di Roberta Lamagni – foto Getty Images
A vederli combattere in campo come supereroi capita di chiedersi come possano sopportare quotidianamente fatiche e tensioni senza mai mostrare segni di debolezza. La verità è che anche i grandi campioni, in questo caso i tennisti, sono prima di tutto persone, dunque sono soggetti come e quanto noi a stress psicologici ed emotivi. Solo sono più preparati e bravi a nasconderlo, a giudicare dalle rivelazioni di Stan Wawrinka.
Il vincitore dello Us Open avrebbe infatti confessato di aver avuto una crisi di nervi pochi minuti prima di scendere in campo per la finale con Novak Djokovic, sull'Arthur Ashe. Scoppiò a piangere per la tensione accumulata, ma lo sfogo non fu liberatorio visto che, a suo dire, continuò a combattere con le voci dentro la sua testa per buona parte del match.
"Molte persone mi hanno chiesto come abbia fatto ad essere così tranquillo in campo, ma in realtà per buona parte del match stavo solo cercando di trattenere le lacrime. Ho cercato e non ce l'ho fatta. Ero vicino al punto di rottura, ero al limite, forse la gente avrà pensato che stavo sudando, visto il caldo".
"Come ne sono uscito? – ha proseguito – Mi sono fatto del male, ho cercato di allungare gli scambi il più possibile, per affaticare le gambe e non la testa. Sono arrivato a non avere più fiato. A quel punto la mente non è stata più in grado di pensare".
Wawrinka ha superato fatica e stress ed è riuscito a sconfiggere il numero uno del mondo per 6-7 6-4 7-5 6-3, conquistando il suo terzo Slam in carriera. "Quando sono così nervoso, la stanchezza si sente di più. Le gambe mi facevano così male che ho anche urlato al mio box 'Non ce la posso fare. Sono morto. Le mie gambe sono andate'.
Poi la stanchezza ha prevalso sulle voci, Stan si è liberato di un peso e ha iniziato a colpire rovescio e servizio, come solo lui sa fare, questo sì.