Chissà cosa è passato per la testa di Eugenie Bouchard venerdì scorso, quando ha raccolto tre game contro Victoria Duval al torneo ITF di Indian Harbour Beach. Costretta a un torneo di seconda fascia dopo anni, la bella canadese non riesce a risollevarsi. E il suo momento difficile non si limita al campo da tennis. Se i tornei non le danno soddisfazione, è ancora irrisolta la causa legale con la USTA per l'incidente di due anni fa allo Us Open. Ed è fonte di stress e preoccupazione per la stessa Genie. L'anno scorso si era diffusa la voce di un possibile accordo tra le parti: niente da fare. “Abbiamo effettuato due tentativi di mediazione, ma sono entrambi falliti – ha ammesso Benedict Morelli, avvocato della Bouchard – la USTA non ha ancora accettato la responsabilità per quanto accaduto. Stiamo per assumere un nuovo atteggiamento”. Insomma, altro che mediazione: è in arrivo una battaglia senza esclusione di colpi. I fatti sono noti: dopo un doppio misto (in coppia con Nick Kyrgios), si è recata negli spogliatoi per effettuare un bagno ghiacciato. A causa dell'ora tarda, ha trovato la stanza buia e incustodita. Risultato? E' scivolata sul pavimento umido, battendo la testa e procurandosi una lieve commozione cerebrale. Due giorni dopo ha dato forfait dal torneo, giocando solo un match nel resto del 2015, peraltro ritirandosi a metà del secondo set, parlando di “vertigini”.
QUEL FILMATO NON PIU' DISPONIBILE
La nuova strategia della Morelli è di chiedere una sanzione a carico della USTA per un tentativo di “spoliazione” delle prove. Dovessero dargli ragione, i giurati dovrebbero concedere alla Bouchard il beneficio del dubbio ogni volta che la USTA si appellerà "all'assenza di prove". A metà settembre 2015, subito dopo aver preso l'incarico dalla Bouchard, lo studio Morelli chiese alla USTA di conservare tutte le prove e le tracce dell'incidente. Secondo l'avvocato, sono stati distrutti i filmati della telecamera di sicurezza, da loro definiti “significativi”. Inizialmente, le inviarono un CD con tre ore di materiale del periodo critico “catturato” dalla telecamera fuori dallo spogliatoio femminile (non ci sono telecamere all'interno della stanza). Eppure, durante la deposizione della trainer WTA Eva Schumann, Morelli ha detto chiaramente che potrebbe esistere ulteriore materiale video, da considerare “estremamente rilevante”. Quando è stato chiesto, la USTA ha detto che non era più disponibile perché il materiale viene conservato per soli 160 giorni. “Hanno detto che abbiamo fatto richiesta troppo tardi. In verità noi l'abbiamo chiesto non appena ci siamo resi conto che esisteva”. La scorsa settimana, il legale della Bouchard ha inviato una lettera al giudice Ann M. Donnelly, del distretto est di New York, in cui spiegava che la giurisprudenza è chiara: una parte in causa deve sospendere qualsiasi policy di distruzione del materiale che può essere utile in caso di controversia. In merito, la USTA ha risposto così: “Abbiamo conservato tutti i documenti, filmati e materiali richiesti da Morelli quando ci ha avvisato della causa intentata da Eugenie Bouchard. Oltre a questo, la USTA ha conservato le sue abituali politiche di conservazione, che rendono impossibile l'accoglimento di una richiesta che arriva oltre 14 mesi dopo”.
TANTI FOLLOWERS, POCHE VITTORIE
L'incontro tra il giudice e le parti è imminente, con tanto di pronunciamento previsto in circa una settimana. Dovesse accogliere le richieste di Morelli, la faccenda legale potrebbe mettersi bene per chi pretende un risarcimento molto importante. Nelle loro memorie, gli avvocati specificano che “Genie” non si è mai ripresa appieno dalla commozione cerebrale, e che il suo calo di risultati è dovuto anche a quell'incidente. Nel 2014 ha vissuto un anno sensazionale, culminato nella finale a Wimbledon e nella quinta posizione nel ranking WTA. In poco tempo, grazie alla sua bellezza, è diventata una delle atlete più commerciabili del mondo, con oltre 2 milioni e mezzo di seguaci tra Twitter e Instagram. Negli ultimi anni ha avuto più di un problema con gli allenatori, poi nel 2017 è ripartita da Thomas Hogstedt, con il quale aveva già lavorato l'anno scorso. Era partita discretamente: semifinale a Sydney e terzo turno a Melbourne facevano pensare a una buona stagione, ma da allora non ha più vinto una partita nel circuito maggiore. In un disperato tentativo di raccogliere qualche vittoria, è andata a Indian Harbour Beach e si è arresa nei quarti alla Duval, rientrata da poco dopo un lungo stop per il Linfoma di Hodgkin che l'aveva colpita qualche tempo fa. E quel numero 56 accanto al nome di Genie inizia a preoccupare, ogni giorno di più.