di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
E’ giusto così. Là dove non arriva l’uomo, giunge la natura a ribellarsi. E a decretare che la finale degli US Open si disputerà per il terzo anno consecutivo di lunedì. La pioggia invocata a gran voce da Novak Djokovic al termine della maratona vittoriosa su Roger Federer, è giunta puntuale sull’Arthur Ashe Stadium, poco prima che terminasse la finale del doppio femminile. La pazienza degli organizzatori è durata poco più di due ore. Poi è stato deciso di posticipare tutto al giorno dopo, per la gioia di Novak Djokovic che potrà quindi affrontare ad armi pari il favoritissimo Rafael Nadal.
Si giocherà alle ore 16 locali (le 22 in Italia), così come accadde nel 2008 quando erano di fronte Federer e Murray, e nel 2009 con Del Potro al posto di Murray. A differenza delle scorse due edizioni in cui fu tutto il programma del weekend a essere posticipato (con il Super-Saturday tramutatosi in Super-Sunday), quest’anno la pioggia regala ai due finalisti un “benedetto” giorno di pausa.
Viene in qualche modo ridimensionato lo scempio perpetrato dagli organizzatori che da quasi trent’anni hanno venduto l’anima ai network statunitensi, in cambio di notevoli emolumenti. E puerile, anzi patetico, è stato il tentativo nei giorni scorsi da parte della federazione americana di dimostrare come chi gioca la seconda semifinale non sia assolutamente svantaggiato: 14-12 il bilancio favorevole al vincitore della seconda semifinale. Come se i freddi numeri, senza essere corredati da tutta una serie di fattori contingenti, bastassero a mitigare la portata di quello che è un vero e proprio scandalo che per anni ha falsato l’esito dell’ultimo slam dell’anno.
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La spassosa conferenza stampa di Novak Djokovic. Guarda al minuto 8:10 come reagisce all’eventualità che il giorno dopo possa piovere
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