AUSTRALIAN OPEN – Dominika Cibulkova firma la seconda grande sorpresa del torneo femminile, dominando alla distanza un’acciaccata Sharapova. I meriti del coach di ‘Domi’.
Neanche gli oltre 20 centimetri di differenza hanno spaventato Dominika Cibulkova
Di Riccardo Bisti – 20 gennaio 2014
Fossimo in Victoria Azarenka, faremmo gli scongiuri. Delle tre ex campionesse dell’Australian Open presenti a Melbourne, due sono uscite a causa di problemi fisici più o meno gravi. E’ rimasta solo la bielorussa, detentrice del titolo, che peraltro ha fatto il suo dovere battendo Sloane Stephens in due set. Eppure, dopo l'eliminazione di Serena Williams, il torneo delle sorprese è proseguito con l’eliminazione di Maria Sharapova. La russa si è arresa alla piccola Dominika Cibulkova. Nonostante gli oltre 20 centimetri di differenza (la Cibulkova è alta 1.61), si sapeva che sarebbe stato un match difficile, e non solo perchè al Roland Garros 2009 ci fu un terribile 6-0 6-2 per la slovacca. “Stavolta abbiamo giocato bene entrambe – ha detto la Cibulkova – i due match non si possono paragonare”. Lo ha precisato come a rivendicare la bontà del 3-6 6-4 6-1 con cui si è infilata nei quarti dell’Australian Open, unico Slam in cui non ce l'aveva ancora fatta. Suo malgrado, questa partita sarà ricordata per lo stiramento al fianco sinistro patito dalla Sharapova, uscita dal campo per farsi trattare dopo il secondo set. La russa non ha cercato scuse. “Sono dolori che capitano, soprattutto quando giochi molto. Ma devi avere la forza di passarci sopra. Non c’è stato un momento preciso in cui è successo, dipende sicuramente dall’intensa attività dopo 4-5 mesi di assenza”. In effetti, al rientro dopo uno stop di 10 minuti, la Sharapova non era più la stessa. Il servizio non viaggiava più. Ma è giusto sottolineare i meriti della slovacca, brava a fare la partita dal primo all’ultimo punto, anche prima che la Sharapova avvertisse dolore.
Dopo un primo set pieno di alti e bassi (e troppi errori gratuiti), ha preso il comando delle operazioni con il dritto, spostandosi con grande rapidità (“Si muove come una lepre” aveva detto tempo fa la Sharapova. Non avrà certo cambiato idea). Inoltre era molto aggressiva sulla seconde della russa, e a sua volta cercava di essere propositiva con il servizio, compatibilmente alla taglia extra-small. E’ salita 5-0, poi ha avuto un black-out che ha consentito alla Sharapova di risalire fino al 4-5. A quel punto sono emersi i suoi progressi mentali: ha giocato uno splendido game di servizio, chiudendolo con un bel dritto a uscire, aggiudicandosi il set e – virtualmente – il match. La nuova Cibulkova è cresciuta sul piano mentale. Nel terzo set, la Sharapova ha spesso sbagliato il lancio di palla, ripetendo più volte il movimento del servizio. “Lì per lì mi ha dato un po’ fastidio – ha ammesso ‘Domi’ – mi domandavo come mai facesse così, ma per fortuna mi è passata in fretta. In passato ho avuto problemi di questo tipo. Mi capitava di distrarmi per 2-3 game, ma a questi livelli possono essere sufficienti per perdere una partita. Sono orgogliosa di me”. Eppure la crescita c’è stata anche sul piano tattico. Secondo la Cibulkova, gran parte del merito è di Matej Liptak, capitano della Fed Cup slovacca, diventato il suo coach a tempo pieno. Lo scorso anno ne ha stravolto il gioco, imponendole di essere meno aggressiva e più attendista.
“Non mi piaceva molto, mi sentivo snaturata. Ma poi ho capito che voleva soltanto migliorare la mia difesa e rendermi più efficace nella transizione tra difesa e attacco. Prima volevo comandare a tutti i costi, prendendo troppi rischi”. Queste qualità sono emerse in un terzo set dominato. Non è mica facile battere la Sharapova in questo modo. Anche da infortunata, ha una presenza agonistica in grado di intimidire la avversarie. La Cibulkova, al contrario, non ha ceduto di un millimetro e ha finito comodamente in gloria, con le braccia alzate, come un ciclista in fuga solitaria che si può aggiustare la divisa prima di tagliare il traguardo. La Sharapova era visibilmente delusa, ma ha ammesso: “Sono abbastanza intelligente da capire di essere fortunata ad essere ancora qui dopo tutto quello che ho passato”. Ma poi è emersa la frustrazione per una partita che non si aspettava di perdere. “Sarò sincera: è molto dura. Il circuito è molto competitivo. La ragione per cui ho vinto molto è proprio un forte spirito combattivo. E’ facile avere successo, ma la misura di uno sportivo si capisce dalla capacità di riprendersi dopo infortuni e sconfitte”. Il test australiano non è andato come voleva (semifinale a Brisbane, ottavi a Melbourne), ma è una discreta base per il 2014. “Anche se non ho mai avuto una programmazione standard. A differenza dell’anno scorso, giocherò Parigi indoor al posto di Doha”: Già, perchè deve fare l’inviata NBC alle Olimpiadi invernali di Sochi. Maria si è consolata con la vittoria del fidanzato Grigor Dimitrov, per la prima volta nei quarti di uno Slam. “Gli auguro di restare in Australia il più a lungo possibile – ha risposto a chi gli chiedeva se resterà al suo fianco – per quanto mi riguarda, non sono ancora sicura dei miei programmi di viaggio”.
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