Kotov, avversario di terzo turno di Sinner a Parigi, non ha l’angoscia del fisico perfetto e dichiara apertamente di voler ridurre al minimo lo sforzo ma, attenzione, perché a tennis sa giocare. E anche bene
foto Ray Giubilo
Pavel Kotov, prossimo avversario di Jannik Sinner, non ha l’angoscia del fisico perfetto, né si fa condizionare dai dietologi. «Negli ultimi due match ho consumato troppo calorie», ha detto alla fine della mezza maratona con Stan Wawrinka, quattro ore passate sul Suzanne Lenglen dopo che al primo turno contro Norrie ne aveva sudate quasi altrettante. «Credo che domani farò un passaggio da McDonald».
A 26 anni suonati, e da numero 56 del mondo, non si vergogna nemmeno a chiedere aiuto a Liliya, mamma decisamente multitasking, abilissima a rifargli il grip della racchetta a match in corso (in una gara contro Gasquet non so chi la spunterebbe), ma anche ad occuparsi del bucato, della spesa, delle prenotazioni. In confronto papà Sinner, che cucina e basta, è un dilettante.
A Madrid, prima di affrontare proprio Sinner – il famoso match dove Jannik ha iniziato a sentire seriamente dolore all’anca: estraiamo pure gli amuleti – Pavel del resto aveva già fatto reso noti i capisaldi della sua filosofia di vita e di gioco. «Perché ho iniziato a giocare a tennis? Lo ha deciso mia madre. Qual è il mio obiettivo? Guadagnare più soldi possibile per non dover mai lavorare. Quando ho capito di avere talento? A dire il vero ancora non l’ho capito. La chiave del mio gioco? Tirare meno colpi possibili».
La dieta-punti, insomma, è l’unica che gli si adatta. Autoironico e utilitarista, con quell’etto, etto e mezzo in più che si ritrova in effetti ridurre al minimo lo sforzo e ottimizzare gli spostamenti non sono idee balzane. Battute a parte, Pavel ha cambiato marcia l’anno scorso quando una malattia fulminante si è portato via il suo coach Ivan Polyakov («E’ stato durissimo, lui voleva che continuassi a giocare e per questo ora sto cercando di dare il meglio») e a tennis sa giocare, anche bene. Con il servizio e il diritto picchia duro, con il rovescio trova angoli diabolici, la manina per toccare di fino non gli manca. Gli italiani ne sanno qualcosa: Kotov ha battuto Lorenzo Sonego a Doha, Lorenzo Musetti a Hong Kong, Fabio Fognini e Flavio Cobolli a Marrakesh. A Madrid Jannik l’ha spuntata nell’unico precedente, e il pronostico anche qui è tutto suo. Ma occhio a Pavel, che vuole guadagnarsi un posto alla tavola (ops!) dei grandi.