di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Quella perpetrata ai danni della nostra numero 1, rappresenta probabilmente la più grossa rapina legalizzata della storia del tennis. Andiamo con ordine e ripercorriamo la genesi di questa tremenda ingiustizia: settembre 2008, Larry Scott presenta a New York, non senza enfasi, la RoadMap 2009, parafrasando il piano messo a punto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Onu, per dirimere la questione israelo-palestinese. La RoadMap 2009 prevede una ristrutturazione totale dei tornei – che fino al 2008 erano classificati come Tier I, II, III e IV – oltre a tutta una serie di accorgimenti, relativi alla distribuzione dei punti e alla riduzione della stagione, novità molto gradita dalle giocatrici. In particolare, i tornei meno nobili vengono ribattezzati “International Events” e danno diritto alle vincitrici di contendersi un posto al “Tournament of Champions” in programma a Bali, la prima settimana di novembre.
Distratti dalle tante innovazioni previste dalla nuova “RoadMap”, in pochi si accorgono di una singolare coincidenza: la kermesse indonesiana e la finale di Fed Cup sono programmate la stessa settimana. In tanti, non sapendo bene in cosa consista questo “Master dei poveri”, preferiscono soprassedere senza sollevare alcuna obiezione a quello che è ormai l’ex CEO della Wta, Larry Scott.
In cosa consiste questo Tournament of Champions?
– Chi vi partecipa? Le migliori 10 giocatrici ad aver vinto un
torneo “International” (che non si siano
già qualificate per il Master di Doha) + 2 wild card
Format: 4 gironi da 3 giocatrici. Le vincitrici di ogni girone si
qualificano per le semifinali
– Punti:
35 per ogni match giocato
+ 90 per ogni
vittoria nei gironi
+170 per la vittoria in semifinale
+180 per il
successo finale
Totale:
VINCITRICE 600 punti*
FINALISTA 420 punti*
SEMIFINALISTA 250 punti*
(*= se la giocatrice vince entrambi i match del girone)
– E’ obbligatorio? Sì, ad eccezione delle qualificate eventualmente presenti a Doha, in qualità di riserva, e di quelle impegnate nella finale di Fed Cup.
Quest’ultima nota, presente nel Rulebook della Wta (paragrafo 1, comma d, dell’articolo dedicato al torneo indonesiano), evidenzia come fosse già ampiamente previsto il rischio, per le giocatrici, di doversi trovare a scegliere tra la Patria e… la “morte”, visto che, come la stessa Pennetta ammise in conferenza stampa a New York “Se non vado a Reggio Calabria, voi mi ‘uccidete’…”.
Flavia, come canta De Gregori, tra la vita e la morte, ha scelto l’America (il team allenato da M.J. Fernandez), a scapito di una classifica che, al termine del torneo indonesiano, potrebbe vederla scendere addirittura al 13° posto, superata dalle sue immediate inseguitrici.
La brindisina, che questa settimana è scesa in 12° posizione, è già sicura di riscavalcare la Bartoli dopo il torneo di Mosca. La francese, però, come anche la Stosur (13°) potrà sfruttare il “Tournament of Champions”per riportarsi sotto la pugliese, quando non scavalcarla. Basti pensare che le 2 giocatrici sono separate nella Race da 45 punti, e che in Indonesia i punti in palio saranno ben 600.
A New York, la stessa Pennetta ci aveva rivelato come fervessero le trattative tra la nostra Federazione, l’ITF e la WTA per cercare di mettere una pezza a una situazione davvero imbarazzante per un sindacato, come quello della WTA, che dovrebbe in teoria proteggere le giocatrici da questi inconvenienti. La soluzione prospettata inizialmente, consisteva nell’assegnare alle giocatrici costrette a giocare la Fed Cup, un numero imprecisato di punti, magari con una scadenza diversa rispetto a quelli normalmente accumulati durante la stagione. Una soluzione chiaramente impraticabile, perché avrebbe scontentato tutte le giocatrici che non si fossero chiamate Flavia Pennetta, o Roberta Vinci, l’altra azzurra in lizza per il Master di Bali, grazie al successo ottenuto in primavera a Barcellona, ma che per il momento non rientra tra le migliori dieci, direttamente qualificate al Tournament of Champions. E ci è mancato poco che in questo scandalo non fosse coinvolta anche la Schiavone, finalista a Osaka pochi giorni fa, che, in caso di vittoria sulla Stosur, sarebbe stata automaticamente qualificata a sua volta.
Purtroppo, a distanza di più di un mese, com’era prevedibile, nessuna decisione è stata presa dalla Wta che, d’altronde, aveva già previsto tutto, in quel maledetto Paragrafo 1 Comma d.
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Anche il Tg1 rende merito alle imprese di Flavia