dalla nostra inviata a Roma, Roberta Lamagni
Non credo esista un luogo migliore per promuovere il tennis. Sono certamente di parte, lo ammetto, ma la bellezza che circonda il Foro Italico non ha paragoni. Una bellezza variegata, multiforme, capace di incantare gli occhi dei tifosi più diversi. I “fusti” vagamente neoclassici del Pallacorda, ora ribattezzato Pietrangeli, i pini marittimi che tracciano il percorso dai campi principali ai secondari, Monte Mario a portare ombra e sollievo sulle tribune assolate del Centrale (magari non sempre, ma lo slittamento del torneo alla seconda settimana di maggio di certo agevola una condizione atmosferica favorevole), infine lo scheletro dello stadio Olimpico sullo sfondo. Un pomeriggio di tennis a Roma ti rimane nel cuore.
Come da tradizione, il mercoledì è la giornata che accoglie le Scuole Tennis (dalla Romagna 13 pullman hanno portato oltre 600 giovani a Roma). Con un biglietto promozionale di 5 euro tutti gli allievi di una Sat, genitori e maestri, hanno accesso al complesso e a tutti i campi secondari, dal centralino “provvisorio” sul fondo del viale ai campi 1 e 2, all’ombra dei pini.
Trattandosi del giorno di “mezzo”, il programma è più che interessante. Si comincia dai gradoni dell’1, dove in mattinata la Brianti affronta l’ungherese Arn. Si immagina che il tifo sia tutto per l’azzurra ma basta poco per rendersi conto che Alberta gioca in trasferta. Greta si allena al Parioli con coach Magnelli: ecco spiegato il motivo della claque e della presenza sui gradoni di Zibì Boniek, direttore del più prestigioso tennis capitolino. La prestazione della parmense non è a livello. Nervosa, discontinua… gli ultimi risultati avevano fatto sperare nel colpaccio, e invece l’avventura si conclude in due set giocati a singhiozzo e, ahinoi, con un warning per “code violation”, avendo tentato di spedire una sfera gialla sul prato dell’Olimpico.
Con la coda dell’occhio, tra un punto e l’altro, il tennis ordinato di Gilles Simon non riesce a sfondare il muro granitico di Juan Ignacio Chela. A sinistra scambi tesi e infiniti; a destra arte varia, messa in scena dalla finalista 2010 del Roland Garros Samantha Stosur e dalla pin-up Iveta Benesova. Il pubblico, neanche a dirlo, si affeziona più facilmente alle gambe chilometriche e al completino ridottissimo della ceca. L’australiana fatica a portare a casa il match: il rovescio è quello “incerottato” di sempre, ma servizio e diritto non la sostengono come dovrebbero. Dopo una prima frazione in scioltezza l’affare si complica, ma qualche errore di troppo della Benesova scorta la Stosur al terzo turno.
Tra un match e l’altro è piacevole, ma faticoso, farsi largo tra gli stand. Con un po’ di fortuna ci si potrebbe persino imbattere in qualche giocatore che si aggira in incognito o capitare a uno dei tanti appuntamenti ufficiali organizzati dalle aziende. Oggi Pennetta firma autografi da Adidas e i ragazzini non se la possono perdere. Il match tra Ivanovic e Wickmayer, che doveva chiudere la sessione pomeridiana, viene dirottato sul Centrale. Al loro posto la squaw americana Mattek Sands, ormai divenuta una killer seriale delle italiane (Schiavone a Madrid, Pennetta qui a Roma) e Jarmila Gajdosova. La Mattek, che ieri aveva sconfitto Flavia ben oltre la mezzanotte, è visibilmente provata. A parte l’originalità dell’abbigliamento, dai calzettoni fin sotto il ginocchio alle strisce bicolore sotto agli occhi, l’incontro suggerisce pochi spunti.
Sono invece i boati dal campo 10, un vero "centralino" con i suoi 3.500 posti, a richiamare l’attenzione del pubblico. Starace si sta battendo con Troicki per un posto agli ottavi, dove già li attende Murray. E allora via a conquistarsi quegli ambitissimi posti accessibili con un semplice biglietto “ground”. Per chi non riesce a entrare il divertimento comunque continua. E tra bambini ci si intende. Il pallone gigante normalmente usato per gli autografi invita ad altro. Siamo ad un evento tennistico, vero, ma qualche scambio di pallavolo sui prati del Foro, davanti a un megaschermo che ci informa sull’andamento di Potito diverte. Fino a che gli adulti richiameranno figli ed allievi per il rientro a casa. Così tennis è bello.
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