Ha perso un set al primo turno di uno Slam dopo sei anni, ma il numero uno del mondo è soddisfatto. “La situazione è in continuo miglioramento, spero di arrivare presto al massimo”. “Nole” parla anche del nuovo ruolo di presidente del Consiglio giocatori: “una responsabilità accettata volentieri, darò il mio apporto per rendere il tennis uno sport migliore”.

È stato subito costretto a lasciare per strada un set, come all’esordio in un torneo del Grande Slam non gli succedeva addirittura da sei anni, ma Novak Djokovic si è detto comunque contento della sua prima uscita sui campi di Flushing Meadows. Più del risultato, che recita 6-3 5-7 6-2 6-1 e racconta bene come è andata sull’Arthur Ashe contro Jerzy Janowicz, per il numero uno del mondo l’importante era testare la condizione del polso sinistro, dolorante già da prima delle Olimpiadi. “Sta migliorando giorno dopo giorno – ha detto “Nole” in conferenza stampa – e spero che con l’andare avanti del torneo riesca a raggiungere la miglior condizione. Sono stato bravo nel terzo e nel quarto set, a tornare subito al comando dopo aver ceduto il secondo”. Nel corso del primo set ha chiesto l’intervento del fisioterapista, ma non per il polso, bensì per un problema al braccio destro. Ma l’ha minimizzato lui stesso: “Non è stato nulla di che. Sono felice di come è andata in campo, e preferisco guardare alla situazione giorno per giorno. Al momento mi sento bene, e penso positivo, ma domani è un altro giorno. Spero di essere in grado di giocare al massimo già dal prossimo incontro”. I giornalisti presenti in sala interviste hanno provato a stuzzicarlo sui “problemi personali” con cui ha ammesso di aver combattuto a Wimbledon, ma “Nole” ha preferito glissare. Più semplice farlo parlare del suo prossimo avversario, Jiri Vesely, uno dei cinque ad averlo sconfitto quest’anno, precisamente sulla terra di Montecarlo. “Ma qui cambia tutto: la superficie, la durata, le circostanze, anche se Velsey merita comunque rispetto. È nel giro da un paio d’anni, ha un buon tennis, ottimo servizio e diritto, si muove bene. Vedremo. Sicuramente non avrà giocato spesso sull’Arthur Ashe, dove le condizioni sono un po’ diverse. Spero di riuscire a togliere peso al suo servizio e trarne vantaggio”.

“AL LAVORO PER IL BENE DEL TENNIS”
 La conferenza stampa è stata anche l’occasione per parlare del suo nuovo impegno come Presidente del Consiglio dei giocatori dell’ATP. Ne aveva già fatto parte nel triennio 2008-2010, prima di abbandonare, ma dopo qualche anno di assenza è tornato in sella e sarà in carica fino alla fine del 2018. “Per prima cosa è un onore far parte del Consiglio. Ho accettato senza esitazioni perché si tratta di una responsabilità importante, che la maggior parte dei miei colleghi ha pensato di offrire a me. Ovviamente farò il massimo per dare il mio contributo all’evoluzione del tennis, e già il primo consiglio è stato molto produttivo. Io sono stato eletto Presidente, mentre Kevin Anderson è il vice, ma questi ruoli non contano molto. Siamo tutti sullo stesso piano: la cosa importante è sedersi insieme e discutere nuove proposte. A volte ci sono dei conflitti fra la parte composta dai giocatori e il board dei direttori dei tornei, ma alla fine della giornata siamo comunque tutti sulla stessa barca e con la stessa missione: rendere migliore il nostro sport. Infine, anche una domanda sull’assenza di Federer, fuori dai giochi per il secondo degli ultimi tre Slam. “Non credo che l’assenza di Federer renda il torneo più semplice, non credo sia un fattore, perché il tabellone è comunque composto da 128 giocatori, e ci sono tutti i più forti. Sicuramente avere o non avere Federer in gara fa molta differenza per gli organizzatori e per i tifosi, perché è uno dei giocatori più popolari e più vincenti di tutti i tempi. Ma per quanto riguarda noi giocatori, dobbiamo concentrarci su chi c’è. Credo che il parterre dei giocatori sia comunque di altissimo livello, e sono certo verrà fuori un ottimo torneo”.