La scuola e la didattica sono essenziali per ottenere il meglio da ciascuno. E piuttosto che distribuire etichette educatori e insegnanti devono offrire un ventaglio di soluzioni adatte alle diverse esigenze
Per assolvere al suo ruolo formativo, la scuola tennis deve avere struttura piramidale: ampia base di neofiti alle prime armi e via via gruppi più avanzati di maggiore esperienza. Il poliedro immaginario dovrebbe culminare in un apice ristretto, frequentato dai pochi eletti che calpestano il sentiero della competizione. Stando così le cose, il concetto di centro addestramento assume i dettami di un sistema complesso che richiede sfumature differenziate di natura sia didattica sia motivazionale. Un’esigenza che l’insegnamento dovrebbe fronteggiare tramite un rafforzamento psicologico diretto a un habitat diversificato che metta tutti a proprio agio favorendo in primis i principi inalienabili della socializzazione e dell’educazione sportiva. E se le nozioni di base dovrebbero coniugarsi con una didattica facile e accattivante, quelle agonistiche mettono radici in aspetti mentali più vicini alla gestione del gioco. Così la scuola, nella sua interezza, dovrebbe destinare ai partecipanti un caleidoscopio di soluzioni tecniche e psicologiche in grado di offrire un’occasione di crescita ai meno ambiziosi come un trampolino di lancio a chi vuole studiare da campione. Tutto si gioca in fase di valutazione e talora le motivazioni con cui alcuni giovani sono giudicati «scarsi» lasciano perplessi. «Troppo pigro, poca testa, scarso talento» , ecco solo alcune delle etichette appioppate a campioni, divenuti tali dopo che sonore bocciature in età giovanile li avevano posti in second’ordine rispetto a coetanei meno dotati e semplicemente più precoci.
Visti in quest’ottica, i criteri selettivi dovrebbero far leva su un insegnamento intuitivo, ricco di proposte adeguate che garantiscano a ognuno la possibilità di esprimersi al meglio, indipendentemente dalla scelta, ludica o agonistica, adottata. Solo così, la proposta sportiva del contenitore piramidale sarà in linea con le tappe biologiche dell’età evolutiva e solo così, ogni allievo si sentirà accolto per quello che è, senza rimanere vittima di un giudizio superficiale che osanna i migliori come dei superman e bolla i meno dotati come brutti anatroccoli da mettere in disparte.
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