Andreas Seppi l’aveva detto a coach Massimo Sartori, che però non ci credeva. “Secondo me la Karin vince”. Le circostanze sono state un po’ fortuite, ma in un martedì terribile per il tennis azzurro, la sorte ha (finalmente!) dato una mano a Karin Knapp. Per la prima volta, l’altoatesina ha superato una top-10. Ce l’ha fatta nel freddo del Campo 1 del Roland Garros, contro una Victoria Azarenka che prima ha fatto un po’ di scena, ma poi si è dovuta arrendere per un problema al ginocchio destro. Non ha concesso alla Knapp la gioia di giocarsi il matchpoint, ma non è il caso di guardare i dettagli. Dopo due mini-interventi al cuore (non vere e proprie operazioni: li chiamano “studi elettrofisiologici”) e tre operazioni al ginocchio destro, l’ultima lo scorso settembre, Karin si è finalmente presa un po’ di buona sorte. Però stava giocando bene, era in palla e a tratti è parso di rivedere la giocatrice che otto anni fa andava in finale ad Anversa, ed era quasi top-30 a ventuno anni. Oppure quella che per poco non batteva Maria Sharapova in Australia. Insomma, Karin è pronta all’ennesimo ritorno. A quasi 29 anni non sarà facile ritrovare il best ranking, specie adesso che sono volati via i punti del successo di dodici mesi fa a Norimberga, e con loro un posto tra le top-100. Ma questa vittoria è un buon viatico, almeno per provarci. Non è facile giocare contro un’avversaria che zoppica vistosamente, piange, ferma il gioco per quasi un quarto d’ora….la tattica ostruzionistica della bielorussa ha funzionato, perché Karin è andata per due volte a servire per il match (sul 6-3 5-4, poi di nuovo sul 6-5) ma non è riuscita a chiudere. “In quel momento ho messo poche prime palle, poi lei è stata brava”. Nel tie-break, la Azarenka le aveva anche bruciato un matchpoint con una bella combinazione servizio-dritto. Poi, però, non ne aveva più. Sul 6-3 6-7 4-0 ha alzato bandiera bianca e adesso dovrà valutare le sue condizioni. A giudicare dalle lacrime, l’infortunio sembra serio.
“Non vorrei parlare male di lei, però la conosciamo – ha detto Karin – secondo me non ha mostrato grande correttezza, soprattutto quando si è fermata sul 3-3 nel secondo set. Però il tennis è questo. Certe situazioni vanno affrontate, così come quelle nella vita”. L’allusione è alla valanga di infortuni che ne hanno tranciato la carriera. Karin non si guarda indietro volentieri. Non ha voluto dire dove sarebbe potuta arrivare se non ci fossero stati tutti questi problemi. “Io sono questa e devo fare i conti con ciò che sono. Magari avrei vinto di più, chi lo sa…ma certe situazioni possono aiutare a crescere e migliorare. Certo, non è semplice. Io ho vissuto paure vere, anche il timore di non tornare più. E quando tornei e senti che le cose non vanno troppo bene, beh, diventa ancora più dura”. A Parigi ci sono il coach-fidanzato Francesco Piccari, il preparatore atletico Marco Panichi e un’amica. Un mini-team con cui ha tutta l’intenzione di dare l’ennesimo assalto al best-ranking. Tra le donne è meno complicato che tra gli uomini. E Karin, con la sua testardaggine altoatesina, può farcela. “Per fortuna va meglio che a Roma, non ho avvertito nessun fastidio al ginocchio. E poi ho appena 28 anni….”. La sua avventura a Parigi ripartirà da Anastasija Sevastova, lèttone come Ernests Gulbis. Ci ha giocato contro quattro anni fa, nelle qualificazioni dello Us Open. E ci ha perso. E’ una bella chance per vendicarsi. E vendicare il suo amico Andreas Seppi, che nutre sincero affetto nei suoi confronti. E che aveva previsto il suo successo.