Tanta pioggia, tante delusioni. Si può sintetizzare così, dopo due giorni di gara, il Masters 1000 di Cincinnati per i tennisti italiani. La sconfitta di Sara Errani contro CoCo Vandeweghe è stata ben più dolorosa, visto il vantaggio sciupato dall’azzurra. Ma non è andata troppo bene neanche a Fabio Fognini, battuto piuttosto nettamente da John Isner. Fabio non è certo stato agevolato dal calendario, che negli ultimi trenta giorni lo ha costretto agli straordinari. Prima l’enorme fatica nel weekend di Coppa Davis, poi la vittoria a Umago, poi la trasferta a Toronto per il Masters 1000 canadese (obbligatorio per tutti i top-50), infine la parentesi olimpica, dove ha giocato la bellezza di otto partite (tre singolari, tre doppi, due doppi misti). Dopo Rio de Janeiro, i regolamenti ATP gli hanno imposto di giocare anche a Cincinnati, pena uno “zero” in classifica. Non c’erano le migliori premesse per un buon torneo, tenendo presente che Isner ha saltato le Olimpiadi proprio per essere al 100% nei tornei americani. L’americano era reduce dalla finale ad Atlanta (la prima del 2016) e da sette giorni di riposo. Ex finalista in Ohio (nel 2013, quando batté Djokovic prima di cedere a Nadal), si è presentato con grandi ambizioni e lo ha mostrato nel 6-3 6-2 di martedì notte, in un match iniziato in ritardo a causa della pioggia. Concentratissimo e motivato, ha meritato di vincere anche se Fabio può recriminare per il primo set. L’azzurro è andato a palla break in due game (il primo ed il nono), ma non è riuscito a concretizzarle. Va detto che Isner è stato perfetto, mettendo un paio di prime ingestibili. Al contrario, gli è stato sufficiente un break al secondo game, conquistato con un buon punto a rete. Contro Isner, poco abituato a scambiare da fondocampo, è importante allungare i palleggi per farlo stancare. Fabio non ce l’ha fatta: circa 80 punti si sono chiusi al di sotto dei cinque colpi, mentre soltanto due hanno superato i nove.
Perso il primo set, Fognini avrebbe potuto fare gara di testa nel secondo, ma era chiaro che qualcosa non andasse. Sull’1-1 ha tenuto il servizio dopo aver annullato la palla break con un pizzico di fortuna (un rovescio colpito non proprio al centro del piatto corde gli è rimasto in campo), ma già al cambio di campo sul 2-1 ha chiamato il fisioterapista per farsi trattare un dito della mano destra. Il successivo game di battuta gli era fatale, con due (gravi) errori di dritto, consecutivi, dal 30-30. Fabio si arrabbiava, scagliava la palla in mezzo alle tribune e il giudice di sedia gli rifilava un warning. D’altra parte si sa che gli ufficiali di gara hanno spesso un “occhio di riguardo” nei confronti di Fognini. Sul 4-2, il momento più preoccupante: ha chiamato di nuovo il fisioterapista per farsi curare una vescica sull’alluce del piede destro. Non è un infortunio troppo grave, ma piuttosto doloroso. Fabio aveva già una fasciatura che ricopriva il dito, si è fatto medicare di nuovo ma la partita è finita lì, soprattutto sul piano psicologico. Cedeva un’altra volta il servizio e lasciava Cincinnati dopo un ultimo spruzzo di pioggia, sul 5-2 e 30-15. L’arbitro ha fatto tutto il possibile per far chiudere il match, bloccando Fabio quando stava uscendo dal campo. “Aspetta ancora due minuti” gli ha detto. Gli addetti, armati di asciugamani, hanno reso il campo più o meno praticabile e Isner ha chiuso con l’ace numero 12. Adesso avrà una sfida tra bombardieri contro Milos Raonic. Una sfida che questo Isner può anche pensare di vincere, anche se il canadese sarà molto carico dopo la delusione al torneo di casa, dove si è arreso nei quarti contro Gael Monfils. Per Fognini, finalmente, un po’ di riposo in vista dello Us Open, dove sarà chiamato a difendere gli ottavi dell’anno scorso, con tanto di vittoria su Nadal. Per lui niente Winston Salem, ma soltanto una pausa e di nuovo la presenza di coach Josè Perlas, con cui si è ritrovato a Cincinnati.
John Isner (USA) b. Fabio Fognini (ITA) 6-3 6-2