ROMA – Murray gioca a livelli stratosferici per un set, poi Nadal viene fuori con orgoglio. Rimonta un break di svantaggio nel terzo e, sotto 4-5, vince 12 degli ultimi 13 punti. Per batterlo, devi stargli davanti di tre categorie.

Da Roma, Riccardo Bisti – 17 maggio 2014

 
Niente da fare. Nei momenti più importanti c’è un giocatore più bravo dell’altro. Sul piano strettamente tecnico, Andy Murray avrebbe meritato di vincere, ma in semifinale ci va Rafael Nadal, vincitore col punteggio di 1-6 6-3 7-5 in una partita terminata a orari marzulliani (l’ultimo punto si è giocato alle 23.58). Più forte del freddo, dell’umido, del pubblico ostile, persino di qualche goccia di pioggia. E soprattutto costante. La sua costanza è cattiva, ti succhia l’anima anche se ti conquisti il primo set con una mezz’ora da manuale. E’ quello che ha fatto Murray in avvio. Per la prima volta dopo l’operazione alla schiena, abbiamo rivisto lo scozzese a livelli stratosferici. Insieme a Daniel Vallverdu, aveva preparato la partita nei dettagli. Ma com’è possibile che Murray rifili un terrificante 6-1 a Rafa, sulla terra battuta? Le chiavi sono state tre: Un’aggressività mostruosa in risposta (sulle seconde dello spagnolo, ha impattato la palla anche due metri dentro la riga), un rovescio incrociato che ha letteralmente steso il maiorchino (alcuni traccianti sembravano tirati da una macchina sparapalle), e l’intelligenza tattica. Quando era in difesa, alzava la traiettoria con delle interessanti “moon balls” che gli permettevano di riprendere la corretta posizione in attesa di tirare la fucilata. Michael Chang era un maestro di questa tattica. E Rafa? Non c’è dubbio che in altri tempi avrebbe controbattuto meglio, ma non aveva mica tante colpe. Murray avrebbe potuto ammazzare la partita in avvio di secondo, quando ha avuto una palla break nel primo game. Rafa l’ha cancellata con un ace, e ha lentamente trovato se stesso: ergo, il Nadal di qualche anno fa. Palle più profonde, scambi in progressione, pugni al cielo.

LE ARMI SEGRETE DI ANDY
L’esito di questa partita, tuttavia, è dipeso soprattutto da Murray. Nel primo set non aveva sbagliato nulla (nulla!), mentre nel secondo è tornato su livelli standard. La tattica era giusta, l’esecuzione no. E così finiva sotto 3-0. Il buon segnale, in chiave Parigi e (soprattutto) Wimbledon, è che non ha mai sbracato. E’ rimasto in scia, pur faticando molto nei suoi turni di battuta, mentre Rafa ha tenuto a zero gli ultimi tre servizi del set. La sorpresa arrivava nel terzo. Sospinto dal pubblico, che in più di un’occasione ha intonato il coro “Andy! Andy!”, lo scozzese si è ripreso da un doppio fallo che aveva regalato a Nadal l’1-0 e servizio. Nel game successivo, tirava fuori l’arma segreta, mai utilizzata in precedenza: un terrificante dritto lungolinea che ha infilzato Nadal in più di un’occasione. Aveva bisogno di tre palle break, ma saliva 1-1. Nel frattempo le telecamere inquadravano il parterre dove c’erano Manolo Santana e Alberto Tomba, accolto da una mini-ovazione. La svolta, inattesa, sul 3-2. Murray saliva 0-40, Nadal rimontava fino al 40-40 ma poi cedeva (altri due gran dritti dello scozzese). Il margine era poco, ma è lì che si vede la differenza tra il Campionissimo e il “semplice” Campione. Non è un caso che Rafa abbia vinto 13 Slam contro i 2 di Murray. Nel game seguente si riprendeva il break, suggellato da un recupero su uno smash dello scozzese, ed esultava come ai vecchi tempi, con quel “Vamos” accompagnato da pugnetto e ginocchio alzato.

ANDY SENZA BENZINA NEL FINALE
Murray faticava da matti per salire 5-4, ma aveva letteralmente finito la benzina. I 10.000 del Foro Italico erano pronti per un arrivo in volata, invece negli ultimi tre game c’è stato un parziale di 12 punti a 1. Senza pathos, emozione, tremarella. Semplicemente, Murray si è arreso. E’ difficile vedere questo Nadal dopo essersi abituati a un dominio devastante, ma il tempo passa anche per lui, come è passato per Roger Federer. Il prossimo 3 giugno compirà 28 anni e gli scatti, le rincorse e i riflessi non sono più quelli di 5 o 10 anni fa. Tuttavia, la classe è rimasta immutata. Durante un punto importante, potete tranquillamente chiudere gli occhi. Magari lo perderà, ma di sicuro Rafael Nadal non commetterà errori. Per batterlo, bisogna essere più bravi di lui in tutti gli aspetti. TUTTI. Oggi Murray lo ha massacrato soltanto sul piano tecnico. Non è bastato. Per la gente del Foro, tutto sommato, va bene così. Chi ama le sfide tra Federer e Nadal, sarà contento di vedere lo spagnolo contro la nemesi dello svizzero. Il bello è che l’anagrafe è rovesciato: Federer ha cinque anni in più dello spagnolo; il bulgaro ne ha cinque in meno. E allora…chissà. L’appuntamento è alle ore 20, per un’altra night session da brividi.

MASTERS 1000 ROMA – QUARTI DI FINALE
Rafael Nadal (SPA) b. Andy Murray (GBR) 1-6 6-3 7-5
Grigor Dimitrov (BUL) b. Tomy Haas (GER) 6-2 rit.
Milos Raonic (CAN) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-3 5-7 6-2
Novak Djokovic (SRB) b. David Ferrer (SPA) 7-5 4-6 6-3