Il mitico campione australiano è sbarcato in Italia e ha affascinato l'Harbour Club di Milano. 20 anni fa aveva giocato le qualificazioni, adesso si è presentato da leggenda.
Pat Rafter a Milano con il nostro Corrado Erba (a sinistra) e il maestro dell'Aspria Harbour Club, Massimo Lacarbonara

di Corrado Erba – 16 dicembre 2013


Suona presto il telefono, la domenica mattina all’Harbour Club di Milano.
E' un cinque stelle del centro, chiede la disponibilità di un campo per un cliente che "vorrebbe fare due palle con i suoi bambini". Nessun problema, la segretaria si informa se necessita anche di un palleggiatore, un maestro. “No, grazie" la gentile risposta. "Campo numero 8 alle 13, nome del cliente"? Rafter, Pat Rafter. La notizia scivola via al bar del circolo. "Eh dai, sarà piuttosto Patrizio Raffettoni" si scherza. Appunto. Ore 12.30, incontro un ragazzone che mi ricordo bene sollevare la coppa dello Us Open. Fisico ancora tonico, capelli nerissimi con un ciuffetto bianco in mezzo, sorriso aperto e contagioso. La stretta di mano è fermissima, mi saluta come un vecchio amico. "Mi ricordo di quando hai giocato le qualificazioni all’ATP di Milano, caro Pat" "Oh yes, was ninetyfour – mi risponde, poi si guarda in giro – ma non era qua". Corretto, era il tennis di Milano 3. "Is still existing" ? Mi chiede. "Temo sia in bancarotta" rispondo. Pat viene da Londra, dove ha giocato il Senior Tour. “Si, con McEnroe, Edberg e altri" butta lì (capirai, io sono qui con Rosa e Gardella, vorrei dirgli). Massimo Lacarbonara, il responsabile tennis dell’Harbour gli chiede se ha bisogno di qualcosa. Palle, racchette?

"Ho tutto qui" dice, tirando fuori due vecchie Prince Response rosse. Da maniaco di attrezzatura, gli chiedo se posso dare un occhio. "Come no", mi porge uno dei due telai, profilo stretto, due strisce di piombo su tutta la cornice del fusto, in mano peserà 370-380 grammi, ad occhio! Arrivano poi un vecchio sodale, il neo-scudettato Marco Crugnola e Paolo Maldini, neo appassionato tennista. Pat si concede con grande gentilezza alle foto e poi addirittura entra in campo, in doppio. Insieme al vicedirettore della Gazzetta, Gianni Valenti (inviadiatissimo), gioca qualche game contro Matteo Volante e Paolo Maldini. Qui si chiude la parentesi pubblica, i bimbi reclamano, papà Pat entra in un pallone, come uno dei mille papà della domenica. Due palle con i pupi e il tranquillo ritorno in hotel. Seguirà il Natale sulla neve in Svizzera e il volo down under per il nuovo anno, dove seguirà gli australiani in vista del primo turno di Coppa Davis. Quella Davis che non ha mai vinto da giocatore e che vorrebbe azzannare da capitano. Certo che, vederlo nella sua caratteristica posizione di attesa al servizio, rigirandosi la racchetta con le mani, come un giaguaro in attesa di saltare la rete, fa sempre un certo effetto. Se poi è li, nel tuo circolo, a due passi da te…