In Lombardia i maestri sono tenuti al palo nonostante la riapertura dei centri sportivi. Pepe Rigamonti chiede una risposta all’Assessorato dello Sport della Regione

La fase 2 del tennis lombardo, per lo stupore di molti è iniziata dall’oggi al domani cogliendo di sorpresa gli stessi addetti ai lavori. Per i circoli la notizia ha comunque rappresentato una buona nuova, delusione invece per i maestri, tenuti al palo dall’ordinanza. Qual è la differenza tra una lezione privata ed un’ora tra due amici? Questa la domanda che tanti si sono fatti e per la quale Pepe Rigamonti ha cercato una risposta. Nei giorni scorsi infatti Pepe, maestro che si occupa anche di tennis management e corsi di formazione professionale per Ptr, ha chiesto chiarimenti all’Assessorato dello Sport della Regione Lombardia, ottenendo dal Direttore Generale, Simone Rasetti, questa risposta. Le lezioni private non si possono svolgere in quanto si tratterebbe di attività didattica, di insegnamento e non di mera attività sportiva”.

“La replica lascia perplessi, viene fatta una distinzione teorica che non spiega le ragioni che rendono una lezione privata più pericolosa – quindi sconsigliabile – rispetto ad una normale ora tra due amici”, il pensiero di Rigamonti, che ha scritto una nuova lettera per avere risposte più concrete. Di questa comunicazione riportiamo alcuni passaggi:

Leggendo la sua risposta in merito, ai maestri viene negata la possibilità di effettuare lezioni individuali sulla base della differenza che avete fatto tra “attività sportiva ” e “attività didattica”. Nel tennis, se si parla di lezioni individuali, la linea di demarcazione tra queste due diciture è veramente molto sottile. Garantisco che in una lezione di tennis individuale l’attività viene espletata. Faccio questo mestiere da 40 anni e posso assicurare che il maestro corre e partecipa attivamente alla lezione. La comunicazione fatta all’allievo non è solo didattica, ma anche dimostrativa (seppur a distanza) e viene percepita durante la fase di gioco”.

Parlando poi della sicurezza legata al virus, c’è un altro punto sottolineato da Rigamonti: Ai fini della sicurezza la figura di un maestro/istruttore in campo è una garanzia. Sappiamo cosa dobbiamo fare e come farlo, siamo sicuramente più preparati dei semplici cittadini che giocano tra loro. Questo perché il tennis è la nostra attività e la rispettiamo tanto quanto facciamo con le regole. Penso che una consultazione preventiva con la FIT avrebbe evitato buona parte delle polemiche e delle problematiche del settore. La collaborazione è un dovere, specie se si deve intervenire su specifici settori sui quali magari non si hanno competenze. Affidarsi a figure competenti non è un reato, è segno di grande civiltà”.