Premessa: non è una terra sintetica. Tutt’altro: basti pensare che, giocandoci sopra, non si riconoscerebbe una campo in terra rossa tradizionale da un Play It Clay. Il segreto… sta sotto, nel supporto tessile che permette di ottenere vantaggi sia dal punto di vista prestazionale sia di manutenzione. In sostanza, se si scavasse sotto lo strato di terra battuta, si scoprirebbe questo manto sintetico che apporta notevoli vantaggi. Nell’ordine: 1. un rimbalzo sempre regolare; 2. Grandi capacità di drenaggio e conseguente possibilità di giocare in breve tempo, anche dopo un forte acquazzone; 3. Nessuna necessità di spaccare il campo e passare il rullo ad ogni stagione con risparmio economico per il club e possibilità, condizioni climatiche permettendo, di giocare anche d’inverno.
In termini di manutenzione dunque, resta l’obbligo di bagnare e tirare il campo con una certa costanza perché l’acqua assicura meno polvere e rende ideale la coesione tra la terra battuta e il supporto tessile. Nel caso si giochi in luoghi colpiti da forte vento, è meglio aggiungere terra rossa quando ci si accorge che comincia a mancare.
Non presentando poi crepe o buchi nel terreno, è una superficie particolarmente indicata in caso di rifacimento di vecchi campi in cemento o mateco. Le fibre in polipropilene, composte da una doppia tessitura, contribuiscono a rendere il campo indistruttibile.
Inoltre, Play-It Clay presenta uno speciale supporto composto da doppia tessitura ad alta densità, che permette di scivolare e facilita i movimenti di torsione, oltre a prevenire le patologie traumatiche agli arti inferiori e al bacino. La classificazione della Federazione Internazionale per questo tipo di superficie è di media velocità.
Test in campo
Andreas Seppi, giocatore professionista, numero uno italiano“L’ho testata appena importata in Italia. Giocavamo al freddo, d’inverno, all’aperto: eppure il rimbalzo era sempre regolare, la velocità adeguata e le rotazioni saltavano il giusto. L’ho riprovata in condizioni più normali, e ho avuto le stesse sensazioni. Mi piace soprattutto l’uniformità del rimbalzo: noi professionisti giochiamo i tornei ATP su campi tenuti alla perfezione, ma spesso nei club si vedono dei campacci…”
Thomas Johansson, giocatore professionista, ex top 10 ATP
“Incuriosito, e con l’idea di esportarlo in Svezia, sono andato a provare i campo Play It Clay al Centro Kennedy di Milano. Fantastici, perfino sorprendenti. Ho giocato con Stefano Ianni, un giocatore professionista italiano, e in tre quarti d’ora di scambi sostenuti non c’è mai stato un rimbalzo cattivo. Perfetti”.
Paolo, 40 anni, classifica 4.1
“Quel che conta è che la palla rimbalzi sempre bene e col Play It Clay vado sul sicuro. Così gioco con maggior fiducia. E anche le righe incassate consentono un rimbalzo regolare (anche se non le prendo troppe volte!). E poi poter giocare all’aperto anche a fine ottobre se c’è una bella giornata di sole, non ha prezzo”.
Veronica, 37 anni, giocatrice di club
“Son tornata a casa dicendo: che bei campi! Poi mi hanno spiegato il tutto. Francamente mi sembrava semplicemente un campo in terra rossa tenuto bene”.
Luca, 35 anni, classifica 3.2
“Ero scettico, soprattutto sulla scivolata, perché pensavo o di perdere aderenza o di piantarmi. Invece fila tutto liscio. Unica precauzione: aggiungere terra appena il vento la porta via perché non è bello vedere o anche solo intravvedere la superficie che sta sotto. Toglie un po’ di poesia!”.