COPPA DAVIS – Fognini non entra in partita contro Wawrinka e gli svizzeri hanno già preparato gli addobbi per la festa. In conferenza stampa, Fabio ha invocato un paio di volte il Santo Patrono dei napoletani.

Dall'inviato a Ginevra, Riccardo Bisti – 13 settembre 2014

 

E' accaduto soltanto due volte che l'Italia rimontasse uno svantaggio di 0-2 in Coppa Davis. Ma erano altri tempi. Nel 1956, sul Centrale di Roland Garros, il trio Pietrangeli-Merlo-Sirola ribaltò il punteggio contro i francesi. Ancora più clamorosa la rimonta del 1960, foriera della nostra prima finale. Contro gli Stati Uniti di Buchholz e Mackay, Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola firmarono un vero e proprio miracolo. Ci vorrà un'impresa di questo genere, elevata al quadrato, per centrare l'ottava finale della nostra storia. Ma se la sconfitta di Simone Bolelli contro Roger Federer era ampiamente prevista, non si può dire altrettanto per il 6-2 6-3 6-2 con cui Stan Wawrinka ha battuto un Fabio Fognini piuttosto negativo. Fabio ha smesso di pronunciare quello che era diventato un tormentone (“Ci metto la faccia”), ma di fatto continua a farlo. “Ho perso contro un giocatore che in questo momento è più forte di me”, ha detto con un volto sinceramente deluso e con poca voglia di scherzare. In realtà, ancora una volta, ci ha fornito l'assist per il titolo, menzionando un paio di volte San Gennaro. La prima, quando gli hanno chiesto (in inglese) un parere sulla forza degli avversari. “Siamo in semifinale di Davis, non possiamo mica aspettarci sempre San Gennaro”. Dopo, parlando con i cronisti italiani, ha detto: “Adesso Stan è più forte di me, bisogna accettarlo. Se siamo arrivati qui, tuttavia, ci sono state tante cose positive. I momenti bui ci sono e ci saranno ancora. Ma se San Gennaro esiste per davvero, magari capiterà di giocare ancora in questa edizione della Coppa Davis”. Per farlo bisogna rimontare la corazzata svizzera, e la scalata sembra ancora più ripida. Con un ardito pensiero, potremmo anche pensare di vincere il doppio e magari scippare un punto a Wawrinka (ma con chi? Uno stanco Bolelli o un Seppi non al 100?), ma prima di arrivare sul 2-2 bisognerebbe battere Roger Federer. E le indicazioni di questa prima giornata non lasciano troppo spazio a speranze, anche se Barazzutti si è affrettato a difendere Fabio. “Non ha giocato bene, ma giornate come questa possono capitare. Io sono stato giocatore e lo so bene. E non dobbiamo dimenticare che Fabio è il principale artefice della nostra presenza qui”.


DA KREUZLINGEN AL PARADISO

La partita, purtroppo, non c'è stata. Wawrinka è stato aggressivo fin da subito, senza dare a Fognini la possibilità di giocarsela spalla a spalla. Per girare il match ci voleva una scossa, un “turning point”. A un certo punto sembrava arrivare: sotto 6-2 3-1, Fabio trovava il controbreak (l'unico firmato dagli azzurri in tutta la giornata) e saliva sul 3-3. Nel settimo game, con alcune giocate d'alta scuola, si procurava addirittura una palla break per mettere il naso avanti. Ma l'illusione durava poco: 5 giochi di fila consentivano a Wawrinka di prendere definitivamente il largo. Fognini, che non era mai entrato completamente nel match, ne usciva definitivamente. Il segnale era l'esultanza dopo aver messo a segno un ace, come se volesse togliersi di dosso la pressione. Non è bastato, e un servizio vincente di Wawrinka gli regalava un punto importante per se stesso, anche in vista di un'ipotetica finale contro la Francia. Una finale che gli svizzeri giocherebbero in trasferta. “Ho imparato tante cose dalla sfida contro il Kazakistan. Iniziai male, poi però avevo finito bene. Per fortuna ho ripreso come avevo terminato allora. Ho avuto un approccio mentale diverso, ne avevo discusso molto con il capitano”. Per la Svizzera è stata una giornata memorabile, perchè ha consentito a Wawrinka e Severin Luthi di ricordare da dove vengono. Hanno scelto un match in particolare: il primo turno della Zona Euro-Africana 2008. “Giocammo a Kreuzlingen contro la Polonia e c'erano ducento persone a vederci. Trovarne più di 18.000 è stata una grande emozione”. Certo, all'epoca l'altro singolarista si chiamava Stephane Bohli, mentre oggi c'è un certo Roger Federer…”La capacità di Roger di adattarsi a ogni superficie è impressionante. Per lui è un passaggio indolore”.


SENSO DI INELUTTABILITA'

Fedeli al loro ruolo, né Barazzutti né Luthi hanno svelato le formazioni del doppio. A parte quelle dichiarate in sede di sorteggio, le coppie più probabili sembrano essere Federer-Wawrinka da una parte e Fognini-Bolelli dall'altra. Difficilmente Barazzutti si priverà della sua miglior coppia, e forse anche Luthi rischierà i suoi due gioielli. Ma lo scopriremo soltanto a mezzogiorno, un'ora prima dell'incontro. Gli svizzeri non aspettano altro che festeggiare. E' tutto pronto, c'è un entusiasmo strabordante. Il Padiglione 6 del Palexpo si è riempito di passione all'inverosimile, con il pubblico in preda ad abitudini più tedesche che francofone: l'odore di wurstel è diffuso sin dal piazzale antistante l'ingresso, popolato soltanto dai possessori del biglietto: per evitare eccessiva confusione, infatti, gli organizzatori hanno spostato in avanti di una trentina di metri i controlli. E gli stand commerciali stanno facendo affari d'oro. E' normale: per la prima volta, sentono che la Davis è a portata di racchetta. La finale di 22 anni fa fu accolta come una sorpresa, mentre stavolta aleggia nell'aria un senso di ineluttabilità, come se il destino fosse finalmente pronto a compiersi. Starà agli azzurri provare a cambiarlo, anche se Fognini non è Pietrangeli e Bolelli non è Sirola. Ma il problema è un altro: gli svizzeri sono più forti di Butch Buchholz, Barry Mackay, Pier Darmon e Paul Remy. Purtroppo.


VIVA LES BLEUS

Nell'altra semifinale, la Francia è ad un passo dal mettere fine all'eterna serie positiva della Repubblica Ceca. Dopo dieci successi consecutivi, i cechi sono sull'orlo della sconfitta. Chi era a Parigi ci ha raccontato che Berdych e Rosol sono come non scesi in campo. Forse l'appagamento per due vittorie consecutive si è fatto sentire contro una Francia che, al contrario, ha una fame di vittorie che sfocia da tutte le parti. Per questo, nonostante lo Chatrier sia già sede del Roland Garros, lo hanno riempito con una passione immensa e il loro “mitico” tifo organizzato. Sei set a zero, senza storia. I cechi hanno raccolto meno game di quanti ne abbiamo ottenuti noi in Svizzera. La vera notizia, forse, è questa.

 

COPPA DAVIS 2014 – SEMIFINALI

SVIZZERA – ITALIA 2-0

Roger Federer (SUI) b. Simone Bolelli (ITA) 7-6 6-4 6-4

Stan Wawrinka (SUI) b. Fabio Fognini (ITA) 6-2 6-3 6-1

 

FRANCIA – REPUBBLICA CECA 2-0

Richard Gasquet (FRA) b. Tomas Berdych (CZE) 6-3 6-2 6-3

Jo Wilfried Tsonga (FRA) b. Lukas Rosol (CZE) 6-2 6-2 6-3