AUSTRALIAN OPEN – Flavia ha un acume tecnico-tattico superiore a molte giocatrici: lo ha mostrato contro Mona Barthel e vola negli ottavi. La semifinale non è un miraggio.
Per la seconda volta, Flavia Pennetta raggiunge la seconda settimana a Melbourne
Di Riccardo Bisti – 17 gennaio 2014
Non è facile giocare un match importante da favoriti. In questo, Flavia Pennetta è una maestra. Se la condizione psico-fisica è al top, state certi che non perderà mai contro chi le è inferiore. E in questi giorni sta bene. Ha sistemato i problemi al polso e sta giocando partite attente ed ordinate. Proprio come il terzo turno contro Mona Barthel, giocatrice di ottimo livello ma un po’ oscurata dalle altre tedesche e da un’immagine un po’ offuscata dall’acne che le rovina il viso. In un tennis dove la WTA ha scelto lo slogan “Strong is Beautiful”, è un handicap non da poco. Eppure, la tedesca ha qualche problema anche sul campo da tennis. Lo ha mostrato nel 7-5 6-1 che ha regalato alla Pennetta un posto negli ottavi, dove sfiderà un’altra teutonica, Angelique Kerber. Onestamente, è stata una brutta partita. La colpa è della Barthel, completamente sfasata per un buon 75% del match. Alla fine si conteranno 45 errori gratuiti, un’enormità su un totale di 19 game. In uno sport dove bastano quattro punti per aggiudicarsi un game, commettere in media due errori e mezzo è un suicidio. Il tennis della Barthel ha ricordato, sia pure alla lontana, quello di Camila Giorgi. Tira tutto ad occhi chiusi, come se la racchetta fosse un arco e la pallina una freccia. Ci sono giorni in cui il bersaglio sembra enorme, altri in cui appare lontanissimo. La Pennetta ha avuto il merito di mettere la Barthel nelle condizioni di sbagliare. Il primo set è scivolato via in un attimo, poi la temperatura ha ripreso a salire e anche Flavia ha avuto un attimo di sbandamento. Poteva prendere un break di vantaggio in avvio, ma qualche bordata qua e là ha consentito alla Barthel di restare a galla e salire addirittura sul 5-3.
A quel punto, la Pennetta ha fatto quello che doveva: evitare di sbagliare e raccogliere gli errori dell’avversaria, puntualmente arrivati. Vederle una contro l’altra, come ha sentenziato Dario Puppo in telecronaca, è come mettere insieme una “giocatrice” e una “colpitrice”. Una differenza enorme che ha consentito alla Pennetta di vincere gli ultimi quattro giochi e conquistare un piccolo primato personale. Se Nadal tiene a vincere l’Australian Open per diventare il terzo giocatore a vincere tutti gli Slam per almeno due volte, con questo risultato la Pennetta ha raggiunto gli ottavi per almeno due volte in tutti gli Slam. Un altro piccolo dato di una carriera piena di sostanza tennistica. A parte i successi in Fed Cup (tre trofei su quattro li ha vinti da protagonista), forse le manca un grande titolo, una foto con trofeo (individuale) da appendere all’ingresso di casa, ma non è detto che non possa ancora farcela. Le tenniste di oggi hanno sempre meno attente sul piano tattico, così la sua lucidità le consente di ottenere ancora ottimi risultati. Nel 2011, quando perse contro la Kerber nei quarti di Flushing Meadows, si pensava che il treno più invitante fosse già passato. Lei era convinta di no, che avrebbe avuto altre chance. Forse pensava proprio alle sue qualità tecnico-tattiche, ben superiori alla media. E ha avuto ragione. Adesso ha un’altra possibilità. E – ironia del destino – l’avversaria si chiama Angelique Kerber, la stessa che sembrava aver seppellito le sue chance. I precedenti dicono 2-2 e si può guardare con ottimismo alla sfida. E il tabellone sembra essersi messo alla grande: oltre alla Kvitova, c’è una Na Li in grande difficoltà. E allora la semifinale sembra tutt’altro che un miraggio. Peccato che a quel punto ci sarebbe una certa Serena Williams…
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