Nadal batte Djokovic dopo essersi trovato ad un passo dal burrone, dopo 4 ore 37 minuti. Il serbo recrimina per un’invasione di campo sul 4-3 al quinto.
 
I tennisti non sono eroi. I veri eroi sono altri. Ma se c’è un giocatore che trasporta un’illusione di epicità sul campo da tennis, beh, quello è Rafael Nadal. Soltanto lui poteva riprendere dalla spazzatura la semifinale del Roland Garros contro Novak Djokovic. I due hanno fatto in fretta: 4 ore e 37 minuti di battaglia sembrano pochi in confronto alle 5 ore e 53 della finale australiana del 2012, o alle oltre 4 ore di una semifinale a Madrid…che si giocava al meglio dei tre set! Al di là delle mostruose prestazioni atletiche (che, fino a prova contraria, devono essere soltanto applaudite), Nadal ha confermato di avere coraggio e attributi impressionanti. Tanti sostengono che sia stata una finale anticipata. Non sappiamo se sarà effettivamente così, ma questa vittoria vale tantissimo. Perché Nadal ha battuto un giocatore che ha il suo stesso coraggio, i suoi stessi attributi. Le loro sfide diventano battaglie da Colosseo proprio perché nessuno si arrende. Stavolta Djokovic ha finito la benzina (mentale? Fisica?) sul 7-7 al quinto, nel pieno della rissa agonistica. A un certo punto non ne aveva più, mentre Rafa continuava a correre come un maratoneta, senza sforzo apparente. E’ finita 6-4 3-6 6-1 6-7 9-7 e l’epica si è scritta soltanto da metà quarto set in poi. Il 70% di questa semifinale, in effetti, è stata tutt’altro che spettacolare. Solite trame, soliti colpi vincenti, soliti errori. Rafa & Nole sono due campioni super-affidabili ma un tantino prevedibili. Sai perfettamente cosa faranno nel colpo successivo. Difficilmente resti sorpreso dalle loro trame. Stavolta, gli alti e i bassi hanno colpito Djokovic. Il serbo voleva partire bene a tutti i costi, aveva bisogno di succhiare fiducia al suo avversario. Invece ha perso il primo set e ha prodotto un grande sforzo per vincere il secondo.
 
Chi si aspettava una maratona è rimasto deluso dal terzo set, in cui Djokovic ha improvvisamente “sbracato”. Sembrava un automobilista rimasto a secco nelle strade del Texas, tanica alla mano, disperatamente in cerca di un distributore. Mentre Nole cercava una pompa di benzina, Rafa si aggiudicava facilmente il terzo set, con un 6-1 che stride con l’equilibrio di questa rivalità. Il rabbocco è arrivato in avvio di quarto set, quando Nole si è aggiudicato alcuni game di servizio senza faticare, tornando mentalmente in partita. Ma nel settimo game arrivava un break che sembrava mortifero. 4-3 e servizio Rafa. Niente, il serbo trova il controbreak e ritrova quell’atteggiamento un po’ teatrale che fa ridere ma lo carica come una molla. Nel frattempo, un forte vento aveva iniziato a soffiare sul Campo Chatrier, rendendo complicatissima la vita per chi giocava alla sinistra del giudice di sedia, sotto la tribuna presidenziale. Il favore di vento ha concesso a Nadal un altro break (6-5 nel quarto), ma ha aiutato Djokovic a rifugiarsi sul 6-6 (nonostante lo spagnolo sia stato a due punti dal match) e a vincere quattro dei primi sei punti del tie-break, chiuso con un super-passante in cui Nadal non è riuscito a controllare la volèe. L’ideale per caricarsi a mille.
 
Con un quinto set da giocare, ci siamo rapidamente dimenticati le brutture di tre set e mezzo e  ci siamo addentrati in un altro “drama”, in cui Nadal ha mostrato un coraggio straordinario. Sullo slancio, Djokovic ha preso un break e lo ha conservato (con agio) fino al 4-2. Già, 4-2. Lo stesso vantaggio che Nadal aveva su Djokovic all’Australian Open 2012. Allora, lo spagnolo fu condannato da un facile passante sparato in mezzo alla rete. Stavolta la beffa, per Djokovic, è stata ancora più dolorosa. Quando è andato a servire sul 4-3, a favore di vento, aveva appena annullato una palla break (dritto steccato di Nadal) e ne ha concessa un’altra con una clamorosa invasione su una facile volèe sopra la rete. Il punto era chiuso, stra-chiuso, ma il vento ha smorzato il pallonetto difensivo di Nadal e ha costretto il serbo ad avvicinarsi troppo alla rete. Sullo slancio, l’ha toccata prima che il suo colpo rimbalzasse per la seconda volta. Proteste inutili, giacchè il regolamento parla chiaro. Un paio di minuti dopo arrivava il controbreak. Djokovic è rimasto con il cervello dentro la semifinale. Non poteva essere altrimenti, visto che il Roland Garros era il suo obiettivo stagionale. Ha tenuto duro, ha continuato a tirare bordate con il rovescio lungolinea e il dritto anomalo, ma ormai aveva gli occhi del perdente. Sul 6-7 (e 40-15) ha affossato il più facile degli smash, ma ha ugualmente tenuto il servizio. Nadal aveva tonnellate di riserve mentali, lui no. Sul 7-8 ha commesso tre erroracci (smash fuori e due dritti lunghi), intervallati da un gran passante di Rafa, che lo hanno condannato all’ennesima sconfitta parigina. Questo torneo non gli porta fortuna.
 
Nadal continua ad aggiornare i suoi record parigini. Ha vinto 58 partite su 59, è l’unico ad aver vinto il Roland Garros per sette volte e partirà stra-favorito in finale. Ha avuto un pizzico di fortuna sull’invasione di Djokovic, ma ribaltiamo il discorso: il colpo precedente di Nole era un vincente, pulito. Soltanto Rafa avrebbe potuto rimandarla di là. E soltanto uno come Rafa avrebbe potuto pensare di provarci. Per questo ha meritato. Per la capacità di non accontentarsi mai, nonostante un palmares impressionante. Abbiamo visto partite più belle, anche tra i due stessi protagonisti, ma Nadal ha tirato fuori il meglio nel momento più importante. Djokovic lo ha perso. La differenza è stata tutta qui.