La Errani demolisce la Kleybanova e ci regala il terzo punto. Le azzurre conquistano una meritata Fed Cup: sono state brave ad approfittare di alcune circostanze favorevoli.
L'esultanza di Sara Errani: questa è la sua prima Fed Cup vinta da protagonista
(Foto Costantini – FIT / E' di Costantini anche la foto in home page)
Dall’inviato a Cagliari, Riccardo Bisti – 3 novembre 2013
La cosa più bella l’abbiamo vissuta durante il palleggio di riscaldamento. Quando lo speaker ha annunciato la malattia di Alisa Kleybanova, da cui la russa è guarita con coraggio, si è alzato un applauso spontaneo e un tantino commovente. Per il resto, il punto che ha regalato all’Italia la sua quarta Fed Cup è stata una non-partita. L’unico dubbio riguardava la durata del match: quanto avrebbe resistito la Kleybanova a Sara Errani, una delle più forti terraiole del globo? Alisa non giocava un match ufficiale sul rosso dalle pre-qualificazioni di Roma 2012. Per trovare un match nei registri WTA, invece, bisognava andare 12 mesi più indietro, alla settimana del Foro Italico 2011, quando scoprì che le avevano diagnosticato il Linfoma di Hodgkin. Purtroppo per lo spettacolo, Alisa è durata poco, pochissimo. Lo spazio di due game. Ma era chiaro, sin dal primo scambio (palla corta delle Errani su cui non ha nemmeno provato ad arrivare), che non ci sarebbe stata partita. Un dolce planare verso la vittoria per noi, un’amara agonia per loro. La russa più competitiva presente a Cagliari, probabilmente, era in cabina di commento. A commentare per NTV Plus Tennis, infatti, c’era Elena Dementieva, ritiratasi tre anni fa ma ancora in formissima. Considerando che è più giovane della Schiavone, con un po’ di allenamento sarebbe stata ancora competitiva. Certamente più di un quartetto che si è presentato a Cagliari senza ambizioni. Siamo onesti: hanno rischiato di portare a casa un punto solo grazie alla pessima prestazione di Roberta Vinci, ma non ci sono riusciti.
La Errani è rimasta sotto l’ora di gioco. La Kleybanova non aveva una sola arma tattica per metterla in difficoltà. I suoi pallettoni piatti non davano alcun fastidio all'azzurra, senza contare una condizione fisica deficitaria. Lenta e poco reattiva, non appena la Errani prendeva un po’ di campo, subiva il vincente. Dall’1-1 nel primo, la Errani si è aggiudicata sette giochi consecutivi senza fare nulla di speciale. Come se non bastasse, Alisa aveva un mucchio di problemi al servizio, commetteva quattro doppi falli e in generale non riusciva a mettere in crisi l’azzurra. L’unico momento di equilibrio è arrivato sul 3-1 nel primo set, quando ha avuto le uniche palle break della partita. La prima filava via con un errore di dritto, la seconda con un tentativo di risposta vincente, fuori di metri. A quel punto se ne è andata anche la fiducia, e la Errani ha continuato a trarre energia dalle debolezze russe, visibili in alcuni errori francamente imbarazzanti. Alisa evitava il cappotto aggiudicandosi il terzo game dopo aver rimontato da 15-40, ma era un fuoco di paglia, un vento che non soffiava. La Errani non aveva bisogno di spingere: bastava caricare il dritto o tirare una palla corta, e il gioco era fatto.
I festeggiamenti sono stati contenuti, adeguati alla portata dell’impresa. E’ volata via una bottiglia di champagne, c’è stata qualche danza (la più scatenata era Francesca Schiavone), ma i sorrisi erano contenuti dalla facilità con cui è maturato il terzo punto. L’Italia vince, meritatamente, la sua quarta Fed Cup. Un successo che va rimarcato ma che è frutto di concomitanze favorevoli. La prima riguarda il fattore campo: abbiamo giocato tre partite in casa, potendo scegliere superficie e condizioni di gioco. La seconda (ed è un merito) è perché l’Italia è uno dei pochi paesi ad aver preso davvero sul serio la competizione. L’unico team che si è presentato al completo è stata la Repubblica Ceca, battuta a Palermo, mentre Stati Uniti e Russia non avevano le titolari. La federazione internazionale è contenta così, a parte la scelta (forzata) di dover cambiare la data della finale. E' doveroso riflettere su un format istituito una decina d’anni fa nel tentativo di migliorarne la visibilità. Nonostante i quattro successi delle azzurre, l’obiettivo è da ritenersi sostanzialmente fallito. E i prossimi 8-9 febbraio, l’Italia affronterà una delicata trasferta negli Stati Uniti. Se Serena Williams e Sloane Stephens dovessero rispondere presente, per le azzurre sarebbe un match complicatissimo. Almeno quanto sarebbe complicato spiegare ai meno appassionati perché un primo turno risulta più ostico di una finale.
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