La pausa di due mesi fra marzo e aprile potrebbe tornare molto utile alla numero due del mondo, che nel frattempo sogna il tris a Wimbledon. Ha affittato una casa e si è portata la famiglia: “le condizioni ideali per una come lei”. L’esordio le ha dato ragione.Nel percorso di avvicinamento a Wimbledon, si è parlato tanto di Serena Williams. Del suo dominio ribadito al Roland Garros, e delle sue possibilità di completare finalmente il Grande Slam. Tutti d’accordo sul fatto che dipenda quasi esclusivamente da lei, ma c’è un però. E non si chiama Maria Sharapova, la sua più grande rivale degli ultimi anni, bensì Petra Kvitova. Lo dicono i numeri: è la numero due della classifica, l’unica ad averla battuta in un 2015 sin qui ai limiti della perfezione, e pure l’ultima ad averle soffiato uno Slam, proprio dodici mesi fa sui prati dell’All England Club. E come se non bastasse, la ceca ha dalla sua anche i quasi due mesi di inattività fra marzo e aprile. Una scelta insolita, difficile, sofferta, ma che potrebbe tornarle molto utile nella seconda parte dell’anno: coi ritmi forsennati del circuito mondiale, due mesi di fatiche fisiche e mentali in meno sono oro colato. La venticinquenne di Bilovec non ne poteva più. A Sydney, nel secondo torneo della sua stagione, si sentiva stanca, come se fosse alla fine dell’anno. È scoppiata a piangere a colazione, davanti a coach David Kotyza, e ha esternato tutti i suoi problemi. Nemmeno la vittoria del titolo l’ha sollevata, anzi, ha finito per aumentarne solo le aspettative per il successivo Australian Open, e rendere ancor più pesante la caduta al terzo turno. Ha cercato gloria fra Doha e Dubai, rimediando altrettante sconfitte al secondo round contro Carla Suarez Navarro. Un disastro. Così, invece che volare negli Stati Uniti per Indian Wells e Miami, ha deciso di staccare la spina. Non gli serviva qualche vittoria in più, gli serviva un periodo di stop, lontano dalla pressione dei tornei e vicino alla sua famiglia e al fidanzato, il giocatore di hockey Radek Meidl, sempre uno sportivo ma stavolta extra-tennis. Come se avesse voluto spostare una parte della sua vita lontano da racchette e palline, viaggi, hotel, pubblico e interviste. Proprio lei che è sempre parsa più rilassata delle colleghe. Evidentemente, non era davvero così. Dopotutto, pure Serena Williams ha rivelato che uno dei suoi segreti sia il non considerare più il tennis come l’unica priorità. Eppure, quest’anno ha vinto 34 incontri su 35. Significa che funziona. Perché non prenderne spunto?
 
“UNA DECISIONE A LUNGO TERMINE”
Penso sia stata una decisione coraggiosa – ha raccontato – ma ero in una situazione in cui andava presa. Ne vado fiera. È servita per mostrare a me stessa che sono più forte di quanto pensassi. Non è stata una scelta a breve termine, ma per il bene della mia carriera”. Tuttavia, le ha giovato eccome anche nel breve. Al rientro ha dato due punti alla sua nazionale nella semifinale di Fed Cup con la Francia, poi ha vinto il Mandatory di Madrid esprimendo un tennis di livello altissimo, e ora è pronta per tentare l’assalto al terzo titolo di Wimbledon, il torneo che nel 2011 rivelò al grande pubblico i suoi occhi azzurri e le sue bordate mancine. Per viverlo nel miglior modo possibile, ha affittato una casa nei pressi di Church Road (pratica molto comune in occasione dei Championships) e ha portato la famiglia con sé. “Siamo in una zona molto tranquilla – ha detto coach Kotyza –, Petra è la tipica giocatrice che ha bisogno di queste condizioni per potersi esprimere al meglio”. Effettivamente, a giudicare dal primo match pare che la scelta possa pagare. La ceca ha saltato all’ultimo il torneo di Eastbourne per un mal di gola, ma a Wimbledon si è presentata al 100%. Ha lasciato un solo game a Kiki Bertens, è pronta a fare lo stesso contro Kurumi Nara, e l’eliminazione di Simona Halep potrà tornarle utile nella seconda settimana. “Amo i grandi match contro le grandi giocatrici, specialmente nelle finali dei tornei più importanti. Mi piace vederle come delle sfide personali. So che se gioco il mio miglior tennis posso battere Serena, devo ricordare a me stessa di esserne in grado”. La prima chance potrebbe averla a Wimbledon, anche se prima dovrà arrivare in finale, ma non è da escludere che ne possano arrivare altre nei prossimi mesi, da giocare con due alleati in più: maggiore freschezza e la ritrovata serenità. Un’accoppiata di fattori che potrebbe diventare molto importante in ottica Us Open, l’unico Major in cui non è mai arrivata ai quarti. Tuttavia, meglio non guardare troppo lontano: a Wimbledon c’è un titolo da difendere. Sorelle Williams a parte, è dai tempi di Steffi Graf che pare un’impresa impossibile.