LA STORIA – Rebecca Marino si era ritirata a tempo indeterminato perché soffriva nel leggere i commenti online su di lei. Ha fatto la cassiera in un panificio, ma adesso è tornata. E non ha più paura.
Rebecca Marino ha sostenuto un colloquio per fare la hostess in un ristorante
Di Riccardo Bisti – 18 febbraio 2013
Sono passati due anni da quando Rebecca Marino ha giocato la sua prima finale WTA. Era il torneo di Memphis, dopo che qualche mese prima aveva impressionato allo Us Open. La sua combinazione servizio-dritto aveva messo in difficoltà Venus Williams, che dopo quell’incontro disse: “Adesso ho capito cosa significa giocare contro me stessa”. Dopo l’investitura di Venus, la giovane canadese zompò fino al numero 38 WTA, nel luglio 2011. Poi è successo qualcosa. Ha iniziato a soffrire, pativa oltre misura i commenti e le critiche che le piovevano addosso via internet, da volti sconosciuti eppure così acidi. Rebecca sapeva a cosa andava incontro, ma non resisteva: vagava tra siti e forum per leggere cosa scrivevano di lei. Nel febbraio 2012, ha raggiunto il punto di non ritorno. Protetta dalla federtennis canadese, si era presa una pausa a tempo indeterminato. Non volle entrare nei dettagli, parlando solo di “fatica fisica e mentale”. Non era affatto certa di tornare. E’ scappata via, lontano da tutti, precisando che non avrebbe rilasciato interviste. Per sua fortuna, la crisi è durata relativamente poco. Sette mesi dopo era di nuovo in campo, anche se aveva saltato tre Slam e – soprattutto – i Giochi Olimpici. Adesso il cerchio si è chiuso: Rebecca è tornata a Memphis, città chiave della sua carriera. E pazienza se ha perso al primo turno delle qualificazioni contro Alexa Glatch. L’importante è esserci e avere voglia di andare avanti, gettandosi alle spalle la paura di raccontare. “Sono molto sensibile a quello che viene scritto su di me – ha detto la canadese in un'intervista con il New York Times – ma ero anche curiosa, quindi cercavo tutto. Ma mi sono resa conto che non avrei dovuto farlo. Capita che gli atleti professionisti vengano messi su un piedistallo, ma spesso la gente si dimentica che sono anche delle persone in carne ed ossa”.
Rebecca ha una voce flautata, l’atteggiamento timido. E’ una ragazza che al primo appuntamento farebbe fatica a guardare negli occhi il suo spasimante. Le frasi su di lei, lette sullo schermo di un computer, avevano l’effetto di una coltellata. Ma non riusciva a venirne fuori. “Ho la tendenza a tenermi tutto dentro, ma poi tutto questo influisce sul mio rendimento in campo”. I commenti online le facevano male, ma ciò che l’ha ferita di più erano i messaggi che piovevano sul suo account Twitter, soprattutto dagli scommettitori che avevano perso soldi giocando sulle sue partite. Scrivevano che aveva gettato via la partita, che un suo risultato era costato un mucchio di soldi e che avrebbe dovuto andare all’inferno. Qualcuno ebbe l’ardire di scrivere “Devi morire”, come il più becero dei curvaioli calcistici. “Era veramente spaventoso” ricorda la 22enne canadese. “Si dice che pietre e bastoni possano rompere le ossa, mentre le parole no – continua la Marino – ma non è vero. Le parole fanno male. Molto male”. La situazione era diventata insostenibile. Parlando con famiglia e staff tecnico, decise di prendersi un break a tempo indeterminato. “Non è stata una scelta strettamente legata al tennis. Era una forma di tutela della persona”.
Tuttavia, il periodo lontano dal tennis ha alimentato un senso di inquietudine. Rebecca era abituata ad essere occupata da mattina a sera, ad avere uno scopo. Imitare il suo idolo d’infanzia Jennifer Capriati, ad esempio. Morsa tra due fuochi (la paura di tornare e il desiderio di tenersi impegnata), dopo tre mesi di riposo assoluto, Rebecca ha provato a inserirsi nel mondo del lavoro. Prima ha fatto la cassiera in un panificio, poi la hostess in un ristorante. Durante un colloquio per il lavoro come hostess, Rebecca ha scoperto che l'esaminatore aveva giocato a tennis con lei. “Sapeva che sarei tornata a giocare, che non avrei smesso. E allora non mi ha dato il lavoro!”. Poco dopo il colloquio, Rebecca ha ripreso ad allenarsi. “E’ stato molto divertente giocare con i miei amici, allora mi sono detta: ‘Visto che amo il tennis, perché non vado in palestra a rimettermi in sesto fisicamente?’”. Fuori dalle top 500, è tornata a giocare a settembre. Al quinto torneo dopo il ritorno, ha vinto un ITF da 25.000 dollari. Il lieto fine è ancora lontano, visto che i risultati vanno e vengono, ma l’Australian Open le ha dato fiducia. Anche se ha perso al primo turno, il servizio-bomba è sempre lo stesso: con 115 miglia orarie, è stato il nono più veloce tra le 128 partecipanti al tabellone femminile. “Non so se tornerò dov’ero – ha detto la Marino, oggi numero 422 WTA – ma sapete una cosa? Non è così importante. Voglio vincere, certo, ma la cosa importante è divertirsi e ottenere il massimo da quel che posso fare”. Ha anche riattivato il suo account Twitter, dopo averlo bloccato per mesi. Ma adesso non ha più paura. Non c’è nulla di cui vergognarsi: se sei vittima di bullismo o cyberbullismo, è meglio parlarne piuttosto che tenersi tutto dentro”. In bocca al lupo, Rebecca.
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