai junior o ai “tennisti bandiera”. Ma questa è un'altra storia.
Quello che ci interessa è il mondo parallelo dei campionati a squadre. Amir Weintraub compirà 26 anni il prossimo 16 settembre ed è uno dei tanti tennisti che sgomitano nel circuito minore. Il suo obiettivo è “entrare tra i primi 100 e restarci per cinque anni”. Finora gli è andata male: non è mai andato oltre la 170esima posizione e attualmente è al numero 185 ATP. Israeliano, non è certo il nuovo Mansdorf e probabilmente non raggiungerà i livelli di Dudi Sela. Ne sta prendendo coscienza. Weintraub conosceva i campionati a squadre, ma si era sempre detto che non facevano per lui. “Io sono un professionista con un obiettivo ben preciso, mentre questi eventi si sovrappongono ai tornei ATP. Giocarli mi impedirebbe di accumulare punti per la mia classifica. Ma il tempo passa, e i soldi attirano la mia attenzione. E mi domando se non sia il caso di iniziare a contare i soldi anziché i punti ATP”. Le gare a squadre si giocano in contemporanea ai tornei ATP, ma a differenza del circuito hanno un grande vantaggio: i guadagni sono garantiti, anche in caso di sconfitta. E non c’è la pressione di difendere la classifica e calcolare i punti in scadenza. I guadagni dipendono dal ranking ATP. Nella Premier Division francese un top 100 può incassare fino a 6.000 euro a partita, mentre un tennista tipo Weintraub può intascarne 2.500. Soldi netti, puliti, che in un torneo challenger si guadagnano (lordi) solo arrivando in finale o in semifinale (a seconda del montepremi). I top 30 arrivano a guadagnare 12.000 euro a partita. “Trovate un torneo extra-Slam che paghi così bene” chiosa Weintraub.
Il campionato francese si gioca a novembre. La formula è simile al campionato italiano, ma è compressa in cinque settimane (si gioca anche durante la settimana). Ci sono giocatori importanti come Tsonga, Monfils, Gasquet, Mahut e decine di giocatori compresi tra la 100esima e la 300esima posizione. Secondo Weintraub, il campionato francese è il più remunerativo insieme alla Bundesliga tedesca e alla nostra Serie A. “Ma sono i più difficili dove poter entrare. Il pubblico vuole vedere i giocatori locali. In Francia ho visto impianti sovraffollati”. Weintraub ha un problema in più: essendo israeliano, è extracomunitario. Le norme prevedono la possibilità di tesserare un solo giocatore al di fuori della Comunità Europea, e generalmente i club si giocano il “jolly” su tennisti meglio piazzati. “Bisogna avere gli agganci giusti. Se poi ti comporti bene, ti adatti alla squadra e allo stile di vita locale c’è la possibilità di essere confermato per gli anni successivi, proprio come succede negli sport di squadra”.
Quando firmi un contratto con il campionato francese ti impegni con la squadra, proprio come un calciatore. Questo crea una specie di conflitto di interessi: le partite si giocano al sabato, e se un tennista è impegnato in un torneo nella stessa settimana non può permettersi di arrivare in fondo perché al sabato deve giocare la gara a squadre. “Sentitevi liberi di prendere questa affermazione come una spiegazione per alcuni strani risultati nel tour” chiosa Weintraub. Un paio d’anni fa, Weintraub ha giocato un campionato europeo. Diversi giocatori avevano pochi punti ATP o addirittura erano privi di ranking. “In semifinale ho perso contro un ottimo giocatore che però non aveva classifica mondiale. Gli ho chiesto: “Sei forte, perché non giochi nel circuito?” e lui, candidamente “Ho firmato con club in Francia, Germania, Belgio e Italia e riesco a portare a casa 80-100.000 euro l’anno. Tutte le spese sono sostenute dai miei club. Perché dovrei giocare nel circuito, dove potrei soltanto perdere soldi?”. Risposta devastante, che ha spinto Weintraub a riflettere. Si è interessato anche al World Team Tennis americano, dove non ci sono limiti per i giocatori stranieri. Per essere selezionati, tuttavia, bisogna essere molto forti. “E poi c’è il problema del periodo. Il campionato si gioca a luglio, su 3 settimane. Se giochi puoi guadagnare abbastanza ma devi dimenticarti il tour principale”. Weintraub è disilluso. “Credo che succederà, anche se lentamente, i giocatori israeliani preferiranno giocare le gare a squadre piuttosto che il circuito mondiale. E io sono uno di loro. Alla fine, lo sport è anche business. Ho 25 anni, forse è giunto il momento di smettere di perdere soldi ogni anno e di iniziare a guadagnare un po’, proprio come ogni essere umano”. Intanto gioca il campionato israeliano, dove vince il titolo da 6 anni. Il problema è che gli emolumenti sono noccioline rispetto all’estero. “Ma forse c’è la possibilità di evolversi: di recente abbiamo verificato la possibilità di parteipare, con la nostra squadra, a uno dei campionati internazionali”.
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