IL PERSONAGGIO: il piccolo israeliano Dudi Sela tra gag, finali insperate e la tragedia del conflitto in Medio Oriente.

di Alessandro Mastroluca – 31 luglio 2014

 
La città di Kiryat Shmona ha una storia tormentata. Incastonata tra le alture del Golan e il confine libanese, distante appena due chilometri, quasi tutti la conoscono per il massacro dell'11 aprile 1974, quando tre membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina uccisero diciotto inquilini di un appartamento. Nella città bersagliata dai razzi Katjuša nel 1981, nel 1986, nel 1996 e nel 2006, “i rifugi sotterranei sono familiari quanto i semafori”, scriveva James Montague nel suo reportage per il New York Times. Negli ultimi anni, Kiryat Shmona si è fatta conoscere anche senza associazioni con morti, sangue e missili: per la squadra dell'Ironi che ha vinto lo scudetto nel 2012 e per Dudi Sela, che qui è nato anche se ora vive a Tel Aviv. “E' una situazione difficilissima adesso in Israele – ha commentato Sela -, per me non è facile parlarne. Quando scendo in campo sento la gente che mi incita, che mi dice 'gioca per i soldati'. E io do il 100% solo per loro”. In queste settimane, ha dato al suo popolo in guerra qualcosa per cui essere felice, uno svago, uno sfogo, una distrazione. Ha provato a salire sulle spalle dei giganti, è salito sulla sedia per abbracciare Karlovic a Bogotà, gag che l'ha reso una star su YouTube, ha raggiunto le 100 vittorie e la seconda finale in carriera ad Atlanta, ma non ha trovato rifugio ai missili che Isner lasciava cadere con geometrica potenza dall'alto dei suoi 208 centimetri. Ma non è la prima volta che il piccolo grande Dudi si trasforma in eroe nazionale. Nei momenti più bui della crisi è la Coppa Davis lo strumento di distrazione di massa che ha esaltato la sua forza tranquilla.

LE IMPRESE IN DAVIS
Nel 2007 arriva a due punti dalla vittoria contro Marat Safin in Australia, prima della pioggia che rigenera e salva il russo. Poi, dopo aver contribuito alla Pasqua di passione senza resurrezione di Seppi e Bolelli, nello spareggio di settembre a Ramat Hasharon è a due punti dalla sconfitta nel tiebreak del quarto set contro Fernando Gonzalez, allora numero 6 del mondo e finalista a Melbourne, ma rimonta, diventa il primo giocatore nella storia a vincere due partite durate più di cinque ore nello stesso incontro di Coppa Davis e riporta Israele nel World Group per la prima volta in dieci anni. Dodici mesi dopo vince entrambi i singolari nel playoff contro il Peru e raggiunge la prima finale in carriera, a Pechino, eliminando anche David Ferrer prima di cedere a Andy Roddick. Il 2009 rimane il suo capolavoro. L'anno che inizia con gli ultimi fuochi dell'Operazione Piombo Fuso e le elezioni anticipate che porteranno al governo Netanyahu dopo un tentativo fallito di Tsipi Livni di trovare una maggioranza, lo vede di nuovo stella in Davis. Due vittorie al quinto set su Andreas Vinciguerra e Thomas Johansson aiutano Israele a firmare il 3-2 sulla Svezia e tornare ai quarti per la prima volta dal 1987. Tre mesi dopo, l'euforia cresce ancora. Sela diventa il primo israeliano in 20 anni agli ottavi a Wimbledon, entra per la prima volta in top-30 e si scatena la corsa ai biglietti per il quarto di finale di Coppa Davis contro la Russia. 11 mila spettatori riempiono la Yad-Eliyahu Arena di Tel Aviv, il palazzetto dove giocano la squadra di basket del Maccabi e la nazionale: non si era mai vista prima tanto pubblico per una partita di tennis in Israele. Lanciato da Levy, vincitore a sorpresa su Andreev, Sela perde il primo set ma chiude in quattro su Mikhail Youzhny e apre al trionfo completato già da Erlich e Ram, infallibili in doppio.

SLIDING DOORS
Eppure questa storia avrebbe potuto restare solo un sogno di mezza estate, niente più che un'ucronia, il racconto ipotetico di un futuro alternativo e non realizzato. Perché alla fine del 2006 Sela è infortunato, è in crisi di risultati e di fiducia, si sta perdendo nelle ombre e nelle sabbie mobili dei Challenger e dei Futures. Il fratello maggiore, Nir, gli propone di raggiungerlo a New York e lavorare insieme nel settore immobiliare. Dudi si dà tre mesi di tempo per resuscitare la carriera o abbandonarla per sempre. Il tennis è una passione di famiglia, partita dall'altro fratello Ofer, di 13 anni più grande, che ha iniziato a giocare con il padre quando sono emigrati in Israele dalla Romania. È con la racchetta di Ofer che Dudi muove i primi passi. È Ofer che, da numero 200 del mondo, decide di appendere la racchetta al chiodo e dedicarsi interamente ad aiutare il fratello: la prima mossa è consigliargli di andare ad allenarsi all'estero, in Austria. Alla fine Dudi, che non aveva mai fatto un viaggio così lungo, sceglie di partire comunque per l'America: ci va da solo e ci resta tre mesi. Quando torna a casa, vince cinque Futures e Nir capisce che deve trovarsi un altro partner. “Non importa se si tratta di Futures, Challenger o tornei ATP – ha spiegato Ofer -, quando vincere tante partite ti rende mentalmente più forte. Da quei tre mesi in America, Dudi è tornato diverso, più maturo”. Pronto a diventare il piccolo grande eroe di un popolo in eterna lotta con il suo passato, che in lui ha cercato e trovato un motivo per gioire nei momenti bui. .