AUSTRALIAN OPEN – Mostruosa prestazione del serbo: Fabio Fognini raccoglie appena cinque giochi e mima il gesto del joystick per sottolineare l’ingiocabilità di Nole.
 
Ci sono un paio di immagini che descrivono la sfida tra Novak Djokovic e Fabio Fognini. Al cambio di campo sul 3-0 nel secondo set, Fognini si è rivolto verso il suo angolo e ha mimato il gesto del joystick, come a dire che il serbo stava come giocando in un videogame. In effetti, aveva appena conquistato un game ai limiti del sovrannaturale. Punto vinto al termine di uno scambio durissimo, risposta terrificante di dritto, eccezionale rovescio lungolinea. Dopo la risposta che lo aveva issato sullo 0-40, Fabio l’ha guardato con aria malandrina e gli ha detto: “Bravo”. Che altro poteva fare? La seconda immagine è giunta quando Nole si è preso l’ennesimo break (quello del 5-2 al terzo) con un altro scambio eccezionale. Palla corta a chiamare Fognini a rete, pallonetto, tentativo di ‘veronica’ dell’azzurro, fulminato da un passante di dritto, tirato da molto lontano. Fabio gli ha tirato la racchetta. Senza cattiveria, ovviamente. Quella racchetta era come la spugna lanciata dai secondi di un pugile che si è ormai arreso. Semplicemente, “No Match”. E’ maturato così, in 93 minuti, il 6-3 6-0 6-2 con cui Novak Djokovic ha conquistato i quarti all’Australian Open, 25esima vittoria consecutiva a Melbourne, dove non perde dal 2010, quando fu sconfitto da Jo Wilfried Tsonga nei quarti. Da allora, la Rod Laver Arena è casa sua, come non la è mai stata di nessun altro. Il plexicushion è la superficie che esalta il suo tennis, peraltro sempre più completo. Sembra proprio che Boris Becker non si sia limitato all’atto di presenza. Il serbo è ancora più aggressivo e serve meglio. Fognini lo ha verificato in prima persona, in un match iniziato alle 15.45 locali a causa delle battaglie dei match precedenti.
 
Forse l’attesa ha un po’ sfasato Fabio. Djokovic si è aggiudicato i primi sei punti e l’azzurro ha subito dovuto cancellare palle break. Ma lo strappo arrivava già al quarto game. con un dritto in rete. Fognini restava in partita e giocava un primo set più che dignitoso. Il problema, contro Djokovic, è che i due hanno un tennis piuttosto simile, ma il serbo fa tutto un po’ meglio. E diventa difficile trovare soluzioni alternative. Se poi Nole inizia a giocare alla grandissima, allora non ce n’è per nessuno. Il serbo si è preso a forza il break in avvio di secondo set. E’ stato un game lottato, in cui Fognini si è innervosito e ha cercato di contenere la frustrazione con qualche lancio di racchetta…abortito sul nascere. Poi c’è stato il break del 3-0, già raccontato. Oltre alla valenza tecnica, ha tolto la tensione agonistica a Fabio. Si è reso conto che non c’era più niente da fare. Un attimo di scoramento ha sancito il cappotto nel secondo set. Nel terzo, Fabio ci ha messo tutto l’orgoglio. Sull’1-1 ha giocato un buon game di servizio, cancellando tre palle break e salendo 2-1. Nel game successivo, per l’unica volta nella partita, si è issato a 40-40 sul servizio di Djokovic. ma non è andato oltre. La frustrazione lo ha portato a perdere subito il servizio. E la partita è stato un rapido scivolare fino al punteggio finale, maturato in 93 minuti. Non prima che Fabio gettasse la spugna (o meglio, la racchetta) sul 5-2.
 
24 ore fa, abbiamo scritto che Nadal fa paura. Diventa difficile trovare un aggettivo per descrivere questo Djokovic. Il ranking lo vede al numero 2, ma probabilmente è al picco della sua carriera. Contro Fognini, ha commesso 21 errori a fronte di 33 vincenti, ma la statistica non rende l’idea delle sensazioni. Sembra essere in totale controllo di quello che accade. E l’avversario lo percepisce. Con questo successo, porta a 28 incontri la striscia di vittorie consecutive e sarà strafavorito nei quarti, contro Wawrinka a Robredo. Lo scorso anno, lo svizzero lo fece sudare per cinque ore, ma stavolta non sembra aria. Fognini è un ottimo ribattitore, eppure non ha avuto neanche una palla break. Qualcosa vorrà pur dire. Djokovic vuole la Storia, quella con la S maiuscola. Ragiona sul lungo termine, e sa che una cinquina australiana sarebbe il miglior viatico verso il vero obiettivo stagionale: il Roland Garros. A fine partita, nell’intervista-show con Jim Courier, dopo aver ricordato che l’amicizia con Fognini non lo ha condizionato sul campo, ha accettato di imitare coach Boris Becker nel suo servizio. Nell’ilarità generale, ha riproposto il continuo molleggiamento di Boris, e gli ha dato appuntamento a Miami, quando si troveranno per un’esibizione. “Non vedo l’ora di condividere il campo con te e di effettuare una risposta vincente al tuo mitico servizio”. Per adesso, l’obiettivo si chiama Australian Open. E non si vede come possa sfuggirgli. Ad oggi, sembra che soltanto un uomo possa pensare di metterlo in difficoltà. Viene da Manacor, si chiama Rafael Nadal.