C'è un colpo che, più di altri, ha simboleggiato la grande avventura di Marco Cecchinato al Roland Garros: la smorzata. La gioca talmente bene da incuriosire Cristopher Clarey, straordinaria penna del New York Times, che ha proposto via Twitter la traduzione italiana dell'universale termine “drop shot”. Quando l'ha giocata, anche contro Dominic Thiem, ha quasi sempre raccolto il punto. Ma la trasposizione, in salsa tennistica, di un modo di dire ha beffato l'azzurro nel 7-5 7-6 6-1 che ha spedito l'austriaco in finale al Roland Garros.
Chi di smorzata ferisce, di smorzata perisce.
È riduttivo – forse volgare – ridurre il senso di una partita a un punto solo, ma il ventesimo punto del tie-break del secondo set è la fotografia di un match che il palermitano avrebbe anche potuto vincere, tenendo conto del livello espresso nei primi due set. Un tie-break al cardiopalmo, bellissimo, stava trasmettendo agli appassionati italiani le stesse sensazioni assaporate tre giorni fa, quando Cecchinato aveva realizzato l'impresa della vita contro Novak Djokovic. Aveva annullato quattro setpoint a Thiem, ne aveva avuti due, e se ne era procurato un terzo con un dritto lungo dell'austriaco, uno dei rari errori di Dominic con quel fondamentale. Setpoint sul proprio servizio: solito kick esterno, come ne ha giocati a migliaia. Thiem trovava una risposta profonda ed entrava nello scambio. A un certo punto, si è inventato una smorzata senza logica tattica. Perfetta, millimetrica, “alla Cecchinato”. L'azzurro è rimasto di sasso, quasi traumatizzato. La partita è finita lì. La gran risposta di Thiem sul 10-10 era figlia del punto precedente, così come un terzo set a senso unico, resa più o meno incondizionata.
PERSONALITÀ CECCHINATO
Se “Ceck” avesse intascato il secondo set, forse, sarebbe potuta nascere una nuova partita. Lo ha detto anche Thiem, nell'intervista sul campo. Avesse perso quel tie-break, specie dopo l'agghiacciante errore sul 6-4 nel tie-break, ne avrebbe pagato le conseguenze. Gli è andata bene e domenica, alle 15, sarà lui a scendere in campo. A Cecchinato restano l'onore delle armi, un assegno di 580.000 euro e la sensazione che da lunedì cambierà tutto. Carriera, popolarità, obiettivi, percezione della gente. Ma ci sarà tempo per parlarne. Per la prima volta sul Campo Chatrier, “Ceck” ha sorpreso per la capacità di adattarsi a un ambiente tutto nuovo, a un campo con “out” larghissimi che modificano la percezione degli spazi. Ha incassato un break in avvio, fisiologico, poi ha rischiato di andare sotto di due break. Ma non si è arreso, ha giocato con personalità affidandosi alle armi che lo hanno portato fino alle soglie del paradiso: servizio affidabile, dritto che viaggia a volontà e quella smorzata che, più che una poesia, è una sentenza. Raccoglieva tre game di fila e si issava sul 5-4. Thiem tremava poco nei turni di battuta, poi all'undicesimo game infilava la zampata decisiva: break, 6-5 e 7-5. Nel secondo, Cecchinato restava disperatamente aggrappato alla partita. Annullava palle break nel primo e nel quinto game, tribolava anche sul 4-4, ma restava a galla con un tennis di notevole qualità. La prima di servizio lo assisteva (nei primi due set, ha tenuto una percentuale dell'80%), il feeling era buono e si arrivava al tie-break senza reali scossoni.
FIABA O INIZIO DI UNA NUOVA CARRIERA?
Lì succedeva di tutto, un po' come nell'epilogo contro Djokovic. In verità, era l'austriaco a prendere il comando. Si affidava a un gran dritto e si procurava tre setpoint di fila. Il tie-break diventava bagarre quando Thiem bruciava il secondo con un'agghiacciante volèe. Era il momento più emozionante, con Cecchinato capace di portarsi per tre volte a un punto dal set. Sul 7-6, Thiem si rifugiava uno straordinario kick a uscire, così come sul 9-8 (addirittura con la seconda di servizio). Il sogno finiva con la già citata smorzata di Thiem, lo stesso colpo con cui Cecchinato lo ha tenuto in apprensione per quasi due ore. Il terzo set serviva all'azzurro per godersi un'altra mezz'oretta sul Campo Centrale, ma senza più tensione agonistica. Termina così, a testa alta, un'avventura che sapremo inquadrare meglio nelle prossime settimane. Il futuro ci dirà se per Cecchinato è stata una fiaba, una favola, o è davvero l'inizio di una nuova carriera. Il nuovo ranking ATP vedrà invertirsi le cifre della sua classifica: da 72 a 27. Il nuovo status lo obbligherà a giocare i tornei più importanti, a ridurre la ricerca costante della terra battuta. Quello che ha mostrato a Parigi induce all'ottimismo, ma adesso viene il difficile. La semifinale di oggi, al contrario, ha certificato lo status di Dominic Thiem sulla terra battuta. Negli ultimi tre anni, il numero 2 della superficie è lui. Semifinale nel 2016, semifinale nel 2017, finale nel 2018. Senza dimenticare che è stato l'unico a battere Nadal sul rosso negli ultimi tre anni. Non è vero che faceva allenamenti da marine con Sepp Resnik, ma oggi – con un Djokovic un po' annacquato – è il vero Iron Man del tennis. 23 anni dopo Thomas Muster, l'Austria ritrova un finalista al Roland Garros. Una chanche che “Dominator” si è conquistato con merito, a suon di gioco e risultati.
ROLAND GARROS UOMINI, Semifinale
Dominic Thiem (AUT) b. Marco Cecchinato (ITA) 7-5 7-6 6-1