Siamo andati al processo a carico dell'aretino e del campano, ma i giornalisti non hanno potuto assistere in virtù del Regolamento di Giustizia. Ma abbiamo appreso ugualmente qualcosa. Bracciali fuori dall'aula per due ore, focus su Starace? Il rinvio è stato chiesto dal suo avvocato.

ROMA – Il Giorno del Giudizio è rimandato. Daniele Bracciali e Potito Starace resteranno ancora un po' sulla graticola prima di conoscere l'esito dell'eterno procedimento a loro carico: i due  sono sospettati di aver alterato l'esito di un incontro, giocato al torneo ATP di Barcellona 2011, allo scopo di trarre guadagni illeciti tramite le scommesse. L'appuntamento era alle 10.30 presso il Palazzo delle Federazioni Sportive di Viale Tiziano, a Roma, dove fino a qualche anno fa aveva sede anche la FIT prima di trasferirsi presso la Curva Nord dello Stadio Olimpico. Purtroppo non possiamo raccontarvi l'udienza, poiché prima dell'inizio è stato chiesto ai giornalisti presenti (eravamo in 4) di abbandonare la sala. Un funzionario ci ha poi spiegato che i Procuratori si sono avvalsi dell'articolo 100, Comma 1, del Regolamento di Giustizia FIT, che recita testualmente così: “L'udienza innanzi al Tribunale Federale si svolge in camera di consiglio: è facoltà delle parti di essere sentite”. Una norma che non condividiamo: data l'importanza e la delicatezza del processo, per dare un'informazione più corretta sarebbe opportuno darci la possibilità di seguire i dibattimenti. Fa riflettere che i processi per vicende ben più gravi e/o importanti (stragi, omicidi, truffe) siano stati pubblici, facendo la fortuna di alcune trasmissioni televisive, su tutte “Un Giorno in Pretura”. I giornalisti in aula (e milioni di persone in TV) hanno potuto ascoltare le risposte di imputati con accuse molto (ma molto) peggiori di quelle di Bracciali e Starace, mentre i procedimenti sportivi, a quanto pare, devono svolgersi in camera di consiglio (anche se il Regolamento di Giustizia FIT, a ben vedere, non recepisce un'indicazione del Codice di Giustizia Sportiva del CONI, che regola la presenza di esterni a questo tipo di processi). Fatta la lunga ma doverosa premessa, possiamo ugualmente raccontarvi qualcosa. I protagonisti, prima di tutto: Daniele Bracciali è stato il primo ad arrivare, alle 10 del mattino, accompagnato dagli avvocati Alberto Amadio e Filippo Cocco (oltre a una giovane assistente dello studio legale di Cocco), mentre Potito Starace si è presentato alle 10.35 con l'avvocato Luigi Chiappero, molto noto perché difensore della Juventus nel famoso processo per doping (anch'esso aperto a pubblico e telecamere). Dall'altra parte c'erano i procuratori FIT, il Tribunale Federale (la commissione che sarà chiamata a giudicare), l'avvocato della FIT Massimo Proto e anche un rappresentante della Procura Generale del CONI.

 

NUOVE CONTESTAZIONI, NUOVO RINVIO

La prima sorpresa è arrivata poco dopo l'inizio dei lavori: dopo nemmeno 10 minuti è stato fatto uscire Corrado Tschabuschnig, manager di Potito Starace. “Visto che il dibattito si è fatto molto acceso, per mantenere un clima di serenità è stato ritenuto opportuno che io uscissi” ha detto Tschabuschnig sull'orlo della porta gialla che tracciava il confine tra la “Sala Consiglio” e il resto del palazzo. L'ulteriore colpo di scena è arrivato intorno alle 11, quando è uscito Daniele Bracciali. Per un paio d'ore, l'aretino è rimasto fuori dall'udienza. Mentre “Braccio” girava per il piano terra come un'anima in pena, dentro i procuratori si sono evidentemente concentrati su Starace. La tensione si tagliava con un coltello. Ovviamente, massimo riserbo sui contenuti della discussione. Tuttavia, sembrerebbe (sembrerebbe!) che gli 007 federali si siano focalizzati su ulteriori partite di Potito. Tra queste, i match giocati nel 2006 al challenger di Biella e allo Us Open. A Biella perse all'esordio contro Stefano Galvani, ritirandosi quando era in vantaggio per 6-2 4-2, mentre allo Us Open fu sconfitto in quattro set da Noam Okun. Ripetiamo: non abbiamo certezze, ma è possibile che si sia parlato anche di questo. Alle 12.49 Bracciali è stato fatto rientrare, ma è stato giusto lo spazio di un coffee-break. Niente pausa pranzo, avanti a oltranza. Si pensava che il dibattito potesse andare per le lunghe, poi verso le 13.30 si è diffusa la voce che Chiappero avesse chiesto un ulteriore rinvio. A questa richiesta si sono accodati Amadio e Cocco. A quel punto si è capito che la partita si sarebbe giocata lì: rinvio o dibattimento a oltranza. Intorno alle 14, il liberi tutti. La richiesta di Chiappero è stata accolta e la prossima udienza si terrà mercoledì 17 giugno a Verona, alle ore 16. Come mai Verona? Un semplice compromesso logistico: i protagonisti del processo arrivano da diverse parti d'Italia ed è stato ritenuto che la città di Romeo e Giulietta fosse la più comoda per tutti. Ad avallare la nostra idea che la Procura abbia messo sul tavolo ulteriori accuse a carico di Starace, il fatto che il rinvio sia stato chiesto da Chiappero. A quanto pare, sono emerse cose nuove e sono state fatte ulteriori contestazioni che hanno spinto Chiappero a chiedere il tempo (anche breve) per rilevare alcuni dati tecnici e sportivi. Nella fattispecie, sembra, alcuni elementi clinici da presentare a difesa del suo assistito.

 

CLIMA PESANTE

Quanto durerà ancora la telenovela? Difficile dirlo. A Verona inizierà la “discussione finale”, ma non è dato sapere se ci sarà la tanto attesa sentenza. Accusa e difesa la pensano diversamente. “Non posso sapere con esattezza se ci sarà la sentenza, ma data la complessità del tema mi sentirei quasi di escluderlo” ha detto Guido Cipriani, uno dei tre procuratori. La difesa di Bracciali, invece, sostiene che potrebbe essere la volta buona. “Ad oggi, riteniamo che non ci siano motivi conosciuti per rinviare ulteriormente la decisione – hanno detto – noi riteniamo molto probabile che possa essere il giorno decisivo. L'unico dubbio riguarda l'orario dell'udienza: si comincia alle 16 e quindi potrebbe anche non esserci tempo a sufficienza”. Ad ogni modo, la sentenza di primo grado sarà appellabile. Il secondo grado di giudizio sarà di competenza della Corte Federale di Appello (ultimo grado intra-federale), dopodichè ci sarà il Collegio di Garanzia del CONI, senza giudici FIT ma solo quelli nominati dal CONI. Qualora le due parti non fossero soddisfatte, si uscirebbe dall'ambito strettamente sportivo e si potrebbe arrivare al TAR del Lazio oppure (anche se non tutti pensano sia possibile) al CAS di Losanna, ente ultimo per qualsiasi vicenda di questo tipo. “Ma noi non pensiamo a questo – ci hanno detto i difensori di Bracciali – la nostra strategia difensiva è improntata ai primi gradi di giudizio”. E i giocatori? Bocche cucite, almeno davanti ai taccuini. Starace, con addosso una camicia blu notte, è parso un filo più nervoso di Bracciali, anche lui molto teso ma più propenso alla chiacchierata, almeno informale. Il clima era piuttosto teso: pur restando nel rispetto assoluto tra le parti, si respira aria pesante. Prima dell'inizio, dalla difesa c'era particolare soddisfazione per la presenza dei giornalisti. “Ci fa gioco…” è stato detto. Nel corso del dibattito, c'era qualcuno piuttosto nervoso. “Queste cose si possono fare soltanto in assenza della stampa” abbiamo sentito con le nostre orecchie. Naturalmente, non sappiamo a che cosa ci si riferisse. Tra l'altro, sembra che durante l'udienza sia stata fatta una sottile battuta sulla recente conferenza stampa di Bracciali. L'episodio in sé non ha alcuna rilevanza, ma è esemplificativo del clima che si respira. La nostra linea è chiara: come sempre, TennisBest fa il tifo per la giustizia. Vogliamo che emerga la verità e che Bracciali e Starace abbiano una sentenza giusta: condannati se colpevoli, assolti se innocenti. Continueremo a cercare di informarvi nel modo più onesto, completo e fedele su una vicenda che ha varcato i confini dell'Italia e che non deve cadere sotto silenzio.
 

La Sala Consiglio del Palazzo delle Federazioni Sportive: è qui che si è tenuto il processo Bracciali-Starace (foto d'archivio)