Novak Djokovic ha vinto 19 partite su 23 contro Stan Wawrinka, ma ha perso due delle più importanti. Per questo, non sarà troppo contento di doverlo affrontare in finale allo Us Open. In una bella semifinale, lo svizzero contiene la sfuriata iniziale di Kei Nishikori (super-aggressivo, 42 volte a rete) e lo ha tenuto a bada quando il giapponese ha provato a ribellarsi. E il dito sulla tempia è sempre più il “suo” gesto.

Ci piacerebbe sapere cosa passa per la testa di Daniel Evans. Se il tennis fosse pugilato, o al limite una gara di tuffi dove sono i giudici a stabilire il punteggio, il britannico avrebbe eliminato Stan Wawrinka una settimana fa, al terzo turno. Con il suo tennis velenoso, il ribelle Dan è arrivato a un punto dal successo. Lo svizzero è stato bravissimo a cancellarlo con una bella volèe, poi ha tirato un ace di seconda palla sull’8-8 del tie-break del quarto set. Scampato il pericolo, “Stan the Man” ha alzato il livello del suo tennis e domenica sera sarà lui a sfidare Novak Djokovic in una finale che evoca pessimi ricordi al serbo, che pure è avanti 19-4 negli scontri diretti. Però ci ha perso due delle partite più importanti e non c’è dubbio che ci penserà, prima e durante la partita. E’ curioso che Wawrinka trovi il meglio di sé negli Slam, mentre nei tornei incappa spesso in scivoloni persino irrazionali. Ma tanto è dei Major che ci ricorda, e ci si ricorderà tra decenni. Alla terza semifinale nelle ultime quattro edizioni dello Us Open, lo svizzero ha battuto Kei Nishikori in una partita movimentata, giocata a strappi, in cui è stato bravo a gestire i momenti importanti. E’ riduttivo limitare a un solo punto una battaglia di quattro set, ma non c’è dubbio che la palla break annullata da Stan sul 4-4 del terzo, quando il tira-e-molla era tutto favorevole al giapponese, abbia avuto un’importanza straordinaria.



NON BASTA UN NISHIKORI GARIBALDINO
Quel punto ha spento le velleità di Nishikori e ha spinto lo svizzero verso la sua terza finale Slam: il dato rilevante è che ha vinto le prime due. In un match infastidito dal maltempo, al punto che sul 4-3 del terzo set si è resa necessaria la chiusura del tetto, Nishikori è scattato meglio dai blocchi. Un break al quinto game era sufficiente a regalargli un primo set in cui ha servito benissimo, cedendo solo un punto con la prima palla. Una volta in vantaggio, sembrava che Nishikori volesse riprendere il discorso interrotto due anni fa, con la sconfitta in finale per mano di Marin Cilic. Prendeva un break di vantaggio anche nel secondo set, ma un dritto lungolinea dello svizzero rimetteva tutto in discussione e faceva capire a Stan che sì, forse il match si poteva rimettere in sesto. A maggior ragione quando annullava quattro palle break sul 3-3 e un altro paio sul 4-4. Perse troppe occasioni, Kei veniva punito quando andava a servire sul 5-6 ed era costretto a ripartire daccapo. Abbiamo parlato di tira-e-molla perché, negli ultimi due set, il match è andato a scatti. Wawrinka volava 4-1 nel terzo (con doppio break), ma il giapponese stringeva i denti, produceva il massimo sforzo e riagganciava l’avversario sul 4-4. Nel nono game c’è stato il punto che – col senno di poi – è stato il più importante della partita. Vinto quello, Wawrinka ha ritrovato vigore e si è aggiudicato cinque giochi di fila che lo hanno spinto sul 3-0 nel quarto. Nell’ultimo punto del terzo, Nishikori ha provato un coraggioso serve and volley che però non ha avuto fortuna. Più in generale, il giapponese ha adottato una strategia molto aggressiva, con ben 42 discese a rete. Nel complesso gli è andata bene, visto che ha portato a casa 26 punti. Ma non è il suo tennis, e nei momenti importanti è stato troppo rischioso affidarsi a schemi non così ben conosciuti. E infatti l’ha pagato. Pieno di orgoglio, Kei si è avvicinato da 0-3 a 2-3 nel quarto set, ma ormai i buoi erano scappati. L’ultima serie di tre game consecutivi regalava a Wawrinka una finale che fino a qualche giorno fa era del tutto inaspettata. L’ultimo dritto di Nishikori, sparato in mezzo alla rete, metteva fine all’incredibile serie positiva del giapponese contro i top-10 allo Us Open. A New York ne aveva incontrati cinque, battendoli tutti. Per intenderci, negli altri Major il bilancio è di 3 vittorie e 11 sconfitte.

NOLE PARTIRA’ FAVORITO, PERO’…
E dunque in finale ci va Wawrinka, al suo 47esimo Slam consecutivo, certamente il più fortunato: fino ai quarti non aveva affrontato un solo giocatore compreso tra i primi 45 ATP. Per l’amor di Dio, Del Potro vale immensamente di più rispetto alla 142esima posizione, ma certe cose il computer non le sa. “Le condizioni erano difficili, c’era caldo, umido, poi Kei mi aveva già battuto su questo campo un paio d’anni fa – ha detto Wawrinka – all’inizio ha giocato meglio di me, non mi dava tempo, mi metteva pressione, così ho dovuto lottare ancora più duramente. Per fortuna sono riuscito a metterlo a disagio, si è stancato ed è bello essere di nuovo in una finale Slam. A maggior ragione in un’atmosfera incredibile come questa”. A dire il vero non c’era il tutto esaurito: l’Arthur Ashe è davvero troppo grande per essere riempito sistematicamente, specie se non ci sono americani in gara. Continuando a mettersi la mano sulla tempia, Wawrinka ha attirato l’attenzione del pubblico per questo rituale che sembra portargli fortuna. “Sapete, nel 2016 ho avuto parecchi alti e bassi. Non sempre ho avuto la mentalità giusta, quindi il gesto serve per ripetere a me stesso di concentrarmi su questo aspetto”. A New York ha funzionato alla grande e potrebbe dargli una mano contro il Djokovic tutt’altro che esaltante che abbiamo visto in questo torneo, anche nella neuro-semifinale contro Monfils. Nole partirà favorito e i bookmakers si sono già schierati dalla sua parte (un suo successo paga meno di 1.40), ma Stan punta ad entrare nella storia: diventare il quinto giocatore a vincere almeno due Slam dopo aver compiuto i 30 anni: prima di lui ci sono riusciti Rod Laver (4 titoli), Ken Rosewall (4), Andre Agassi (2) e Jimmy Connors (2). Insomma, la pressione non gli mancherà. Ma lui è un giocatore da grandi partite, da grandi palcoscenici. E Djokovic lo sa.


Stan Wawrinka (SUI) b. Kei Nishikori (GIA) 4-6 7-5 6-4 6-2