Quanto conta la personalità in campo ai fini di una vittoria? Hai mai fatto caso al tuo body language? Alcuni preziosi consigli per migliorare questi dettagli
Preso dal via vai del gioco, anche a un occhio attento può sfuggire il fluido invisibile che avvolge due tennisti in campo. Qualcosa di etereo che sfugge al tatto, ma che c’è. Parliamo di Personalità, quel certo nonsoché espresso con fare Simmetrico o Complementare.
Il primo modello è tipico di una condotta propositiva che tende a svettare sugli altri, mentre il secondo tende a ripiegare in un ruolo di gregarietà che induce a sudditanza. Una condizione psicologica che ha riflessi sul modo di proporsi e avvalora il detto secondo cui ‘le partite si vincono già prima di entrare in campo’. Può anche accadere che i contendenti abbiano entrambi personalità spiccata. In tal caso si avrà una condizione di piena Simmetria. Il gioco sarà ricco di spunti interessanti e quasi certamente il match si risolverà soltanto di misura. Molto passa per un gioco di espressioni che una definizione esotica liquida come “body language”. Sottolineare un bel punto con una gestualità grintosa può trasmettere segnali di simmetria spiccata così come simmetrico è il ritorno alla positività dopo un punto andato a male. Di contro, lasciarsi andare ad atteggiamenti di eccessivo scoramento, trasmette uno spirito complementare che molte volte prelude alla sconfitta.
Ma attenzione alle apparenze! Opposto ad avversari plateali, un giocatore potrebbe apparire complementare, salvo rivelarsi fortemente simmetrico grazie a un fare taciturno che ne fa un soggetto assai concreto. Dunque il linguaggio del corpo da solo non basta, serve anche il resto, altrimenti tutto finisce per scivolare in uno scimmiottamento ridicolo e fine a se stesso.
Tant’è che non fu solo un marcato body language a risolvere il confronto tra il rampante Aaron Krickstein e un attempato Jimmy Connors nel lontano agosto del ’91. Quel giorno, complementare fu l’atteggiamento del giovane fenomeno allorché sul centralone di Flushing Meadows non poté impedire al leone dell’Illinois di tenere una condotta simmetrica per l’intera durata del match. Cinque set in cui il mancino americano, 15 anni più anziano, sprizzò tale e tanta personalità da schiacciare quella del giovane avversario e riportare un incontro rimasto negli highlights dello slam americano.
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