Conviene andarci con i piedi di piombo, perché la strada per riavere Juan Martin Del Potro competitivo ad altissimi livelli è ancora lunga e tortuosa. Ma, almeno nell’ultimo punto della sua splendida vittoria contro Dominic Thiem, è sembrato il ‘Delpo’ dei tempi d’oro. Sulla terra dell’Arantxa Sanchez ha sparato quattro diritti dei suoi, uno dopo l’altro: sinistra, destra, destra e di nuovo sinistra, quattro montanti a scardinare per l’ultima volta la resistenza del rivale, e quando l’ultimo recupero dell’austriaco è terminato largo, ha fatto sentire la voce. Un urlo liberatorio con cui l’argentino si è lasciato alle spalle tante difficoltà, un mare di dubbi e insicurezze, tornando a battere un top-15 a due anni e mezzo dall’ultima volta. Ce l’aveva fatta alle ATP Finals del 2013, quando era ancora fra i primi 10 del mondo e non avrebbe mai immaginato che nei due anni successivi sarebbe stato in grado di giocare solamente sei tornei. Il suo è stato un autentico calvario, riassunto dalle lacrime di gioia dopo il match-point vincente. Si è seduto sulla sua sedia, ha avvolto la testa nell’asciugamano ed è scoppiato a piangere con l’innocenza di un bambino. Una scena che probabilmente negli ultimi due anni gli è capitata spesso, ma per la delusione, i ripetuti stop e quel polso che proprio non ne voleva sapere di lasciarlo in pace. Invece, a quanto pare ha vinto di nuovo lui e la sua tenacia, quella che gli regalò uno Slam a 21 anni strappato al miglior Federer, e tanti altri risultati di prestigio.
DALLA DELUSIONE ALLA GIOIA IN 4 GIORNI
In confronto, il 7-6 6-3 con cui ha fatto fuori Thiem nel big match del primo turno a Madrid è poca cosa, ma per il Del Potro attuale ha comunque un significato immenso. Significa che sa ancora battere giocatori di alto livello, che lo può fare anche con un rovescio non ancora ricostruito del tutto. In sintesi, che può ancora fare il tennista. La scorsa settimana, a Monaco di Baviera, l’argentino era sembrato parecchio demoralizzato. “Il ranking – aveva detto – mostra la realtà di ogni giocatore. Io ora sono numero 300, significa che il mio livello al momento è questo”. Una frase dettata dal rapido 6-4 6-1 rimediato da Philipp Kohlschreiber, senza mai dare l’impressione di potersela giocare alla pari. Ma nel tennis, si sa, basta poco per cambiare tutto. Così eccola lì, quattro giorni dopo, la vittoria più inattesa ma allo stesso tempo tanto desiderata dai suoi tifosi, che gli sono stati accanto anche nei mesi più difficili, quando accanto al suo nome c’era un grosso punto di domanda e gli unici contatti passavano attraverso qualche messaggio su Facebook. Si è pensato addirittura non tornasse più, invece ce l’ha fatta di nuovo e finalmente può gioire. “È stato un gran match – ha detto ancora emozionato in conferenza stampa – di fronte a un giocatore di alto livello. Sta giocando alla grande, è molto competitivo sulla terra, quindi sono ancor più felice di essere al secondo turno in un torneo come questo. Ho spesso ottenuto grandi risultati a Madrid, ma stavolta è diverso. Gli anni scorsi venivo qui come uno dei favoriti, oggi sono sorpreso di aver vinto un incontro, dopo tutto quello che ho passato negli ultimi anni. Ho fatto fatica a controllare le emozioni. L’ultima volta che ho pianto di gioia? Per il Boca Juniors”.
“VORREI COSTRUIRE UN GRANDE TEAM”
Stavolta, invece, il protagonista delle lacrime felici è proprio lui, e i suoi progressi match dopo match. “Il rovescio sta crescendo, più gioco e più migliora, e le vittorie mi danno grande fiducia. Ma devo tenere i piedi per terra e allenarmi con pazienza. Devo pensare match dopo match, settimana dopo settimana”. Al momento lo sta facendo praticamente da solo, visto che durante il lungo periodo di pausa si è separato dal suo storico coach Franco Davin, e per il momento non ha ancora cercato un sostituto. Ma c’è l’intenzione di farlo non appena il polso gli permetterà di nuovo di fare programmi a lungo termine. “Fino a quando non mi sento sicuro preferisco aspettare. Gli allenamenti e gli esercizi per il polso mi hanno tolto tantissimo tempo, ogni mio allenamento, ora, è focalizzato su quello. È difficile cercare un grande allenatore fino a quando la mia situazione non sarà del tutto ristabilita. Ma appena sarà possibile mi piacerebbe formare un grande team”. Ambizioni di uno che vuole il massimo anche dalla sua terza carriera, sperando possa finalmente durare fino a quando si sarà stancato lui, e non soltanto i suoi polsi. Nel frattempo, battendo Thiem si è subito costruito una discreta chance per provare ad arrivare ai quarti di finale e dare ossigeno alla classifica, così da potersi trovare in tabellone per merito quando non avrà più la possibilità di utilizzare il ranking protetto. Al secondo turno troverà domani sera Jack Sock, al terzo uno fra Joao Sousa o Marcel Granollers. Un altro gradino più su? Probabilmente Rafael Nadal. Per tornare veramente a fare sul serio.
MASTERS 1000 MADRID – Primo turno
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Dominic Thiem (AUT) 7-6 6-3
Borna Coric (CRO) b. Nicolas Almagro (ESP) 6-2 6-2
Roberto Bautista Agut (ESP) b. Santiago Giraldo (COL) 6-3 7-5
Albert Ramos-Vinolas (ESP) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-3 6-4
Nick Kyrgios (AUS) b. Guido Pella (ARG) 7-6 6-4
Pablo Cuevas (URU) b. Philipp Kohlschreiber (GER) 6-3 3-6 7-6
Gael Monfils (FRA) b. Kevin Anderson (RSA) 6-4 6-1
Jack Sock (USA) b. Benoit Paire (FRA) 2-6 6-2 7-6
Denis Kudla (USA) b. Ivo Karlovic (CRO) 6-7 7-6 7-6
Pablo Carreno Busta (ESP) b. Grigor Dimitrov (BUL) 7-6 6-3
Piangi, Delpo. Stavolta di gioia
Juan Martin Del Potro commuove la Caja Magica. Dopo l’ottima vittoria contro Dominic Thiem, l’argentino è scoppiato a piangere dall’emozione. “Una gran prova, vincere un match in un torneo così è una sorpresa. l’ultima volta che ho pianto di gioia? Per il Boca Juniors”. Ma stavolta le sue lacrime hanno mille significati.