Il numero uno del mondo sbanca anche Monte Carlo: è l’unico nella storia ad aver vinto consecutivamente i primi tre Masters 1000 della stagione. Berdych lo trascina al terzo set, ma si arrende 7-5 4-6 6-3.Il record di 42 vittorie consecutive del 2011 non è ripetibile, perché Novak Djokovic ha perso da Karlovic a Doha e da Federer a Dubai, ma la sostanza è addirittura meglio di quattro anni fa. Allora il numero uno del mondo saltò il Masters 1000 di Monte Carlo prima di centrare l’accoppiata Madrid-Roma, mentre stavolta nel Principato ha giocato e vinto per la seconda volta. Ad oggi, nel 2015 sembra non avere avversari. L’ultimo a provarci è stato Tomas Berdych, bravo a obbligarlo agli straordinari ma troppo poco costante per spuntarla, contro un rivale che quando il gioco si fa duro riesce sempre a trovare qualcosa in più. L’ha dimostrato sabato con Nadal e si è ripetuto in finale, con un 7-5 4-6 6-3 spezzato esattamente in due da un’interruzione per pioggia durata poco più di un’ora. Ha dato una mano a Berdych, ma non è stata sufficiente per cambiare i piani di Djokovic, campione proprio a due passi da casa. Al termine della cerimonia di intitolazione del Campo Centrale a Ranieri III di Monaco (scomparso dieci anni fa), il serbo è nuovamente partito alla rincorsa, sbagliando tantissimo nei primi due game e tenendo per tutto il primo set un body language piuttosto negativo. Dopo un torneo perfetto, sembrava a corto di energie e soluzioni, poco reattivo con le gambe e poco tranquillo. L’ha esternato lamentandosi di tutto: del campo scivoloso, del pubblico rumoreggiante, del vento, ma non ha mai staccato gli occhi dall’obiettivo. E non appena Berdych ha regalato qualcosina, faticando ad aggrapparsi alla prima di servizio, l’ha punito con la solita precisione da cecchino.
 
NOLE ANCORA LETALE ALL’INIZIO DEL TERZO SET
È passato da 2-3 a 5-3 in men che non si dica, poi è tornato a commettere qualche errore di troppo e si è lasciato riacciuffare, ma sul 5-5 ha ripreso il forcing da fondo campo, andando a prendersi il primo set. Messa la testa avanti, ha capito che il match non gli sarebbe più sfuggito di mano, nemmeno se fosse finito al terzo, in cui a livello Masters 1000 vanta un rendimento incredibile. Nella finale monegasca si è preso la ventunesima vittoria consecutiva, tradotto: al terzo non perde mai, nemmeno quando come oggi ci arriva con il morale sotto le scarpe. Durante lo stop per pioggia, Berdych ha riordinato le idee e deciso che avrebbe venduto carissima la pelle, ripresentandosi in campo con il dritto dei giorni migliori. Gli è servito a comandare gli scambi e prendersi sul 3-3 un break pesantissimo, poi conservato senza difficoltà fino alla fine. Ma appena il terzo set è scattato, la partita è tornata ad assumere la piega ideale a Djokovic, come già contro Murray nella finale di Miami. Quasi a volersi redimere per aver lasciato per strada il primo set della settimana, ‘Nole’ ha dato il 110% nelle prime battute, e Berdych non ha retto, tradito proprio da quel dritto che tanto gli aveva dato in precedenza. Cinque errori nelle prime fasi gli sono costati lo 0-2, poi subito diventato 0-4, e il match è finito lì. In realtà il ceco, dopo aver recuperato il primo break e salvato due palle dell’1-5, ha anche avuto una chance per rifarsi sotto, vanificata da una brutta risposta sulla seconda di servizio del rivale, diventata l’unico rammarico da portarsi negli spogliatoi.
 
IL RECORD DI NADAL SI AVVICINA
La sintesi del match l’ha data Berdych stesso a fine partita: “Novak è stato più bravo, a me è nuovamente mancato uno step”. Lo stesso che cerca invano ormai da troppi anni, ma col nuovo coach Dani Vallverdu sembra più vicino che mai. Lo dice un tennis più consistente nei momenti importanti e lo conferma la classifica stagionale, che lo vede al secondo posto, primo fra gli umani. Sopra di lui, con oltre il doppio dei punti, solo l’extraterrestre Djokovic, il cui dominio pare addirittura più netto rispetto a quello di Roger Federer nel suo magico 2006. Al tempo lo svizzero doveva guardarsi da Nadal, che l’avrebbe superato un paio d’anni più tardi, mentre il nuovo Re del tennis mondiale, piaccia o meno, pare sempre più inarrivabile. Da Bercy 2014 in avanti, i tornei importanti portano tutti la sua firma, veloce indoor, cemento outdoor o terra non fa alcuna differenza. È il primo tennista della storia a centrare nello stesso anno la tripletta Indian Wells-Miami-Monte Carlo, che gli permette di raggiungere Federer a quota 23 Masters 1000 in carriera, ma soprattutto di avvicinare sempre di più il record di Rafael Nadal, in testa a quota 27. Pareva un traguardo lontanissimo, invece gliene mancano appena quattro. I prossimi quattro?
 
MASTERS 1000 MONTE CARLO – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Tomas Berdych (CZE) 7-5 4-6 6-3