LA STORIA – Anche il tennis ha avuto la sua zingara. Virginia Ruzici ha vinto un Roland Garros, ma il suo carattere l'ha penalizzata. Però, con i tarocchi ci sapeva fare…
Virginia Ruzici in compagnia di Simona Halep
Di Riccardo Bisti – 19 dicembre 2013
“Prendi questa mano, zingara
Dimmi pure che futuro avrò”
Per questa piccola strofa, Francesco De Gregori ha subito accuse di plagio. Qualche anno prima, Iva Zanicchi aveva cantato un verso simile. E’ una canzone soffusa, che evoca il mistero e il fascino delle streghette che leggono e prevedono il futuro. Chissà a chi pensava, mentre la componeva. Chissà quale immagine aveva in mente quando cantava "La tua bocca e le tue dita parlano / Il tuo anello rovesciato si illumina". Sembra la foto che avete visto in home page. La foto di Virginia Ruzici, un’ape che ha volteggiato nel mondo del tennis a cavallo tra gli anni 70 e 80. La Ruzici è famosa per un paio di motivi: il primo è una vittoria, una bella vittoria al Roland Garros 1978, suo unico titolo del Grande Slam. Il secondo è più curioso: è grazie a lei, infatti, che è nata l’epopea delle sorelle Williams. Non è leggenda, ma sono i racconti di papà Richard. Un pomeriggio, era davanti alla TV a seguire una finale vinta da Virginia. L’incontro era commentato da Bud Collins, che disse più o meno così: “Ecco un assegno da 40.000 dollari, decisamente non male per quattro giorni di lavoro”. Richard sobbalzò dal divano e decise che Venus e Serena sarebbero diventate campionesse di tennis. Missione compiuta. Eppure la Ruzici era molto di più. Una giocatrice graziosa ed elegante. Capelli neri corvini, sguardo magnetico. Condivideva i tratti somatici con Ilie Nastase, ma aveva un carattere diametralmente opposto. Mentre lui faceva uno show dopo l’altro, lei era timida e insicura. Aveva tutto per raggiungere le migliori dell’epoca (la prima Evert, Billie Jean King, Evonne Goolagong), ma non ce la fece a causa di un vivo complesso d’inferiorità. Dopo la vittoria al Roland Garros (in finale su Mima Jausovec), andava dicendo: “Ma davvero ho vinto io? Sogno o son desta?”. Con una mentalità del genere, è difficile emergere. Almeno con continuità. Una volta, in preda a un attimo di scoramento, parlando delle magnifiche tre, disse: “Francamente non so cos’abbiano che mi manca. So solo che vengono da un altro pianeta, un pianeta che non è il mio e dove forse non salirò mai in pianta stabile. Se magari fossi nata negli Stati Uniti, o magari in Australia…”.
Eccolo, il problema. La Romania faceva parte del blocco comunista. Tutti i migliori atleti avevano difficoltà nel viaggiare e vedevano l’occidente come un Eldorado irraggiungibile. Soltanto Martina Navratilova, a costo di un duro sacrificio personale, riuscì a liberarsene. Virginia no, non ce l’ha mai fatta. Pur potendo giocare alla pari con le migliori, ha sempre guardato il ballo principale dallo spioncino, come se non si sentisse troppo bella per danzare. “Mi accontenterei di avvicinarle”. Quando le affrontava, andava in confusione e finiva col commettere errori grossolani, proprio perchè sentiva di dover dimostrare qualcosa. Era innamorata del tennis nella sua essenza più pura, lo vedeva come un qualcosa di magico. Una missione, più che un lavoro. Una volta disse: “Giocare a tennis mi offre le stesse emozioni che prova il musicista nel creare un componimento o un pittore nel dipingere un quadro. La bellezza del gesto mi offre sensazioni che nemmeno la vittoria in una partita mi darebbe”. E così, inseguendo le sue utopie, non è mai andata oltre l’ottava posizione WTA, che resta comunque il miglior piazzamento mai ottenuto da una tennista rumena. Un record minacciato da Simona Halep, autrice di una stagione straordinaria e ormai pronta a sbarcare tra le prime 10. Non c’è invidia in Virginia, e non solo perchè ha sempre avuto un carattere dolce. C’è anche un interesse, visto che la segue come manager da ormai cinque anni. L’ha notata quando vinse il Roland Garros junior (il destino…). “Dopo il ritiro, ho lavorato cinque anni per la IMG – racconta Virginia, che oggi ha 58 anni portati alla grande – ho seguito Seles, Sanchez, Pierce, Kournikova…lavoravo agli uffici di Parigi. Quando ho visto Simona, ho subito capito il suo potenziale. Non aveva nessuno che si occupasse di lei, mi sono proposta…e adesso lavoriamo ancora insieme”.
Parlando con la stampa del suo paese, ha detto che la Halep ha il potenziale per entrare tra le prime 5. “Vincere uno Slam? Se evita gli infortuni e riesce a gestire la pressione, credo che abbia una chance. Si adatta bene a tutte le superfici, ma probabilmente avrà più possibilità al Roland Garros”. Sembra una frase buttata lì, ma non sottovaluteremmo le doti di veggente della Ruzici. In fondo è una zingara. E, per chi ci crede, gli zingari hanno doti particolari. Virginia non fa eccezione, come ha raccontato un’altra Virginia, la Wade, in una rarissima dichiarazione. Diverse giocatrici stavano tornando da un evento in Giappone. Nella noia del volo, la Ruzici si propose di leggere il futuro delle compagne tramite i tarocchi. Nessuna decise di rischiare….tranne la Wade. Correva l’anno 1977, e sappiamo tutti cosa accadde nel 1977 della Wade. Così altruista, non è riuscita a portarsi altrettanta fortuna. Quando aveva 17 anni, si è infortunata gravemente al menisco del ginocchio destro, giocando buona parte della carriera con un vistoso tutore. Ha avuto anche problemi al polso, senza contare le difficoltà relative alla sua cittadinanza. Una volta vinse una macchina aggiudicandosi un torneo in Germania, ma non l’ha mai potuta riportare in Romania, perchè avrebbe dovuto praticamente rivenderla per pagarci le tasse. Ma quel tocco un po’ magico non l’ha mai abbandonata. Neanche quando è diventata un’ottima commentatrice su Eurosport, sviluppando un curioso accento francese. Non fatichiamo a immaginarla tra fumi, carte e tarocchi mentre prevede il futuro della Halep. E se ha indovinato la vittoria a Wimbledon della Wade…la zingara può tutto. Prendi questa mano, zingara.
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