ROLAND GARROS – Rafa esce alla distanza e scrive la nona sinfonia a Parigi. E' il suo 14esimo Slam, eguagliato Pete Sampras. Federer dista appena tre lunghezze.
Di Riccardo Bisti – 9 giugno 2014
Pete Sampras si era evoluto negli anni. Il suo gioco “completo a tutto campo” gli ha fruttato una decina di Slam, poi l’età e un fisico sempre meno scattante lo hanno obbligato a cambiare. Sempre più attaccato al servizio, sempre più ancorato al serve and volley, ha colto le ultime vittorie con un gioco puramente offensivo. Anche Rafa Nadal è cresciuto, ma l’anima è la stessa di nove anni fa, quando l’ultimo errore di Mariano Puerta gli regalò il suo primo Slam. Ne ha vinti altri 13 ed è sempre lo stesso, il guerriero forgiato dallo zio Toni, la cui autorità è rimasta la stessa di quando Rafa era un bambino. Nessuno sconto per il nipote: sin da subito, aveva capito che tenerlo sulla corda era il modo migliore per esaltarne le (incredibili) doti naturali e la grande disciplina. Anche nei giorni scorsi, quando Rafa aveva un po’ di male alla schiena durante un allenamento, e si è appoggiato dolorante alla recinzione del campo, zio Toni lo ha bellamente ignorato. Come a dire: “Sono problemi tuoi, non mi interessa”. Nove anni fa, dopo il primo trionfo a Parigi, gli fece recapitare un biglietto in cui gli diceva che Puerta aveva giocato meglio di lui, specificando gli aspetti su cui avrebbe dovuto migliorare. Ma stavolta è diverso. Oggi Rafa è uomo, non è più adolescente. E dopo aver abbracciato il suo clan, ha avuto la personalità di parlargli fitto fitto, all’orecchio ma in mondovisione. Chissà cosa gli ha detto. Ci piace pensare che lo abbia ringraziato per quella folle disciplina che gli ha permesso di raggiungere Pete Sampras a quota 14 Slam. Chi l’avrebbe mai pensato? Di sicuro non l’americano, che dopo il suo ultimo trionfo (Us Open 2002) era convinto che il primato sarebbe rimasto a galla per un bel po’. Invece sono bastati una dozzina d’anni per essere raggiunto (e superato) da Roger Federer ed eguagliato anche da Rafa. Inutile dire che anche lo spagnolo ha ottime possibilità di superarlo. Perché ha 28 anni e ancora 4-5 stagioni di (grande?) tennis davanti a sè. Dopo aver respinto l’assalto di un assatanato Novak Djokovic, ci si domanda chi possa batterlo (se non le ginocchia malconce, come accadde nel 2009) sul campo intitolato a Philippe Chatrier.
RAFA FA PIANGERE ANCHE NOLE
Non è stato facile, ma Rafa lo sapeva. Djokovic lo aveva battuto negli ultimi quattro precedenti, compresa la finale di Roma. E quando Nole ha vinto con autorità (e senza sudare troppo) il primo set, pochi pensavano che il tabellone avrebbe segnato il punteggio finale di 3-6 7-5 6-2 6-4, peraltro sancito da un doppio fallo di Djokovic. Finale crudele, forse ingiusto, per un giocatore che desiderava questo successo come nulla al mondo. Forse soltanto la nascita del figlio potrà alleviare la delusione. Ma non è bastato a impedigli di piangere durante la premiazione. Nole non si commuoveva mai, sembrava inscalfibile. Un granitico giocherellone. Invece pure lui è caduto nella rete della commozione dopo aver perso una finale Slam. Era accaduto a Federer, a Murray…adesso anche a lui. L’unico Fab Four ancora immune è nato a Manacor il 3 giugno 1986. Sappiamo tutti che ha pianto dopo la finale di Wimbledon 2007, ma l’ha fatto negli spogliatoi, lontano dagli occhi indiscreti delle telecamere. Ma stavolta – ancora una volta – per lui c’è spazio soltanto per i sorrisi. Rafa ha vinto perché ha giocato meglio nei momenti importanti e perché non ha avuto cali fisici, mentre nel terzo set Djokovic è parso letteralmente sulle ginocchia. L’immagine simbolo di questa finale, immortalata con crudeltà dalle telecamere di France Television, è arrivata quando Nadal è salito 5-2 nel terzo. Nole si è voltato verso il suo clan e li ha guardati con aria spiritata. Come a dire: “Non c’è nulla da fare, questo non è un essere umano”. A fine terzo set è uscito dal campo, cercando di imitare la “tattica Sharapova”, quel vizietto di togliere il ritmo all’avversario. Ma non c’è stato nulla da fare. Ha giocato un quarto set gagliardo, a tratti commovente per l’impegno, ma alzi la mano chi pensava che l’avrebbe spuntata. Noi no.
ANCHE BORG SI INCHINA A NADAL
E pensare che aveva iniziato bene, nonostante le condizioni climatiche (sole e secco) più adatte allo spagnolo. Nell’ottavo game, Nadal sbagliava tre dritti in fotocopia che regalavano a Nole il primo break. Aveva la chance per rimettere le cose a posto, ma sbagliava ancora una volta con il dritto. Due errori con il suo colpo migliore chiudevano il primo set. Djokovic aveva ottime ragioni per essere ottimista, visto che in nove occasioni su undici il vincitore del primo set si era poi aggiudicato la partita (quelle al meglio dei cinque set, obviously). Ma Rafa non era d’accordo. Sistemava il dritto, sempre più preciso e regolare, e manteneva la stessa intensità fisica del primo set. Prendeva un break di vantaggio nel secondo (4-2), ma Djokovic gli restava incollato con una forza di volontà impressionante. Il tennis-champagne è un’altra cosa, ma le sfide tra questi due sono uno spettacolo affascinante. Nessuno vuole mollare, nessuno cede di un centimetro, come se in palio ci fossero le proprie vite. La partita girava sul 6-5 Nadal: il break a 15 era sancito da un gran dritto al termine di un super-scambio (uno dei tanti…), accompagnato da una rabbiosa esultanza. Aveva capito che qualcosa era cambiato. Di sicuro, ancor prima di subire il contraccolpo fisico, Djokovic subiva quello psicologico. Una clamorosa volèe affossata in rete dava a Nadal il 2-0. Nole provava a restare a galla, e aveva due occasioni per rimettere in sesto il set più difficile: la prima sul 3-1 (brutto errore di rovescio) e la seconda sul 4-2 (ottima smorzata di Nadal). Quando Rafa ha vinto anche quel game, lo sguardo verso il suo clan ha “fotografato” questa finale. Nel quarto, Nole riprendeva il break di svantaggio grazie a una risposta aggressiva (4-4 da 4-2), ma il film era ormai scritto. Non c’era più verso per cambiare la trama. Bisognava soltanto scegliere i titoli di coda. Purtroppo per lui, sono stati i peggiori. Un doppio fallo sul matchpoint e quelle lacrime, così umane e così comprensibili, mentre la copp(on)a dei Moschettieri finiva nuovamente nelle mani di Rafa. Anche Bjorn Borg, che gliel’ha consegnata, ha capito che in quel momento non gli stava passando soltanto un trofeo. Gli stava dando qualcosa di più importante, che qualcuno continuava a mettere in dubbio. Lo scettro del più grande di sempre sulla terra battuta. Questo titolo, a Nadal, non glielo toglierà nessuno. Neanche tra un secolo.
ROLAND GARROS 2014 – UOMINI
Finale
Rafael Nadal (SPA) b. Novak Djokovic (SRB) 3-6 7-5 6-2 6-4
GRANDE SLAM – I PLURIVINCITORI
Roger Federer – 17
Rafael Nadal – 14
Pete Sampras – 14
Roy Emerson – 12
Rod Laver – 11
Bjorn Borg – 11
Bill Tilden – 10
Ken Rosewall – 8
Andre Agassi – 8
Ivan Lendl – 8
Fred Perry – 8
Jimmy Connors – 8
Post correlati
Ascolti tv: fra tennis e calcio c’è partita
Gli ultimi match di cartello di Serie A trasmessi in chiaro hanno registrato ascolti che tratteggiano una realtà, se...