Anche se qualcuno storce il naso per qualche sconfitta Sara Errani replica: «Masters e top 10: ho abituato tutti troppo bene».

Di Lorenzo Cazzaniga – 16 aprile 2014


 
Ho visto la prima volta Sara Errani una decina fa, nel bellissimo club romano del Tiro a Volo. Giocava contro Emmanuelle Gagliardi e giurai che non avrei mai più rivisto un suo match in tutta la mia vita: oltre quattro ore di pallonetti, urla e rincorse. La ritrovo ora ai Giardini di Porta Venezia a Milano, intenta a schivare una p.r. di Gatorade che vorrebbe farla ballare, mentre lei si sente a suo agio su una cyclette, a spingere. Come ha fatto negli ultimi sei anni: sacrifici che le sono valse una finale a Roland Garros e due Masters. Risultati che fanno impallidire il 13esimo posto nella classifica del solo 2014. E che potrebbe anche costarle il posto di singolarista in Fed Cup, a Ostrava contro la Repubblica Ceca.
 
Essere numero 13 nella Race (la classifica basata sui risultati del 2014) ed essere considerata in crisi: è il complimento più bello?
Non mi piace questa situazione, sembra sia morto qualcuno perché ho perso qualche partita. Forse ho abituato tutti un po’ troppo bene in questi anni ma io sono più che soddisfatta della mia stagione fin qui. Ho sempre dato il massimo, però continuano a dirmi ‘Dai, riprenditi, vedrai che andrà meglio’ come se avessi fatto qualcosa di male. Ma non fa niente, va bene così”.
 
Però rischiano di cambiare gli obiettivi, come il Masters di fine anno…
Che però non è mai stato un mio obiettivo! Così come stare nelle top 10. E’ stato un premio inaspettato e un risultato pazzesco, quasi impossibile. Io ci proverò, darò il massimo ma il mio pensiero non va alla top 10 o al Masters, anche se magari la gente non ci crede. Io sono competitiva ma le cose talvolta girano bene, altre volte male”.
 
Nel tour femminile stanno arrivando giovani molto interessanti (Bencic, Bouchard, Stephens) e il livello di competitività potrebbe alzarsi: cosa può fare Sara Errani per migliorare il suo tennis?
“Quello che faccio da 15 anni a questa parte: non cambio nulla nella mia preparazione. Mi alleno sempre con tanta intensità e fiducia nel mio allenatore che mi dice dove posso progredire. Una vorrebbe potenziare tutte le parti del proprio gioco ma non è facile. Il mio stile di gioco però è quello e non è che da domani mi metto a fare serve&volley”.
 
Arriva la terra battuta: senti che puoi puntare a qualcosa di importante?
“Mi sento più a mio agio. Il mio gioco si adatta meglio ma ci vuole un pizzico di fortuna. L’anno scorso a Madrid ho fatto semifinale con la Williams ma al secondo turno potevo benissimo perdere dalla Cirstea. Il problema è che sulla terra si giocano tre tornei, perché Stoccarda non la considero terra: se in uno hai la febbre e quello dopo hai male alla gamba, la stagione sul rosso è già finita”.
 
Sulla terra hai tanti punti da difendere: ci si pensa spesso?
“Chiaro, sarò tesissima come al solito. Prendi l’anno scorso: non credo di aver mai vissuto una tensione così forte come quella di dover difendere una finale Slam. Però è normale anche se spero di aver imparato a gestire meglio quei momenti, senza pensare a quello che dicono gli altri e restando serena, perché mi diverto sempre tantissimo a giocare e ad allenarmi. Quando non penso a situazioni esterne, mi diverto sempre sul campo”.
 
Prima della stagione sulla terra battuta per, c’è un altro impegno importante: la Fed Cup contro la Repubblica Ceca, a Ostrava.
“Un match complicatissimo, su una superficie molto veloce, contro due giocatrici (Kvitova e Safarova n.d.r.) già molto forti e che su quella superficie diventano ancora più competitive. Ci proviamo… Per esempio Roberta (Vinci n.d.r.) ha sempre giocato grandi match contro la Kvitova”
 
E’ un momento dove si parla molto Camila Giorgi, personaggio e giocatrice difficile da inquadrare: come la giudichi, vista da vicino?
“Ha un grandissimo potenziale, come altre giocatrici ma non tutte riescono a trasformarlo in risultati. In pochi avrebbero scommesso sulla sottoscritta, guardando solo al potenziale che mostravo qualche anno fa. Lei ha già fatto ottimi risultati e dovrà dimostrare che può crescere ancora”.
 
Finalmente anche i maschietti stanno raggiungendo grandi risultati: dovete pareggiare il loro exploit contro la Gran Bretagna a Napoli…
“L’ho vista in streaming dagli Stati Uniti, è stata una grande impresa. Fognini è stato pazzesco, mentre non ho visto la partita di Seppi ma non è facile entrare in quella situazione e vincere tre set a zero”.
 
Punteresti su un Fognini top 10 a fine anno?
“Ha tutte le qualità per riuscirci. Lo vedo concentrato e voglioso di far bene: di talento, fisico e tecnico, ne ha da vendere. Con coach Perlas è migliorato molto dal punto vista tattico, un fattore che a me piace tantissimo”.
 
Chi pare in difficoltà è la tua amica Roberta Vinci.
“Succede, c’è tanta pressione con la gente che inizia a chiederti se stai male, ma lei ci sta provando al massimo per uscire da questo periodo. Ha un carattere molto forte e la stagione è lunga”.
 
Chi è risalita oltre ogni previsione è Flavia Pennetta: quanto conta la competizione che si crea tra voi giocatrici italiane?
“Ognuna sprona l’altra a fare meglio e i risultati delle altre ragazze ti aiutano a credere di più in te stessa, che anche tu puoi riuscire a conquistare certi traguardi”.
 
Di Fognini e Pennetta si parla tanto anche fuori dal campo: e di Sara Errani?
“Per il momento no, ma un giorno metterò anche io un selfie (ride)”.
 
Beh, ma allora dimmi tre giocatori con cui faresti volentieri un selfie?
“Rafa Nadal, idolo indiscusso. Poi Benoit Paire e… chi ti dico? Mmh… sai chi ti dico? Starace! E’ un po’ che non lo vedo e mi auguro che torni presto ad alti livelli”.