Un giorno e mezzo di pioggia ha convinto Guy Forget, direttore del Roland Garros, a tenere una conferenza stampa per fare il punto della situazione sul futuro. “I lavori sullo Chatrier sono già iniziati, il tetto sarà pronto nel 2020 e sarà l’ultimo pezzo del puzzle”. A settembre, il Consiglio di Stato si pronuncerà sui progetti di ampliamento.

L’impressione è che la conferenza stampa avesse un significato politico. O che volesse mettere i punti sulle I a una situazione che sta diventando insostenibile. Senza particolare preavviso, Guy Forget si è presentato nella principale sala conferenze del Roland Garros accompagnato da Guillaume Lebastard, uno dei responsabili delle comunicazione della Federazione Francese. Come era prevedibile, si è parlato del tetto e delle migliorie di cui il Roland Garros ha bisogno per restare al passo con gli altri tornei. Da ex giocatore e persona dotata di un profondo buon senso, Forget ha candidamente ammesso il problema. Non si è nascosto, non ha cercato scuse. “In giorni come questi si capisce quanto sarebbe importante il tetto. E’ una questione di rispetto per tutti, dai giocatori fino al pubblico. Ma per avere il tetto sul campo Chatrier dovremmo aspettare fino al 2020”. Incalzato sull’argomento, ha mostrato un vivo ottimismo. “Si tratta di un progetto già iniziato. Magari certe cose non si vedono a occhio nudo, ma ci sono state delle migliorie. La costruzione del tetto è l’ultimo pezzo del puzzle. Un puzzle che ha già visto la costruzione di due nuovi campi (il 4 e il 5) e il nuovo ristorante dedicato alla stampa. Inoltre abbiamo spostato il nostro Centro Tecnico Nazionale: non è più al Roland Garros, adesso si trova a qualche centinaio di metri. I giocatori apprezzano molto, è un po’ come Aorangi Park a Wimbledon”. Il ritardo nel programma non è ancora drammatico, ma Forget ha delineato alcuni confini: “Purtroppo non abbiamo campi indoor in terra battuta. Abbiamo qualcosa, ma in altre superfici. Qualche giocatore intelligente sfrutta i campi in terra indoor in alcuni club del circondario, ma comunque possono andare in palestra, correre, fare fisioterapia. Se la situazione resta tale per 1-2 giorni non è un problema, ma se diventano 3-4 può diventare un incubo”. Il nuovo direttore del torneo, che ha preso il posto di Gilbert Ysern, ha un passato da giocatore e ha ricordato di quando il primo turno di Wimbledon era terminato addirittura nel sabato della prima settimana. “Avevamo panna, fragole e ci siamo armati di pazienza”.


LA POLICY PER I RIMBORSI
Se sul tetto esiste un certo ottimismo, è diversa la questione per la crescita dell’impianto. Gli organizzatori vorrebbero costruire il nuovo Campo 1 in mezzo alle serre d’Auteil. Il progetto è stato più volte bloccato, ma a settembre arriverà il pronunciamento decisivo del Consiglio di Stato. “Speriamo che sia favorevole. In quel caso, i lavori inizierebbero subito e l’impianto sarebbe pronto per il 2018. Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma un’esigua minoranza ci ha impedito di andare avanti. Il sindaco di Parigi e il governo supportano i nostri progetti”. La conferenza stampa è poi scivolata su argomenti più complessivi, come la sede del torneo. Ai tempi dell’approvazione del progetto, il Roland Garros aveva alcune opzioni di trasferimento. La più credibile era rappresentata da Gonesse. “In quel caso non avremmo avuto problemi. La popolazione locale non si sarebbe opposta per il fatto che non esiste una popolazione locale. Ci avrebbero dato fastidio i corvi che volano basso e gli aerei in fase di atterraggio, ma credo che i giocatori siano contenti di stare a 10 minuti dai Campi Elisi e da molte zone dove si può fare shopping”. La policy del Roland Garros, tra l’altro, prevede una certa tutela del pubblico: se si gioca meno di un’ora in tutta la giornata, i biglietti vengono rimborsati nella loro interezza. Sei si gioca per un tempo compreso tra i 60 e i 120 minuti c’è un rimborso del 50%, mentre dalle 2 ore in su non sono previsti rimborsi “Perché consideriamo che il pubblico abbia visto l’equivalente di una partita di calcio”. Dopo aver salutato con un ironico “Benvenuti in Francia” una domanda sulla lentezza dei lavori rispetto agli altri Slam, Forget ha rivelato che il restyling del Campo Chatrier non prevede un aumento della capienza. “La grande differenza sarà nell’accoglienza ai giocatori: la players lounge sarà tre volte più grande rispetto all’attuale. Per il pubblico avremo i posti più confortevoli e la possibilità di assistere al programma a prescindere dalle condizioni meteo”. Insomma, il Roland Garros vuole crescere. Ha la forza economica per farlo, per quella politica si stanno attrezzando.